I
Cavalieri di Malta e la devozione all’icona della Vergine del
Fileremo
La Madonna del Fileremo, detta
anche “Vergine di tutte le Grazie”, è il simbolo della
spiritualità mariana dell’Ordine degli Ospitalieri di San
Giovanni.
Il Sovrano Ordine Militare di Malta vanta dunque una prestigiosa
icona di una bellezza struggente, davvero incantevole e
coinvolgente. L'antica e venerata icona della Madonna del
Fileremo è stata recentemente ritrovata in Serbia.
Si tratta di
un’icona che fin dal IX-X secolo d.C. era venerata presso il
Moasteero di Fileremo sull’isola di Rodi. Anticamente la Madonna
-gerosolimitana secondo alcuni storici dell’arte- assunse il
titolo di
“Santa Maria di
tutte le Grazie o Madonna di tutte le Grazie”
e fu custodita in un santuario sul monte Fileremo (Dodecanneso
– Egeo) di qui l’omonima titolazione.
Per secoli l’effige mariana era
stata al seguito dei Cavalieri di Malta ed ha rappresentato
l’emblema delle loro vicende. L’ultima notizia riguardo l’icona
era risalente alla Seconda Guerra Mondiale, durante cui si era
smarrita. Le ultime conoscenze certe la individuavano conservata
in Russia ed errante –successivamente alla Rivoluzione d’ottobre
del 1917- fra l’Estonia, la Danimarca, la Germania ed infine la
Jugoslavia.
Molteplici le
vicende che hanno portato il prezioso quadro da Rodi -sua prima
sede- sino al Montenegro. Il ritrovamento si deve alla storica
dell’arte Giovannella Bertè Ferraris che confessa una grande
emozione nell’averla ritrovata.
Numerose le
peregrinazioni –nonché le avventurose vicende- di questa
magnifica icona dal 1395 ai nostri giorni.
Un pellegrino francese –attesta
Giovannella Bertè Ferrans- documenta –ed è la prima notizia
comprovata- l'esistenza di una miracolosa immagine mariana
venerata in Rodi sul monte Fileremo.
Questa testimonianza ci viene
fornita dal Signore D'Aglour che –nell’anno 1395, in
pellegrinaggio verso la Terra Santa- fece tappa a Rodi. Questi
ci narra che a due leghe da Rodi c’era un sito meta del
pellegrinaggio di molti fedeli.
Il luogo era chiamato “Nostra
Signora del Fileremo” ed era custodito da due eremiti greci che
abitavano in un piccolo convento con una chiesetta- piccola ma
bella-
«e che in questa chiesa si
trovava l'immagine di Nostra Signora bella e molto virtuosa, che
compiva molti bei miracoli. L'immagine era venerata da greci,
cavalieri, mercanti e da viaggiatori di passaggio».
L'immagine -già da prima della
conquista dell'isola da parte degli Ospedalieri avvenuta nel
1306- doveva trovarsi sul Fileremo da molto tempo.
La prima
documentazione scritta attestante l’effige della Vergine è del
D'Anglour. Ulteriormente una leggenda
la annovera tra le immagini sfuggite alla furia iconoclasta
dell'imperatore bizantino Leone l'Eretico.
La più nota leggenda legata a quest’icona specifica che l’effige
mariana sarebbe proveniente da Gerusalemme, questa tesi appare
maggiormente accreditata degli storiografi di Rodi.
L'icona –durante
i secoli di permanenza a Rodi- è stata più volte indicata nei
diari dei pellegrini e negli atti dell'Ordine, mentre è certo
che i Cavalieri di San Giovanni si preoccuparono di salvare
l'effige mariana entro le mura della città tutte le volte che si
verificò un pericolo di invasione turca.
Dagli atti emerge che l'immagine veniva portata in una chiesa
ortodossa.
Orbene si potrebbe supporre che
una prima venerazione fu cominciata -inizialmente- dalla
comunità
greco-ortodossa, mentre passò con
gli Ospedalieri anche alla liturgia latina. Rodi cadde nell’anno
1523 in mano agli Ottomani e l'icona venne trasferita dagli
Ospedalieri in Italia.
Sappiamo che
–durante le peregrinazioni italiane-
l’effige si fermò a Messina, in molte città sino ad approdare
alla città di Viterbo.
Nell’anno 1530 l'icona viene
portata nell’isola di Malta ove l'Ordine le decreta dapprima una
cappella presso la Chiesa di San Lorenzo a Borgo e solo in un
secondo tempo viene collocata presso la Cappella del
Sacramento della nuova Chiesa conventuale di San Giovanni
della Valletta.
Di questo
periodo maltese sono a noi giunte grazie a descrizioni
acquerellate di un inventario del Settecento, alcune
riproduzioni di due “vestiti” che adornavano la Vergine di
Fileremo con preziosi ricami e gioielli.
Dette coperture dell'effige della “Madonna di tutte le Grazie” è
interessante notare siano state dipinte senza volto, difatti
l’illustrazione grafica presenta -al posto del viso- uno spazio
vuoto dalla sagoma sempre simile.
Dalla relazione del visitatore
apostolico Fabio Chigi -sempre durante il periodo maltese- è
giunto a noi un acquerello che accompagnava: la Madonna è
rappresentata nell'atteggiamento dell'Asiodoritissa
con le mani in atto di impetrazione. Purtroppo anche in questo
caso l'acquarellista si limita a delineare i tratti sommari del
volto che sono quindi meramente indicatori.
Il Gran Maestro Ferdinando
Hompesh riesce ad ottenere le tre principali reliquie
dell'Ordine che porta con sé conseguentemente alla caduta di
Malta in mano a Napoleone. È così che uno dei frammenti della
vera Croce, la mano destra di San Giovanni Battista e l'icona
della Madonna del Fileremo vengono tratte in salvo dal sovrano
dei Cavalieri Ospitalieri.
La storia ci
dichiara che il tentativo di ottenere un aiuto dalla Russia per
riottenere Malta, tra l’anno 1798 e il 1799, consentì di inviare
solo le reliquie allo Zar Paolo I che –nel frattempo- si era
proclamato Gran Maestro dell'Ordine.
Lo Zar dà ordine che fossero costruite con la massima urgenza
delle teche -estremamente ricche- per custodire le reliquie;
successivamente durante una festa per le nozze della figlia
rende ufficiosa la notizia della presenza delle reliquie in
Russia.
Nell’anno 1852 lo Zar Nicola I
dispose che fosse eseguita una copia per la pubblica venerazione
del popolo; così come l’originale, anche la copia russa avrà una
vita molto movimentata.
Sappiamo che durante la
rivoluzione d'ottobre restò in Russia, per esser poi spedita a
Rodi dal Governo bolscevico nell’anno 1925 su invocazione
dell'allora Governatore delle isole Egee. Nell’anno 1931 fu
intronizzata sul Monte Fileremo ove venne costruito un santuario
per custodirla e venerare il luogo da cui si determinò la
diffusione di culto così ampio e vago nel corso della storia.
Presso l’Isola si registrerà una smisurata venerazione,
specialmente tra i cattolici della colonia italiana. Nell’anno
1948 Rodi passò al governo della repubblica greca e l'icona fu
trasportata ad Assisi dai francescani ed intronizzata su uno
degli altari della basilica di Santa Maria degli Angeli. La
riproduzione dell’originale si trova tuttora presso la
patriarcale chiesa assisana ed è stata già sottoposta a due
restauri.
Per quanto concerne l’intricata e
complicata vicenda del quadro originale sappiamo che l'icona di
Monte Fileremo abbandonò la Russia per giungere in Danimarca
dove venne data in custodia alla Zarina Madre Maria Fedorovna.
Alla sua morte
viene assegnata alla Chiesa Ortodossa russa che in quegli anni
la sede provvisoria era Berlino ed essendo anche questa stessa
in esilio decise che venisse affidata ad Alessandro I di
Jugoslavia. Di questa “trasmissio” fu redatto nell’anno
1932 un atto ufficiale di consegna di grande importanza
che segna l’attestazione delle tre reliquie di Malta. Queste
cimeli sono stati trovati negli ultimi tempi in Montenegro ed
ivi custoditi.
Le reliquie restano a Belgrado
sino al 1941. durante l’occupazione tedesca se ne perdono le
tracce, anche a seguito della partenza della famiglia reale.
La comunità
degli storici dell’arte erano unanimi nel dire che l'icona fosse
andata dispersa, addirittura distrutta. Al riguardo si azzardò
che fosse conservata in un sommergibile che fu in seguito
abbattuto o addirittura perché fosse nel tesoro, custodito in
Svizzera, di Re Alessandro, la mancanza del codice rendeva
irraggiungibile quel tesoro.
Per fortuna tutto ciò apparve
chiaramente falso e nell’anno 1992 con la liberalizzazione
politica della Federazione Jugoslava cominciò a circolare una
voce che attestava la presenza di un tesoro di Malta custodito
in un monastero del Montenegro o della Macedonia. L'icona della
Vergine di Fileremo c'era. L’effige mariana si scoprì essere a
Cetinia.
Nell’anno 1998 Giovannella Bertè
Ferraris otteneva di vedere il dipinto reso libero del suo
prezioso ma opprimente rivestimento. I risultati dell’indagine
realizzati nel maggio 2000 hanno consentito di misurare l'icona
e di fotografarne i particolari, oltre ai marchi dei sigilli ed
il vero volto dell'icona scevro dalle decorazioni superficiali
d’argento postume.
La preghiera
alla Vergine di Tutte le Grazie Regina di Monte Fileremo
Vergine Santissima, Madre di
tutte le grazie, noi salutiamo e ringraziamo Voi, che per tanti
secoli voleste porre il Vostro trono di misericordia sopra le
rovine dei templi pagani, nell’isola delle rose sulla cima di
Monte Fileremo, scegliendo una vetta già dalla natura foggiata
ad altare, al centro del mare Mediterraneo per dimostrarci che
di lassù Volevate vigilare e proteggere tutti i popoli dei tre
antichi continenti, che offrirono i primi fedeli alla Santa
Religione del Vostro Divin Figliuolo Gesù. I Vostri occhi, colmi
di tenerezza, ci assicurano una continua, materna assistenza e
promettono l’aiuto divino a quanti, sia pur da lontano, Vi
chiamano in loro soccorso. Voi siete veramente la nostra dolce
Regina e la nostra speranza. Aiutate, o Vergine Santissima, la
nostra volontà a tenerci lontani dal peccato e dall’indifferenza
per essere degli di chiamarVi sempre Madre. Benedite
specialmente la nostra Patria, che vogliamo benefica nella pace
e amata fra tutte le genti. Benedite le nostre case, il nostro
lavoro, il nostro riposo, le nostre giuste aspirazioni di bontà,
di bene e di umano progresso nella universale concordia. Aiutate
chi non ha sostegno e chi non ha pane, coloro che si trovano in
pericolo e in tentazione, nella tristezza e nello
scoraggiamento, in malattia o in punto di morte. Benedite con
uno stesso gesto materno gli innocenti e i colpevoli, i credenti
e i dubbiosi, per rammentare a tutti che sono e devono
riconoscersi per figli di Dio e figli Vostri, affratellati dal
sangue di Gesù e dal Vostro tenerissimo amore. Madre della
Grazia Divina, Prega per noi.
Tre Ave e Salve Regina
100 giorni d’indulgenza
+ GIAN MARIA CASTELLANI
Il
Principe e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta
inizia così: "Oh Vergine del Fileremo! Siamo venuti in
pellegrinaggio devoto a venerare la Tua Icona, oh nostra
Protettrice durante i secoli...", mentre Sua Altezza
Eminentissima Andrei Bertie termina con le parole:
"...Sorretti dall'esempio del Beato Gerardo, a Te ci affidiamo
Madre Nostra amatissima". Questa preghiera è quindi uno
stimolo ad accorrere sempre più numerosi in pellegrinaggio ad
Assisi nella ricorrenza della Natività di Maria Santissima l'8
settembre, giorno l’Ordine di Malta adora la Beata Vergine di
Fileremo presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli in
Assisi.
Presso un altare della Basilica Patriarcale –sorgente per
contenere e custodire l’antica “Porziuncola”- è ubicata
un'immagine della Madonna di Monte Fileremo, la riproduzione fu
fatta eseguire dallo Zar Nicola I per essere esibita al popolo
dei fedeli che venerano la Madonna degli Angeli. Presso la
stupenda basilica vi è un altare dedicato alla “Vergine di tutte
le Grazie di Fileremo” presso cui, terminata la Santa Messa,
tutti i membri dell'Ordine di Malta preceduti dal Gran Maestro
ed i presenti si recano a pregare.
Ecco
che la veneratissima Madonna dell’Ordine dei Cavalieri di Malta,
già a lungo adorata sul Monte Fileremo nell’isola di Rodi, è
stata intronizzata in terra umbra –proprio nel comune di
Assisi,terra del “Poverello”- nella Basilica Patriarcale di
Santa Maria degli Angeli.
Prof. ALESSIO VARISCO
Storico dell’Arte e saggista
Direttore "Antropologia Arte
Sacra"
«Per tutto il tempo che l’isola fu in mano ai Cavalieri di
San Giovanni di Gerusalemme, questa immagine della Madonna,
una tipica icona Bizantina, ebbe culto ed onori straordinari
sul Fileremo e nella Cattedrale di Rodi. Fu intorno a questa
sacra icona che i Cavalieri ed il popolo di Rodi si
raccolsero in preghiera quando il 26 giugno del 1522 i
turchi di Solimano posero l’assedio alle mura. Dopo sette
mesi di strenua difesa, l’isola cadde in mani islamiche. Con
gli ultimi cavalieri che prendevano la via dell’esilio,
verso Creta prima. E verso l’Italia poi, andò via da Rodi
anche l’icona della Vergine del Fileremo, come straordinario
ricordo e viatico. Dopo varie peregrinazioni il quadro
approdò a Viterbo e poi con i Cavalieri a Malta.
Successivamente caduta anche quest’isola, per oscure vie
comparve a Mosca, alla corte degli zar; da Mosca a Belgrado
e, poi, scomparve». In
Filippo Ferretti di
Castelferretto, Già venerata sul Monte Fileremo
nell’isola di Rodi, ora intronizzata nella Basilica
Patriarcale di Santa Maria degli Angeli.
«Nel 1924 il Governo
delle Isole Italiane dell’Egeo lo richiese ufficialmente al
nuovo governo sovietico per riportarlo alla sua sede storica
del Fileremo. Il Governo di Mosca, per intercessione
dell’alloro Ministro della Pubblica Istruzione, non potendo
inviare l’originale antico, scomparso (?) alla morte degli
Zar, (infatti dell’icona si erano perse le tracce),
inviarono a Rodi una preziosa icona Russa che si diceva
fosse una lontana copia dell’originale. Questa icona (copia)
fu intronizzata perciò nella cattedrale di Rodi nel 1925.
Nel 1931, completamente ricostruito l’antico santuario del
Monte Fileremo, la Vergine rientrò trionfalmente nel suo
Tempio, alla presenza delle più alte autorità dell’Egeo e
del Gran Maestro dei Cavalieri di Malta, dove fu tanto
venerata da devoti Cattolici ed Ortodossi. La cerimonia
avvenne a conclusione del Congresso Eucaristico e Mariano
che si svolse a Rodi dal 16 al 20 settembre di quell’anno.
Il Santuario ed il Convento del Monte Fileremo furono
affidati alle cure della Missione Francescana di Rodi. La
moltitudine delle grazie celesti e dei favori d’ogni specie,
a conforto dei sofferenti e comunque bisognosi, che la
Vergine Santa elargì dal suo rinnovato santuario, fecero del
Monte Fileremo una mèta di anime in cerca del cielo. Ma nel
1947 gli Italiano dovettero abbandonare il Dodecanneso che
veniva annesso alla Grecia : i luoghi di culto dei Cattolici
furono trasformati in ortodossi (come la cattedrale di San
Giovanni, divenuta chiesa dell’Evangelismo).
Cattoliche, restarono a Rodi
solo la chiesa di san Francesco e di Santa Maria della
Vittoria, officiate da pochi padri Francescani. I Missionari
Francescani di Rodi, a cui fu tolto il Santuario del Monte
Fileremo, portarono con loro nella Basilica Patriarcale di
Santa Maria degli Angeli, ad Assisi, la preziosa immagine,
che come gemma preziosa è incastonata in una magnifica opera
d’arte ideata ed eseguita dall’insigne scultore Prof.
Tommaso Gismondi di Anagni, e dove la pietà Francescana l’ha
ospitata e finalmente viene esposta alla venerazione e alla
devozione degli Italiani che l’amarono a Rodi, e continuano
ad amarla in un altare a Lei dedicato. Nel tempio
Francescano, che canta nei secoli le Misericordie di Maria,
questa immagine è una nota in più del canto meraviglioso:
“Essa dice come la Madre di Dio, fatta dal Figlio suo, Madre
degli uomini, dovunque è Madre di Grazia, di Perdono, di
Salvezza; è una nota in più per suscitare negli uomini
confidenza e fiducia nella Madre di ogni Grazia: Maria”».
In F. Ferretti di
Castelferretto, Op. Cit.
«La preghiera, dopo l'invocazione alla Madonna, prosegue:
"L'Ordine Gerosolimitano di San Giovanni riafferma qui
solennemente la sua filiale devozione a Te Madre di Dio e
della Chiesa, e Ti offre la sua promessa; quella di
difendere la Fede Cristiana, di impegnarsi nel servizio dei
bisognosi, nella fedeltà del suo carisma. Il devoto
pellegrinaggio dell'8 settembre precede, dopo la pausa
estiva, l'inizio di un nuovo anno di attività caritativa; è
quindi più che mai necessario per tutti invocare, proprio ad
Assisi, l'aiuto divino mediante l'intercessione di Maria
Santissima. "in Cristo Gesù, infatti....ha valore
soltanto la Fede operante per la carità" (Gal 5,6).
Rivolgiamoci quindi alla Madonna per intercedere una Fede
sempre più matura: "io sono la vite e voi i tralci; chi
rimane in me ed io in lui questi porta molto frutto,
perché senza di me potete fare niente" (Gv 5,5).
Dall'essere uniti in Cristo nella preghiera scaturirà una
amicizia sempre più intensa fra di noi: "Questo è il
comandamento mio, che vi amiate scambievolmente, come io ho
amato voi. Nessuno ha un amore più grande di colui che
sacrifica la propria vita per i suoi amici" (Gv 15,
12-1). Un aiuto notevolissimo per conoscerci di più e così
essere scambievolmente più amici, è ritrovarsi insieme -
oltre che al pranzo di Assisi - anche al ricevimento al
Castello di Magione preceduto da una conferenza, nella quale
esperti sanno illustrare momenti suggestivi della storia del
nostro Ordine così da stimolare, nel ricordo della
tradizione, a prodigarsi con lo stesso spirito per le
necessità e per i carismi dell'Ordine. Ed infatti, "...
.Sia che mangiate sia che beviate, o facciate
qualunque altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio" (Cor
10,31)». In
Ibidem.
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