CASTEL NEGRINO IN
AICURZIO:
ANTICO INSEDIAMENTO
GIOVANNITA
Alle dipendenze dall’antica precettoria milanese di San
Giovanni Decollato stava un bell’insediamento dell’Ordine
di San Giovanni di Gerusalemme in Brianza, a nord-est di
Milano, adagiato sulle prime molli e verdi colline della ridente
terra briantea, nel circondario vimercatese.
«CASTEL
NEGRINO — CASCINA RESIDENZIALE con l’annessa “Cascina Commenda”
(nei tempi Comune di Aicurzio con Castel—Negrino ) alias
turrito, dalle residue vestigia di due Torri l’una a
valle, l’altra a monte, considerando che la carrabile, passava,
lungo la valle di San Carlo, sugli spalti. di ponente opposti ed
in cospetto del CASTELLO situato a levante e adduceva,
traversando la valle all’inizio dell’attuale salita,sotto il
CAMPO PECORINO, da Aicurzio portandosi sul lato di ponente....
sempre in costa di valle, alla volta di VERDERIO INFERIORE
carrabile campestre, tutt’ora e esistente.
L’origine di questa tenuta deve
considerarsi assai lontana nei tempi, nel richiamo a più
feudatari che si succedettero nel possesso, forse per BOLLE
Papali o per investiture Imperiali. Tanto che la ritroviamo
possesso del SACRO—MILITARE ORDINE di MALTA».
Una mansione
extraurbana che troviamo documentata per le prime volte nelle
carte medievali d’epoca quando ancora la chiesa priorale
milanese era dedicata a Santa Maria del Tempio ed era una
precettoria dell’Ordine
dei Poveri Cavalieri di Gesù Cristo.
Quest’insediamento,
uno dei tanti hospitia sorti in tutt’Italia ed Europa
lungo le “Vie di fede”,
è certamente simile -in dimensione e struttura- a quello del
capoluogo milanese oggi distrutto per far posto all’ospedale
Policlinico (n.d.r.: vedasi precedente articolo sugli
insediamenti giovanniti in Lombardia) e ci consente di farci
un’idea di come fosse quello della città di Milano. Questo
hospitium sorto in Brianza era detto Castel Negrino,
dalla struttura triportica, con annessa cappella e molti altri
fondi limitrofi la struttura centrale. Il complesso originale
presenta molti elementi di decorazioni, in particolare –in
corrispondenza degli archivolti- la croce ottagona, nell’impluvium
dell’antico peristilio possiamo osservare una plurisecolare
pianta ad ornamento del bel cortiletto e tante belle ortensie.
Poco dev’esser certamente rimasto in quanto l’antico
hospitale è stato trasformato nel XIX secolo in una villa ed
ha assunto una forma residenziale modificando la propria
iniziale struttura che ha comunque mantenuto la divisione degli
spazi meramente riadattati.
Il toponimo
dell’insediamento deriva dal fatto che la mansione sorge nella
Vallis Nigra, un’amena valletta che si trova fra il
comune di Verderio e quello di Aicurzio, che può esser tradotto
con valle ombrosa (difatti è ricca di vegetazione ed è
ubicata nel
parco sovracomunale del Rio Vallone).
L’antico insediamento
dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme era
chiamato Castel Negrino e sorge effettivamente in una
valle scura, lungo la strada che collegava la rocca di
Brivio al castrum di Vimercate, una strada commerciale
molto trafficata anche da molti fedeli che desideravano andare
presso i Loca Sancta oppure l’Urbe divenuta la
capitale cristiana. Non è un caso che sorga su di un’arteria
viaria come molti altri insediamenti che servivano primariamente
per rifocillare e curare i pellegrini diretti verso Roma e
Gerusalemme.
La mansione era
ubicata su uno dei principali varchi che i pellegrini nordici
diretti verso la pianura lombarda percorrevano dal Passo
dello Spluga per giungere a Chiavenna, a Colico
passando per la Valsassina, Lecco ed infine
Aicurzio. Era dunque una base logistica posta a controllo
del percorso che seguitava verso le mete spirituali.
La Militia dei
Poveri Cavalieri di Cristo dà ad Adelardo -diacono
della chiesa maggiore milanese di Santa Maria del Tempio- le
proprietà in Paderno e nel suo territorio acquisite dopo
la morte di fra’ Dalmazio de Verzario, membro dell’Ordine
e dimorante nella precettoria di Milano.
Già prima della metà
del XII secolo quindi, i cosiddetti Templari possedevano
alcune proprietà a nord-est di Milano, tra le quali vi era
sicuramente compreso anche Castel Negrino che faceva parte del
territorio di Verderio –l’antica Verzario- luogo d’origine di
fra’ Dalmazio. Non si sa tuttora con certezza, quando Castel
Negrino fu edificato, ma dal documento sopradetto certamente nel
corso della seconda metà del XII secolo dovettero iniziare i
cantieri per l’edificazione dell’hospitium aicurziese.
L’imprescindibile certezza persistente e a noi nota è la
necessità di erigere una mansione lungo una strada così
traversata da pellegrini, mercanti e viaggiatori che la
percorrevano in entrambe le direzioni e cioè verso sud e verso
nord che diede l’input dell’edificazione di un presidio in
Brianza.
La struttura primitiva
doveva avere una dimensionatura simile ai monasteri cistercensi
con un quadriportico, ad impluvium, la cappella e gli annessi
agricoli, similmente alle “grange”. Lungo il lato
occidentale della mansione scorreva uno dei numerosi torrenti
che andavano poi a confluire nel corso dell’Adda, date le
dimensioni dell’alveo del torrente –tutt’oggi visibili- esso era
navigabile.
Castel Negrino aveva -come la maggior parte degli
insediamenti monastico-cavallereschi- connessa una cappella
la cui gestione era assegnata all’Ordine dei Poveri Cavalieri
di Cristo, caratteristica questa dell’Ordine che costruiva i
propri insediamenti edificando gli spazi per la socialità –sale,
cucine e camere- oltre a spazi più raccolti per le proprie
esigenze spirituali. Anche questa chiesa di Castel Negrino
-retta dalla Militia dei Poveri Cavalieri di Cristo
–detti Templari- passò all’Ordine di San Giovanni di
Gerusalemme in seguito alla soppressione dei Templari
da parte di papa Clemente V-
erano elevate addirittura al rango di parrocchia.
L’oratorio –rappresentazione architettonica dello spazio
religioso- all’interno di un hospitium -come quello di
Aicurzio- è il cardine della spiritualità dell’intero
complesso ospitaliero, perciò la chiesa non è una mera
cappella, bensì essa diviene il topos della spiritualità
ove si celebravano le Sacre Liturgie che consentono ai
pellegrini ospitati o di passaggio nella mansione, oltre agli
abitanti del territorio circostante di poter assistere alle
funzioni e poter pregare in un edificio sacro. Non bisogna
dimenticare che il primo Gran Maestro e fondatore della Sacra
Religione di San Giovanni di Gerusalemme fu fra’ Gerardo
(celebrato dalla Chiesa Cattolica l’11 ottobre) monaco
benedettino che partì da Amalfi alla volta dei Loca Sancta
costituendo il primo ospedale nella Città Santa proprio dinanzi
la Basilica dell’Anastasis, il Santo Sepolcro di Gerusalemme, e
cioè presso il crocevia della devozione dei “palmieri”.
Della chiesa templare
non vi sono tracce storiche, per poterne parlare con certezza
dobbiamo rifarci all’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme.
Sotto questa Religione Ospitaliera Gerosolimitana
troviamo la citazione delle prime notizie storiche sull’Oratorio
di Castel Negrino, nell’anno 1445, in cui risulta intitolato a
San Giacomo (il patrono dei pellegrini). Questo primo
documento è posteriore alla soppressione dell’Ordine dei
Poveri Cavalieri di Cristo e non fornisce quindi dati certi
sul titolo originario della chiesa templare.
L’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme sicuramente
dedica al Santo Apostolo in quanto è il riferimento spirituale
principale per l’Occidente cristiano nella riconquista della
penisola iberica.
Una ulteriore menzione
della chiesa della mansione di Castel Negrino si trova negli
Atti della Visita Pastorale alla terra di Aicurzio, pieve di
Vimercate, eseguita da Mons. Ottaviano de Foresiis, e datata
9 Giugno 1581. In questo documento viene riportato che la chiesa
di “S. Giacomo Castri Negrini” fu mutata in
sub-parrocchiale di S. Andrea in Aicurzio poiché cadente.
Difatti la chiesa di Castel Negrino nel corso del Cinquecento
era divenuta sempre più fatiscente a causa della mancata
manutenzione e da diversi anni cadeva in rovina.
L’antica chiesa di San Giacomo
sarà interamente ricostituita nell’anno 1621 e dedicata a San
Carlo Borromeo, ex Arcivescovo Metropolita di Milano,
durante una solenne processione d’apertura, il 30 ottobre 1623.
La chiesa della mansione giovannita ricostruita ed intitolata a
San Carlo fu poi dedicata a Santa Maria della Neve e
benedetto dal parroco di Aicurzio don Galeazzo Castiglioni. La
chiesetta della Madonna della Neve (già San Giacomo, già San
Carlo) è anch’essa -come l’intero complesso di Castel Negrino-
di proprietà della famiglia Colnaghi ed è aperta alcune volte
all’anno per funzioni religiose, vale la pena la visita per
ammirare l’altare Seicentesco e, seppure rifatta e
baroccheggiante, osservare le linee giovannite del tempio
mariano.
Delle strutture
medievali della primigenia mansione purtroppo oggi non è rimasto
molto ad eccezione dell’impianto del corpo fabbrica centrale
–l’antico hospitium a due piani- suddiviso in tanti
piccoli appartamenti affacciati sulla corte maggiore. La
suddivisione dei vari spazi rivela l’originaria funzione di dare
alloggio ai numerosi pellegrini riadattata nei secoli successivi
in alloggi per i pigionanti occupati nella gestione delle
proprietà agricole. L’antica mansione di Castel Negrino è ancora
ravvisabile nella divisione dei due edifici a torre -uno posto
lungo il lato ovest e l’altro nell’angolo sud-est- che
rispettivamente verificavano il torrente e la strada, le due
principali vie di comunicazione.
Due lapidi dichiarano le pesanti modifiche della originale
struttura: la prima del 1798, data di cessazione della
destinazione religiosa e la nuova sistemazione della mansione ad
attività rurali, ed un’altra lapide del 1877, anno che segna
l’ulteriore modifica ad uso residenziale della villa che divenne
la dimora di campagna della famiglia Biffi, successivamente, per
matrimonio, della famiglia Rogorini. Attualmente la mansione di
Castel Negrino e la Villa di Malta (la Commenda) è di proprietà
della famiglia Colnaghi.
Le origini medievali
della mansione del Sovrano Militare Ordine di Malta sono
rappresentate dall’organizzazione spaziale dell’intero
complesso, nonché dalla sua planimetria, distribuita in due zone
distinte -pianificate secondo il modulo a corte- la prima
impiegata dai frati della Sacra Religione di San Giovanni di
Gerusalemme e la seconda a funzioni di tipo civile e rurale.
Prossimo all’ingresso, nella zona posta a meridione, una corte
civile ove attualmente è ubicato il pozzo –un tempo usato per
l’approvvigionamento idrico- e, lungo il lato di settentrione,
l’edificio anticamente adibito a convento e poi dei membri dell’Ordine
di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi ed infine
di Malta. Un piccolo campanile, anch’esso edificato nei
primi anni dell’Ottocento, sorge a ridosso dell’ingresso che
univa le due corti, ora separate.
Lungo la via Castel
Negrino sorgeva un ristorante, al di sotto della sede stradale,
che presentava un’insegna richiamante il simbolo templare
dell’Abbazia di Morimondo. Attualmente la corte conventuale
è un’abitazione privata che ha riadattato e modificato
l’impianto dell’antica mansione, l’intervento più evidente si
trova sull’angolo posto a sud-est ove è stato parzialmente
aperto, durante il XIX secolo, il corpo fabbrica per far posto
all’attuale casa padronale ed alla cancellata prospiciente il
ristorante e la cancellata verso l’antico chiostro della
comunità giovannita.
L’ingresso principale
dell’intero complesso si trova sul lato settentrionale della
corte padronale, che si pone in linea con l’accesso tra le due
corti e con l’ingresso originario della corte rurale. Il
giardino sorge verso la Madonna della Neve sul lato
occidentale dell’attuale villa. L’edificio religioso presenta la
caratteristica forma a capanna tipica dei giovanniti,
è orientata, ad un’unica navata e abside quadrata,
altre caratteristiche peculiari dell’Ordine di San Giovanni
di Gerusalemme, con una piccola sacrestia addossata alla
parete sud. All’interno –in perfetto spirito giovannita-
la sobrietà regna padrona, l’unica opera decorativa è
l’altare baroccheggiante appoggiato al muro confinale
dell’abside dopo la riedificazione nel XVII secolo. La chiesa di
San Giacomo venne poi rititolata a San Carlo,
mentre nel corso del XIX secolo venne nuovamente mutata in
Santa Maria della Neve. Il campanile impiega le campane –di
argento- dello scomparso Convento di Roncello, come anche
diversi altri bronzi e l’orologio ad ornare la piccola torre
campanaria.
In corrispondenza
dell’angolo nord-est Castel Negrino, ora la corte padronale,
possedeva una grande ed alta cantina a cui si accede attraverso
una porta e una piccola rampa di scale posta appena dopo
l’ingresso principale.
La presenza di ambienti sotterranei presso l’antica mansione
conferma la trasformazione dell’antico nosocomio in sede
agricola, in precedenza aveva un passaggio ben più ampio,
guarnito di una scalinata che dava sulla corte della villa.
Sull’angolo nord-ovest simmetricamente troviamo anche una
ghiacciaia sotterranea, dalla forma conica.
Le attuali
caratteristiche architettoniche ed artistiche dell’antica
mansione giovannita sono profondamente modificate -alla fine
degli anni Ottanta del XX secolo- e purtroppo stravolte,
soprattutto a causa della soppressione napoleonica, della
vendita dell’intero Castel Negrino e dell’edificazione di una
villa ed un ristorante, come detto, sotto l’abitazione
residenziale. La corte rurale è visitabile, anche se accoglie
varie famiglie, un’attività artigianale, al centro campeggia
l’antico pozzo, mentre la villa ex-mansione giovannita è
aperta solo una volta -il cortile- all’anno.
Sicuramente osservando la struttura dell’intero complesso di
Castel Negrino ci si rende conto dell’impianto medievale, in
particolare evincibile dalla planimetria e dalla disposizione
spaziale del complesso. A conferma dell’antica struttura
commenda giovannita vi sono ulteriori elementi quale la
disposizione delle corti a quadrangoli ad impluvium,
l’antica cisterna, nonché una rozza torre squadrata e la
chiesetta.
L’attuale villa padronale, che si è determinata nella parte
“nobile” dell’antico insediamento dell’Ordine di San Giovanni
di Gerusalemme, presenta un bel triportico aperto sul
cortile centrale, visibile dalla via grazie alla cancellata. Il
carattere rurale assunto nel tempo da Castel Negrino si
divide ad uno spirito più di villa di campagna, seppure di residenza
di villeggiatura con pretese artistiche ed architettoniche,
si scorge un vero sforzo di adattamento a casa residenziale in
un oceano agricolo, molto bucolico l’accento dell’attuale
complesso. Il carattere di straordinarietà e di bellezza
della frazione aicurziese di Castel Negrino è il valore
paesaggistico-ambientale dell’antica mansione reso possibile
dalla tenacia degli amministratori che hanno creato un parco
–quello del Rio Vallone- a tutela della valletta in cui sorge il
complesso giovannita.
La strada che conduce
alla mansione dall’abitato di Aicurzio si getta in una stupenda
campagna,
tutta ordinata, per la più parte lavorata da operose macchine
agricole che capita sovente incontrare sulla carozzabile. Per
raggiungere l’antica mansione giovannita la via d’accesso
ha mantenuto l’originale tracciato medievale anche perché
il passaggio è obbligato a causa dell’antico alveo del torrente,
sulla sinistra, mentre ad oriente su di alto monticello isolato,
incastonato nella minuscola valletta che collega Aicurzio con
Verderio, l’antico insediamento del Sovrano Militare Ordine
di Malta. Castel Negrino, antica mansione dell’Ordine di
San Giovanni di Gerusalemme, si trova al di sopra di un
irsuto monticello verde che nasconde fra boschi di robinie e
coltivi la piccola frazione aicurziese. Consiglio la
visita in qualsiasi stagioni: sia in giornate estive oppure con
le nebbie brumose, con la brina sugli scheletri di alberi
cinerei o quando le gemme sbocciano e l’aria si profuma e sembra
nevicare pollini. La Brianza è sempre bella –non è per
campanilismo- e le stagioni sanno dare una suggestione ulteriore
al paesaggio urbano, ehm pardon, rurale e sicuramente evocante
l’antico insediamento dei cavalieri della Sacra Religione di
San Giovanni Battista.
Prof. ALESSIO
VARISCO
Storico dell’arte e
saggista
Direttore
"Antropologia Arte Sacra"
Bibliografia essenziale:
S. Arena,
Documenti dell’Archivio di Stato di Milano per la storia
dell’Ordine di Malta in Lombardia. Vol. I (XII-XIX secolo).
Milano, 1978.
S. Arena,
Documenti dell’Archivio di Stato di Milano per la storia
dell’Ordine di Malta in Lombardia. Vol. II 1342-1800).
Milano, 1981.
S. Arena,
Documenti dell’Archivio di Stato di Milano per la storia
dell’Ordine di Malta in Lombardia. Vol. III (1726-1856).
Milano, 1983.
A. Biffi, Cenni
storici sui cavalieri del Tempio di Salomone, sulla Commenda di
Santa Croce e Santa Maria del Tempio e sulla dipendenza di
Castel Negrino. Aicurzio, 2003.
B. Bossi,
Iconografia della Città e Castello di Milano. 1734.
Civiche Raccolte
Stampe “Achille Bertarelli”
presso il Castello Sforzesco di Milano
G.
Galbiati Il Tempio dei Crociati e degli Oblati - San
Sepolcro dell’Ambrosiana. Milano, 1929.
Id. I Cavalieri
Lombardi dell’Ordine del Santo Sepolcro.
Milano, Ambrosiana, 1930.
P. Moriggi,
Tesoro precioso de Milanesi, nel quale si raccontano tutte le
opere di carità christiana, elemosine, che si fanno nella città
di Milano, de gli Hospitali, Case pie, Monasteri, et altri
luoghi col numero delle scole, collegi e lettere, che mostrano
senza premio. Milano, Gratiadio Feriolo, 1599.
A.
Varisco,
Basilica Apostolorum. Monza, Técne Art Studio, 1998.
Id., Chiesa del
Santo Sepolcro in Milano. Monza, Técne Art Studio, 2008.
Id.,
La Commenda di San Giovanni
Battista in Milano. L'antica Santa
Maria del Tempio.
2007, Monza,
Técne Art Studio.
Id.,
Santa
Maria del Tempio: antica precettoria dell’Ordine di Malta a
Milano.
In “L’Orma” organo
trimestrale di informazione, spiritualità e cultura della
Delegazione di Lombardia del Sovrano Militare Ordine di Malta.
Anno XXVI, numero 2, Luglio 2008, Milano, SMOM.
pp.6-7.
Per approfondimenti si veda nell’appendice
documenti-regesti.
P.
Ferrante Rogorini,
Op. Cit.. «IL CAMPANILE costruito dal CRESPI,agli
albori dell’ottocento, ubicato fra la Corte civile e quella
colonica, per il tocco dei sevizi a giornata per la facile
visione delle ‘ORE’ e pel servizio campanaro d quel ORATORIO
di SANTA MARIA della NEVE che prospetta la VALLE di SAN
CARLO. Le argentee campane portano la data del 1600 e per
virtù d’essa faro salvo dalla distruzione dei Bronzi non
lontana. Penso che lo spirito aleggiante del CRESPI, abbia
ricuperato bronzi ed orologio dallo scomparso CONVENTO di
RONCELLO e ne abbia avuto il movente religioso e umanistico
di costruire il piccolo CAMPANILE».
P.
Ferrante Rogorini,
Op. Cit.. «Notevole la costruzione della “CANTINA”
per l’ampiezza, la profondità, l’altezza,lo spessore e la
speciale consistenza delle murature, con rivestimenti
indissolubili nei tempi, lo spessore e la grandiosa voluta
della volta, l’ubicazione a nord e mattino con terrapieni
isolanti. Del pari notevole la GHIACCIAJA sotterranea in
volto con accessa di scala dai servizi civili».
«L’Addio ad Aicurzio sul finire delle vacanze
Addio
Aicurzio!/ Caro paesello,/ di pace e gaudio/ felice
ostello:/ in te qual placido/ sicuro nido/ non freme il
turbine/ del mondo infido./ Qui spira un zèfiro/ di pace e
amore/ che acqueta ogni ansia,/ che allegra il cuore./
Quando riveggoti,/ sempre più bello/ mi sembri, o placido/
caro paesello./ Quando riveggoti/ mi sento in cuore/ un
senso simile/ al patrio amore;/ chè in te trascorsero/ de’
miei verd’anni,/ giorni lietissimi/ scevri d’affanni./ Addio
Aicurzio!/ vederti ancora/ possa, e vedendoti/ cantare
ognora:/ O salve Aicurzio/ caro paesello,/ di pace e gaudio/
felice ostello!» (di
Gaetano Malacrida di Aicurzio, nell’anno 1856,
all’età di 16 anni).
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