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CASTEL NEGRINO IN AICURZIO:

ANTICO INSEDIAMENTO GIOVANNITA

 

Alle dipendenze dall’antica precettoria milanese di San Giovanni Decollato stava un bell’insediamento dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme in Brianza, a nord-est di Milano, adagiato sulle prime molli e verdi colline della ridente terra briantea, nel circondario vimercatese.

«CASTEL NEGRINO — CASCINA RESIDENZIALE con l’annessa “Cascina Commenda” (nei tempi Comune di Aicurzio con Castel—Negrino ) alias turrito, dalle residue vestigia di due Torri l’una a valle, l’altra a monte, considerando che la carrabile, passava, lungo la valle di San Carlo, sugli spalti. di ponente opposti ed in cospetto del CASTELLO situato a levante e adduceva, traversando la valle all’inizio dell’attuale salita,sotto il CAMPO PECORINO, da Aicurzio portandosi sul lato di ponente.... sempre in costa di valle, alla volta di VERDERIO INFERIORE carrabile campestre, tutt’ora e esistente.

L’origine di questa tenuta deve considerarsi assai lontana nei tempi, nel richiamo a più feudatari che si succedettero nel possesso, forse per BOLLE Papali o per investiture Imperiali. Tanto che la ritroviamo possesso del SACRO—MILITARE ORDINE di MALTA»[1].

Una mansione extraurbana che troviamo documentata per le prime volte nelle carte medievali d’epoca quando ancora la chiesa priorale milanese era dedicata a Santa Maria del Tempio ed era una precettoria dell’Ordine dei Poveri Cavalieri di Gesù Cristo[2].

Quest’insediamento, uno dei tanti hospitia sorti in tutt’Italia ed Europa lungo le “Vie di fede”[3], è certamente simile -in dimensione e struttura- a quello del capoluogo milanese oggi distrutto per far posto all’ospedale Policlinico (n.d.r.: vedasi precedente articolo sugli insediamenti giovanniti in Lombardia) e ci consente di farci un’idea di come fosse quello della città di Milano. Questo hospitium sorto in Brianza era detto Castel Negrino, dalla struttura triportica, con annessa cappella e molti altri fondi limitrofi la struttura centrale. Il complesso originale presenta molti elementi di decorazioni, in particolare –in corrispondenza degli archivolti- la croce ottagona, nell’impluvium dell’antico peristilio possiamo osservare una plurisecolare pianta ad ornamento del bel cortiletto e tante belle ortensie. Poco dev’esser certamente rimasto in quanto l’antico hospitale è stato trasformato nel XIX secolo in una villa ed ha assunto una forma residenziale modificando la propria iniziale struttura che ha comunque mantenuto la divisione degli spazi meramente riadattati.

Il toponimo dell’insediamento deriva dal fatto che la mansione sorge nella Vallis Nigra, un’amena valletta che si trova fra il comune di Verderio e quello di Aicurzio, che può esser tradotto con valle ombrosa (difatti è ricca di vegetazione ed è ubicata nel parco sovracomunale del Rio Vallone[4]).

L’antico insediamento dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme era chiamato Castel Negrino e sorge effettivamente in una valle scura, lungo la strada che collegava la rocca di Brivio al castrum di Vimercate, una strada commerciale molto trafficata anche da molti fedeli che desideravano andare presso i Loca Sancta oppure l’Urbe divenuta la capitale cristiana. Non è un caso che sorga su di un’arteria viaria come molti altri insediamenti che servivano primariamente per rifocillare e curare i pellegrini diretti verso Roma e Gerusalemme.

La mansione era ubicata su uno dei principali varchi che i pellegrini nordici diretti verso la pianura lombarda percorrevano dal Passo dello Spluga per giungere a Chiavenna, a Colico passando per la Valsassina, Lecco ed infine Aicurzio. Era dunque una base logistica posta a controllo del percorso che seguitava verso le mete spirituali.

La Militia dei Poveri Cavalieri di Cristo dà ad Adelardo -diacono della chiesa maggiore milanese di Santa Maria del Tempio- le proprietà in Paderno e nel suo territorio acquisite dopo la morte di fra’ Dalmazio de Verzario, membro dell’Ordine e dimorante nella precettoria di Milano[5].

Già prima della metà del XII secolo quindi, i cosiddetti Templari possedevano alcune proprietà a nord-est di Milano, tra le quali vi era sicuramente compreso anche Castel Negrino che faceva parte del territorio di Verderio –l’antica Verzario- luogo d’origine di fra’ Dalmazio. Non si sa tuttora con certezza, quando Castel Negrino fu edificato, ma dal documento sopradetto certamente nel corso della seconda metà del XII secolo dovettero iniziare i cantieri per l’edificazione dell’hospitium aicurziese. L’imprescindibile certezza persistente e a noi nota è la necessità di erigere una mansione lungo una strada così traversata da pellegrini, mercanti e viaggiatori che la percorrevano in entrambe le direzioni e cioè verso sud e verso nord che diede l’input dell’edificazione di un presidio in Brianza.

La struttura primitiva doveva avere una dimensionatura simile ai monasteri cistercensi con un quadriportico, ad impluvium, la cappella e gli annessi agricoli, similmente alle “grange”. Lungo il lato occidentale della mansione scorreva uno dei numerosi torrenti che andavano poi a confluire nel corso dell’Adda, date le dimensioni dell’alveo del torrente –tutt’oggi visibili- esso era navigabile.

Castel Negrino aveva -come la maggior parte degli insediamenti monastico-cavallereschi- connessa una cappella la cui gestione era assegnata all’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo, caratteristica questa dell’Ordine che costruiva i propri insediamenti edificando gli spazi per la socialità –sale, cucine e camere- oltre a spazi più raccolti per le proprie esigenze spirituali. Anche questa chiesa di Castel Negrino -retta dalla Militia dei Poveri Cavalieri di Cristo –detti Templari- passò all’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme in seguito alla soppressione dei Templari da parte di papa Clemente V[6]- erano elevate addirittura al rango di parrocchia. L’oratorio –rappresentazione architettonica dello spazio religioso- all’interno di un hospitium -come quello di Aicurzio- è il cardine della spiritualità dell’intero complesso ospitaliero, perciò la chiesa non è una mera cappella, bensì essa diviene il topos della spiritualità ove si celebravano le Sacre Liturgie che consentono ai pellegrini ospitati o di passaggio nella mansione, oltre agli abitanti del territorio circostante di poter assistere alle funzioni e poter pregare in un edificio sacro. Non bisogna dimenticare che il primo Gran Maestro e fondatore della Sacra Religione di San Giovanni di Gerusalemme fu fra’ Gerardo (celebrato dalla Chiesa Cattolica l’11 ottobre) monaco benedettino che partì da Amalfi alla volta dei Loca Sancta costituendo il primo ospedale nella Città Santa proprio dinanzi la Basilica dell’Anastasis, il Santo Sepolcro di Gerusalemme, e cioè presso il crocevia della devozione dei “palmieri”.

Della chiesa templare non vi sono tracce storiche, per poterne parlare con certezza dobbiamo rifarci all’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme. Sotto questa Religione Ospitaliera Gerosolimitana troviamo la citazione delle prime notizie storiche sull’Oratorio di Castel Negrino, nell’anno 1445, in cui risulta intitolato a San Giacomo (il patrono dei pellegrini). Questo primo documento è posteriore alla soppressione dell’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e non fornisce quindi dati certi sul titolo originario della chiesa templare.[7] L’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme sicuramente dedica al Santo Apostolo in quanto è il riferimento spirituale principale per l’Occidente cristiano nella riconquista della penisola iberica[8].

Una ulteriore menzione della chiesa della mansione di Castel Negrino si trova negli Atti della Visita Pastorale alla terra di Aicurzio, pieve di Vimercate, eseguita da Mons. Ottaviano de Foresiis, e datata 9 Giugno 1581. In questo documento viene riportato che la chiesa di “S. Giacomo Castri Negrini” fu mutata in sub-parrocchiale di S. Andrea in Aicurzio poiché cadente. Difatti la chiesa di Castel Negrino nel corso del Cinquecento era divenuta sempre più fatiscente a causa della mancata manutenzione e da diversi anni cadeva in rovina[9].

L’antica chiesa di San Giacomo sarà interamente ricostituita nell’anno 1621 e dedicata a San Carlo Borromeo, ex Arcivescovo Metropolita di Milano, durante una solenne processione d’apertura, il 30 ottobre 1623. La chiesa della mansione giovannita ricostruita ed intitolata a San Carlo fu poi dedicata a Santa Maria della Neve e benedetto dal parroco di Aicurzio don Galeazzo Castiglioni. La chiesetta della Madonna della Neve (già San Giacomo, già San Carlo) è anch’essa -come l’intero complesso di Castel Negrino- di proprietà della famiglia Colnaghi ed è aperta alcune volte all’anno per funzioni religiose, vale la pena la visita per ammirare l’altare Seicentesco e, seppure rifatta e baroccheggiante, osservare le linee giovannite del tempio mariano.

Delle strutture medievali della primigenia mansione purtroppo oggi non è rimasto molto ad eccezione dell’impianto del corpo fabbrica centrale –l’antico hospitium a due piani- suddiviso in tanti piccoli appartamenti affacciati sulla corte maggiore. La suddivisione dei vari spazi rivela l’originaria funzione di dare alloggio ai numerosi pellegrini riadattata nei secoli successivi in alloggi per i pigionanti occupati nella gestione delle proprietà agricole. L’antica mansione di Castel Negrino è ancora ravvisabile nella divisione dei due edifici a torre -uno posto lungo il lato ovest e l’altro nell’angolo sud-est- che rispettivamente verificavano il torrente e la strada, le due principali vie di comunicazione.

Due lapidi dichiarano le pesanti modifiche della originale struttura: la prima del 1798, data di cessazione della destinazione religiosa e la nuova sistemazione della mansione ad attività rurali, ed un’altra lapide del 1877, anno che segna l’ulteriore modifica ad uso residenziale della villa che divenne la dimora di campagna della famiglia Biffi, successivamente, per matrimonio, della famiglia Rogorini. Attualmente la mansione di Castel Negrino e la Villa di Malta (la Commenda) è di proprietà della famiglia Colnaghi.

Le origini medievali della mansione del Sovrano Militare Ordine di Malta sono rappresentate dall’organizzazione spaziale dell’intero complesso, nonché dalla sua planimetria, distribuita in due zone distinte -pianificate secondo il modulo a corte- la prima impiegata dai frati della Sacra Religione di San Giovanni di Gerusalemme e la seconda a funzioni di tipo civile e rurale. Prossimo all’ingresso, nella zona posta a meridione, una corte civile ove attualmente è ubicato il pozzo –un tempo usato per l’approvvigionamento idrico- e, lungo il lato di settentrione, l’edificio anticamente adibito a convento e poi dei membri dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi ed infine di Malta. Un piccolo campanile, anch’esso edificato nei primi anni dell’Ottocento, sorge a ridosso dell’ingresso che univa le due corti, ora separate.

Lungo la via Castel Negrino sorgeva un ristorante, al di sotto della sede stradale, che presentava un’insegna richiamante il simbolo templare dell’Abbazia di Morimondo. Attualmente la corte conventuale è un’abitazione privata che ha riadattato e modificato l’impianto dell’antica mansione, l’intervento più evidente si trova sull’angolo posto a sud-est ove è stato parzialmente aperto, durante il XIX secolo, il corpo fabbrica per far posto all’attuale casa padronale ed alla cancellata prospiciente il ristorante e la cancellata verso l’antico chiostro della comunità giovannita.

L’ingresso principale dell’intero complesso si trova sul lato settentrionale della corte padronale, che si pone in linea con l’accesso tra le due corti e con l’ingresso originario della corte rurale. Il giardino sorge verso la Madonna della Neve sul lato occidentale dell’attuale villa. L’edificio religioso presenta la caratteristica forma a capanna tipica dei giovanniti, è orientata, ad un’unica navata e abside quadrata, altre caratteristiche peculiari dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, con una piccola sacrestia addossata alla parete sud. All’interno –in perfetto spirito giovannita- la sobrietà regna padrona, l’unica opera decorativa è l’altare baroccheggiante appoggiato al muro confinale dell’abside dopo la riedificazione nel XVII secolo. La chiesa di San Giacomo venne poi rititolata a San Carlo, mentre nel corso del XIX secolo venne nuovamente mutata in Santa Maria della Neve. Il campanile impiega le campane –di argento- dello scomparso Convento di Roncello, come anche diversi altri bronzi e l’orologio ad ornare la piccola torre campanaria[10].

In corrispondenza dell’angolo nord-est Castel Negrino, ora la corte padronale, possedeva una grande ed alta cantina a cui si accede attraverso una porta e una piccola rampa di scale posta appena dopo l’ingresso principale[11]. La presenza di ambienti sotterranei presso l’antica mansione conferma la trasformazione dell’antico nosocomio in sede agricola, in precedenza aveva un passaggio ben più ampio, guarnito di una scalinata che dava sulla corte della villa. Sull’angolo nord-ovest simmetricamente troviamo anche una ghiacciaia sotterranea, dalla forma conica.

Le attuali caratteristiche architettoniche ed artistiche dell’antica mansione giovannita sono profondamente modificate -alla fine degli anni Ottanta del XX secolo- e purtroppo stravolte, soprattutto a causa della soppressione napoleonica, della vendita dell’intero Castel Negrino e dell’edificazione di una villa ed un ristorante, come detto, sotto l’abitazione residenziale. La corte rurale è visitabile, anche se accoglie varie famiglie, un’attività artigianale, al centro campeggia l’antico pozzo, mentre la villa ex-mansione giovannita è aperta solo una volta -il cortile- all’anno.

Sicuramente osservando la struttura dell’intero complesso di Castel Negrino ci si rende conto dell’impianto medievale, in particolare evincibile dalla planimetria e dalla disposizione spaziale del complesso. A conferma dell’antica struttura commenda giovannita vi sono ulteriori elementi quale la disposizione delle corti a quadrangoli ad impluvium, l’antica cisterna, nonché una rozza torre squadrata e la chiesetta.

L’attuale villa padronale, che si è determinata nella parte “nobile” dell’antico insediamento dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, presenta un bel triportico aperto sul cortile centrale, visibile dalla via grazie alla cancellata. Il carattere rurale assunto nel tempo da Castel Negrino si divide ad uno spirito più di villa di campagna, seppure di residenza di villeggiatura con pretese artistiche ed architettoniche, si scorge un vero sforzo di adattamento a casa residenziale in un oceano agricolo, molto bucolico l’accento dell’attuale complesso. Il carattere di straordinarietà e di bellezza della frazione aicurziese di Castel Negrino è il valore paesaggistico-ambientale dell’antica mansione reso possibile dalla tenacia degli amministratori che hanno creato un parco –quello del Rio Vallone- a tutela della valletta in cui sorge il complesso giovannita.

La strada che conduce alla mansione dall’abitato di Aicurzio si getta in una stupenda campagna[12], tutta ordinata, per la più parte lavorata da operose macchine agricole che capita sovente incontrare sulla carozzabile. Per raggiungere l’antica mansione giovannita la via d’accesso ha mantenuto l’originale tracciato medievale anche perché il passaggio è obbligato a causa dell’antico alveo del torrente, sulla sinistra, mentre ad oriente su di alto monticello isolato, incastonato nella minuscola valletta che collega Aicurzio con Verderio, l’antico insediamento del Sovrano Militare Ordine di Malta. Castel Negrino, antica mansione dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, si trova al di sopra di un irsuto monticello verde che nasconde fra boschi di robinie e coltivi la piccola frazione aicurziese. Consiglio la visita in qualsiasi stagioni: sia in giornate estive oppure con le nebbie brumose, con la brina sugli scheletri di alberi cinerei o quando le gemme sbocciano e l’aria si profuma e sembra nevicare pollini. La Brianza è sempre bella –non è per campanilismo- e le stagioni sanno dare una suggestione ulteriore al paesaggio urbano, ehm pardon, rurale e sicuramente evocante l’antico insediamento dei cavalieri della Sacra Religione di San Giovanni Battista.

Prof. ALESSIO VARISCO

Storico dell’arte e saggista

Direttore "Antropologia Arte Sacra"

 

 

Bibliografia essenziale:

S. Arena, Documenti dell’Archivio di Stato di Milano per la storia dell’Ordine di Malta in Lombardia. Vol. I (XII-XIX secolo). Milano, 1978.

S. Arena, Documenti dell’Archivio di Stato di Milano per la storia dell’Ordine di Malta in Lombardia. Vol. II 1342-1800). Milano, 1981.

S. Arena, Documenti dell’Archivio di Stato di Milano per la storia dell’Ordine di Malta in Lombardia. Vol. III (1726-1856). Milano, 1983.

A. Biffi, Cenni storici sui cavalieri del Tempio di Salomone, sulla Commenda di Santa Croce e Santa Maria del Tempio e sulla dipendenza di Castel Negrino. Aicurzio, 2003.

B. Bossi, Iconografia della Città e Castello di Milano. 1734.

Civiche Raccolte Stampe “Achille Bertarelli” presso il Castello Sforzesco di Milano

G. Galbiati Il Tempio dei Crociati e degli Oblati - San Sepolcro dell’Ambrosiana. Milano, 1929.

Id. I Cavalieri Lombardi dell’Ordine del Santo Sepolcro. Milano, Ambrosiana, 1930.

P. Moriggi, Tesoro precioso de Milanesi, nel quale si raccontano tutte le opere di carità christiana, elemosine, che si fanno nella città di Milano, de gli Hospitali, Case pie, Monasteri, et altri luoghi col numero delle scole, collegi e lettere, che mostrano senza premio. Milano, Gratiadio Feriolo, 1599.

A. Varisco, Basilica Apostolorum. Monza, Técne Art Studio, 1998.

Id., Chiesa del Santo Sepolcro in Milano. Monza, Técne Art Studio, 2008.

Id., La Commenda di San Giovanni Battista in Milano. L'antica Santa Maria del Tempio. 2007, Monza, Técne Art Studio.

Id., Santa Maria del Tempio: antica precettoria dell’Ordine di Malta a Milano. In “L’Orma” organo trimestrale di informazione, spiritualità e cultura della Delegazione di Lombardia del Sovrano Militare Ordine di Malta. Anno XXVI, numero 2, Luglio 2008, Milano, SMOM. pp.6-7.


 


[1] P. Ferrante Rogorini, Lettera al Sindaco di Aicurzio. Milano, 17 febbraio 1961.

[2] L’antica precettoria tempare milanese era ubicata “in capite Broli Sancti Ambrosii” presso l’attuale via della Commenda, all’incrocio con via Manfredo Fanti, ove adesso sorge il Policlino.

[3] In particolare lungo la Via Francigena, Via Romea, il “Camino de Santiago” ed in corrispondenza dei maggiori scali portuali d’imbarco verso i Loca Sancta; così Dante Alighieri li citava nella sua “Vita Nova” «chiamasi palmieri in quanto vanno oltremare, la onde molte volte recano la palma».

[4] Il Parco del Rio Vallone é un Parco Locale di Interesse Sovracomunale (P.L.I.S.) che comprende i Comuni di Basiano, Bellusco, Cavenago di Brianza, Gessate, Masate, Ornago e, più recentemente, Aicurzio, Busnago, Cambiago, Mezzago, Sulbiate, e Verderio Inferiore. Attualmente il Parco interessa il territorio di due Province -Milano e Lecco (dal 1° gennaio 2009 alcuni dei Comuni sopraelencati rientreranno nella provincia di Monza e Brianza)- ed ha una superficie complessiva di 1181 ettari. Tutti i comuni sorgono nell’alveo del torrente Vallone costituiscono un vero e proprio polmone verde in mezzo ad un territorio –quello vimercatese- fortemente urbanizzato. L’area rappresenta la zona nord-est della cintura metropolitana dell’area monzese.

Il parco del Rio Vallone rappresenta un importantissimo corridoio ecologico e si incontra con ulteriori aree protette, ad occidente il Parco del Molgora, a meridione il Parco Agricolo Sud Milano, ad oriente dal Parco Adda Nord e a settentrione dal Parco di Montevecchia e della Valle del Curone.

Dal punto di vista morfologico il territorio del Parco del Rio Vallone è costituito da terrazzamenti fluvioglaciali incisi dal corso del torrente Vallone. Una delle maggiori peculiarità è la presenza di diverse zone umide -generatesi in cave d'argilla dismesse- che favoriscono un positivo interscambio fra ecosistemi differenti.

All’interno del Parco è presente anche la discarica regionale, attualmente esaurita, di Cavenago Brianza dove sono già stati realizzati importanti interventi di forestazione e recupero ambientale. Quello che colpisce provenendo dall’area meridionale urbanizzata –in particolare dalla metropoli milanese- è l’enorme estensione dei coltivi, vocazione dell’area aicurziese è proprio l’attitudine agricola. Inoltre colpisce la lussureggiante vegetazione -lungo tutto il corso del Rio Vallone e sulle sponde dei corsi d’acqua- costituita per la più parte da boschi di robinie.

[5] Adelardo diviene commendatario della mansione di Castel Negrino e di questo passaggio è data prova in una pergamena del 25 Maggio 1149.

[6] L'intero complesso (Castel Negrino e Commenda) passò ai frati della Sacra Religione di San Giovanni Battista, detti gli Ospitalieri che fecero del loro insediamento briantea un vero punto di spiritualità per i numerosi pellegrini.

[7] Possiamo supporre che quasi certamente anche la chiesa di Castel Negrino –come la più parte delle cappelle priorati o delle mansioni- fosse dedicata o a Santa Maria del Tempio, oppure a San Leonardo, o a Santa Maddalena, oppure alla Santissima Trinità. Ma non dobbiamo dimenticare che anche a Milano presso San Martino in Nussigia, nei pressi di Porta Nuova, vi era una chiesetta degli Ospitalieri dedicata a San Giacomo e perciò riteniamo che in ossequio alla milanese debba essere stata intitolata la chiesa priorale di Castel Negrino.

[8] Questa prassi di dedicare a Santiago de Compostela la chiesa risulta essere una prassi poco praticate nelle mansioni giovannite –sia nella provincia di Lombardia e nella Marca di Genova-, mentre è caratteristica di maggior consuetudine presso le mansioni templari del centro-nord della penisola; riteniamo comunque non secondario il “debito formativo” del complesso aicurziese verso la città di Milano ed alcune chiese oggi scomparse.

[9] Per approfondimenti si veda nell’appendice documenti-regesti.

[10] P. Ferrante Rogorini, Op. Cit.. «IL CAMPANILE costruito dal CRESPI,agli albori dell’ottocento, ubicato fra la Corte civile e quella colonica, per il tocco dei sevizi a giornata per la facile visione delle ‘ORE’ e pel servizio campanaro d quel ORATORIO di SANTA MARIA della NEVE che prospetta la VALLE di SAN CARLO. Le argentee campane portano la data del 1600 e per virtù d’essa faro salvo dalla distruzione dei Bronzi non lontana. Penso che lo spirito aleggiante del CRESPI, abbia ricuperato bronzi ed orologio dallo scomparso CONVENTO di RONCELLO e ne abbia avuto il movente religioso e umanistico di costruire il piccolo CAMPANILE».

[11] P. Ferrante Rogorini, Op. Cit.. «Notevole la costruzione della “CANTINA” per l’ampiezza, la profondità, l’altezza,lo spessore e la speciale consistenza delle murature, con rivestimenti indissolubili nei tempi, lo spessore e la grandiosa voluta della volta, l’ubicazione a nord e mattino con terrapieni isolanti. Del pari notevole la GHIACCIAJA sotterranea in volto con accessa di scala dai servizi civili».

[12] «L’Addio ad Aicurzio sul finire delle vacanze

Addio Aicurzio!/ Caro paesello,/ di pace e gaudio/ felice ostello:/ in te qual placido/ sicuro nido/ non freme il turbine/ del mondo infido./ Qui spira un zèfiro/ di pace e amore/ che acqueta ogni ansia,/ che allegra il cuore./ Quando riveggoti,/ sempre più bello/ mi sembri, o placido/ caro paesello./ Quando riveggoti/ mi sento in cuore/ un senso simile/ al patrio amore;/ chè in te trascorsero/ de’ miei verd’anni,/ giorni lietissimi/ scevri d’affanni./ Addio Aicurzio!/ vederti ancora/ possa, e vedendoti/ cantare ognora:/ O salve Aicurzio/ caro paesello,/ di pace e gaudio/ felice ostello!» (di Gaetano Malacrida di Aicurzio, nell’anno 1856, all’età di 16 anni).

 


 
 
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