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I Cavalieri di Malta e la devozione all’icona della Vergine del Fileremo

 

La Madonna del Fileremo, detta anche “Vergine di tutte le Grazie”, è il simbolo della spiritualità mariana dell’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni.

Il Sovrano Ordine Militare di Malta vanta dunque una prestigiosa icona di una bellezza struggente, davvero incantevole e coinvolgente. L'antica e venerata icona della Madonna del Fileremo è stata recentemente ritrovata in Serbia.

Si tratta di un’icona che fin dal IX-X secolo d.C. era venerata presso il Moasteero di Fileremo sull’isola di Rodi. Anticamente la Madonna -gerosolimitana secondo alcuni storici dell’arte- assunse il titolo di “Santa Maria di tutte le Grazie o Madonna di tutte le Grazie”[1] e fu custodita in un santuario sul monte Fileremo (Dodecanneso – Egeo) di qui l’omonima titolazione[2].

Per secoli l’effige mariana era stata al seguito dei Cavalieri di Malta ed ha rappresentato l’emblema delle loro vicende. L’ultima notizia riguardo l’icona era risalente alla Seconda Guerra Mondiale, durante cui si era smarrita. Le ultime conoscenze certe la individuavano conservata in Russia ed errante –successivamente alla Rivoluzione d’ottobre del 1917- fra l’Estonia, la Danimarca, la Germania ed infine la Jugoslavia.

Molteplici le vicende che hanno portato il prezioso quadro da Rodi -sua prima sede- sino al Montenegro. Il ritrovamento si deve alla storica dell’arte Giovannella Bertè Ferraris che confessa una grande emozione nell’averla ritrovata[3].

 

Numerose le peregrinazioni –nonché le avventurose vicende- di questa magnifica icona dal 1395 ai nostri giorni[4].

Un pellegrino francese –attesta Giovannella Bertè Ferrans- documenta –ed è la prima notizia comprovata- l'esistenza di una miracolosa immagine mariana venerata in Rodi sul monte Fileremo.

Questa testimonianza ci viene fornita dal Signore D'Aglour che –nell’anno 1395, in pellegrinaggio verso la Terra Santa- fece tappa a Rodi. Questi ci narra che a due leghe da Rodi c’era un sito meta del pellegrinaggio di molti fedeli.

Il luogo era chiamato “Nostra Signora del Fileremo” ed era custodito da due eremiti greci che abitavano in un piccolo convento con una chiesetta- piccola ma bella-

«e che in questa chiesa si trovava l'immagine di Nostra Signora bella e molto virtuosa, che compiva molti bei miracoli. L'immagine era venerata da greci, cavalieri, mercanti e da viaggiatori di passaggio».

L'immagine -già da prima della conquista dell'isola da parte degli Ospedalieri avvenuta nel 1306- doveva trovarsi sul Fileremo da molto tempo.

La prima documentazione scritta attestante l’effige della Vergine è del D'Anglour. Ulteriormente una leggenda[5] la annovera tra le immagini sfuggite alla furia iconoclasta dell'imperatore bizantino Leone l'Eretico[6]. La più nota leggenda legata a quest’icona specifica che l’effige mariana sarebbe proveniente da Gerusalemme, questa tesi appare maggiormente accreditata degli storiografi di Rodi.

L'icona –durante i secoli di permanenza a Rodi- è stata più volte indicata nei diari dei pellegrini e negli atti dell'Ordine, mentre è certo che i Cavalieri di San Giovanni si preoccuparono di salvare l'effige mariana entro le mura della città tutte le volte che si verificò un pericolo di invasione turca[7]. Dagli atti emerge che l'immagine veniva portata in una chiesa ortodossa.

Orbene si potrebbe supporre che una prima venerazione fu cominciata -inizialmente- dalla comunità

greco-ortodossa, mentre passò con gli Ospedalieri anche alla liturgia latina. Rodi cadde nell’anno 1523 in mano agli Ottomani e l'icona venne trasferita dagli Ospedalieri in Italia.

Sappiamo che –durante le peregrinazioni italiane[8]- l’effige si fermò a Messina, in molte città sino ad approdare alla città di Viterbo.

Nell’anno 1530 l'icona viene portata nell’isola di Malta ove l'Ordine le decreta dapprima una cappella presso la Chiesa di San Lorenzo a Borgo e solo in un secondo tempo viene collocata presso la Cappella del Sacramento della nuova Chiesa conventuale di San Giovanni della Valletta.

Di questo periodo maltese sono a noi giunte grazie a descrizioni acquerellate di un inventario del Settecento, alcune riproduzioni di due “vestiti” che adornavano la Vergine di Fileremo con preziosi ricami e gioielli[9]. Dette coperture dell'effige della “Madonna di tutte le Grazie” è interessante notare siano state dipinte senza volto, difatti l’illustrazione grafica presenta -al posto del viso- uno spazio vuoto dalla sagoma sempre simile.

Dalla relazione del visitatore apostolico Fabio Chigi -sempre durante il periodo maltese- è giunto a noi un acquerello che accompagnava: la Madonna è rappresentata nell'atteggiamento dell'Asiodoritissa[10] con le mani in atto di impetrazione. Purtroppo anche in questo caso l'acquarellista si limita a delineare i tratti sommari del volto che sono quindi meramente indicatori.

Il Gran Maestro Ferdinando Hompesh riesce ad ottenere le tre principali reliquie dell'Ordine che porta con sé conseguentemente alla caduta di Malta in mano a Napoleone. È così che uno dei frammenti della vera Croce, la mano destra di San Giovanni Battista e l'icona della Madonna del Fileremo vengono tratte in salvo dal sovrano dei Cavalieri Ospitalieri.

La storia ci dichiara che il tentativo di ottenere un aiuto dalla Russia per riottenere Malta, tra l’anno 1798 e il 1799, consentì di inviare solo le reliquie allo Zar Paolo I che –nel frattempo- si era proclamato Gran Maestro dell'Ordine[11]. Lo Zar dà ordine che fossero costruite con la massima urgenza delle teche -estremamente ricche- per custodire le reliquie; successivamente durante una festa per le nozze della figlia rende ufficiosa la notizia della presenza delle reliquie in Russia.

Nell’anno 1852 lo Zar Nicola I dispose che fosse eseguita una copia per la pubblica venerazione del popolo; così come l’originale, anche la copia russa avrà una vita molto movimentata.

Sappiamo che durante la rivoluzione d'ottobre restò in Russia, per esser poi spedita a Rodi dal Governo bolscevico nell’anno 1925 su invocazione dell'allora Governatore delle isole Egee. Nell’anno 1931 fu intronizzata sul Monte Fileremo ove venne costruito un santuario per custodirla e venerare il luogo da cui si determinò la diffusione di culto così ampio e vago nel corso della storia. Presso l’Isola si registrerà una smisurata venerazione, specialmente tra i cattolici della colonia italiana. Nell’anno 1948 Rodi passò al governo della repubblica greca e l'icona fu trasportata ad Assisi dai francescani ed intronizzata su uno degli altari della basilica di Santa Maria degli Angeli. La riproduzione dell’originale si trova tuttora presso la patriarcale chiesa assisana ed è stata già sottoposta a due restauri.

Per quanto concerne l’intricata e complicata vicenda del quadro originale sappiamo che l'icona di Monte Fileremo abbandonò la Russia per giungere in Danimarca dove venne data in custodia alla Zarina Madre Maria Fedorovna[12].

Alla sua morte viene assegnata alla Chiesa Ortodossa russa che in quegli anni la sede provvisoria era Berlino ed essendo anche questa stessa in esilio decise che venisse affidata ad Alessandro I di Jugoslavia. Di questa “trasmissio” fu redatto nell’anno 1932 un atto ufficiale di consegna di grande importanza[13] che segna l’attestazione delle tre reliquie di Malta. Queste cimeli sono stati trovati negli ultimi tempi in Montenegro ed ivi custoditi.

Le reliquie restano a Belgrado sino al 1941. durante l’occupazione tedesca se ne perdono le tracce, anche a seguito della partenza della famiglia reale.

La comunità degli storici dell’arte erano unanimi nel dire che l'icona fosse andata dispersa, addirittura distrutta. Al riguardo si azzardò che fosse conservata in un sommergibile che fu in seguito abbattuto o addirittura perché fosse nel tesoro, custodito in Svizzera, di Re Alessandro, la mancanza del codice rendeva irraggiungibile quel tesoro[14].

Per fortuna tutto ciò apparve chiaramente falso e nell’anno 1992 con la liberalizzazione politica della Federazione Jugoslava cominciò a circolare una voce che attestava la presenza di un tesoro di Malta custodito in un monastero del Montenegro o della Macedonia. L'icona della Vergine di Fileremo c'era. L’effige mariana si scoprì essere a Cetinia.

Nell’anno 1998 Giovannella Bertè Ferraris otteneva di vedere il dipinto reso libero del suo prezioso ma opprimente rivestimento. I risultati dell’indagine realizzati nel maggio 2000 hanno consentito di misurare l'icona e di fotografarne i particolari, oltre ai marchi dei sigilli ed il vero volto dell'icona scevro dalle decorazioni superficiali d’argento postume.

La preghiera alla Vergine di Tutte le Grazie Regina di Monte Fileremo[15]

Vergine Santissima, Madre di tutte le grazie, noi salutiamo e ringraziamo Voi, che per tanti secoli voleste porre il Vostro trono di misericordia sopra le rovine dei templi pagani, nell’isola delle rose sulla cima di Monte Fileremo, scegliendo una vetta già dalla natura foggiata ad altare, al centro del mare Mediterraneo per dimostrarci che di lassù Volevate vigilare e proteggere tutti i popoli dei tre antichi continenti, che offrirono i primi fedeli alla Santa Religione del Vostro Divin Figliuolo Gesù. I Vostri occhi, colmi di tenerezza, ci assicurano una continua, materna assistenza e promettono l’aiuto divino a quanti, sia pur da lontano, Vi chiamano in loro soccorso. Voi siete veramente la nostra dolce Regina e la nostra speranza. Aiutate, o Vergine Santissima, la nostra volontà a tenerci lontani dal peccato e dall’indifferenza per essere degli di chiamarVi sempre Madre. Benedite specialmente la nostra Patria, che vogliamo benefica nella pace e amata fra tutte le genti. Benedite le nostre case, il nostro lavoro, il nostro riposo, le nostre giuste aspirazioni di bontà, di bene e di umano progresso nella universale concordia. Aiutate chi non ha sostegno e chi non ha pane, coloro che si trovano in pericolo e in tentazione, nella tristezza e nello scoraggiamento, in malattia o in punto di morte. Benedite con uno stesso gesto materno gli innocenti e i colpevoli, i credenti e i dubbiosi, per rammentare a tutti che sono e devono riconoscersi per figli di Dio e figli Vostri, affratellati dal sangue di Gesù e dal Vostro tenerissimo amore. Madre della Grazia Divina, Prega per noi.

Tre Ave e Salve Regina

100 giorni d’indulgenza

+ GIAN MARIA CASTELLANI

Il Principe e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta inizia così: "Oh Vergine del Fileremo! Siamo venuti in pellegrinaggio devoto a venerare la Tua Icona, oh nostra Protettrice durante i secoli...", mentre Sua Altezza Eminentissima Andrei Bertie termina con le parole: "...Sorretti dall'esempio del Beato Gerardo, a Te ci affidiamo Madre Nostra amatissima". Questa preghiera è quindi uno stimolo ad accorrere sempre più numerosi in pellegrinaggio ad Assisi nella ricorrenza della Natività di Maria Santissima l'8 settembre, giorno l’Ordine di Malta adora la Beata Vergine di Fileremo presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli in Assisi.

Presso un altare della Basilica Patriarcale –sorgente per contenere e custodire l’antica “Porziuncola”- è ubicata un'immagine della Madonna di Monte Fileremo, la riproduzione fu fatta eseguire dallo Zar Nicola I per essere esibita al popolo dei fedeli che venerano la Madonna degli Angeli. Presso la stupenda basilica vi è un altare dedicato alla “Vergine di tutte le Grazie di Fileremo” presso cui, terminata la Santa Messa, tutti i membri dell'Ordine di Malta preceduti dal Gran Maestro ed i presenti si recano a pregare.

Ecco che la veneratissima Madonna dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, già a lungo adorata sul Monte Fileremo nell’isola di Rodi, è stata intronizzata in terra umbra –proprio nel comune di Assisi,terra del “Poverello”- nella Basilica Patriarcale di Santa Maria degli Angeli.

Prof. ALESSIO VARISCO

Storico dell’Arte e saggista

Direttore "Antropologia Arte Sacra"


 


[1] Παναγία όλων των χαρίτων (Panaghìa òlοn ton charìton) ovvero “Madonna di tutte le Grazie”.

[2] Quest’icona venne custodita nel luogo di uno dei più famosi templi antichi e pagani del bacino del Mediterraneo.

[3] La studiosa dell'icona ha partecipato come relatrice ai Congressi Mariologici Internazionali tenutisi a Malta nel 1983 ed a Kevelaer nel 1987. In una conferenza a Messina ha manifestato l’emozione nell’averla rinvenuta recentemente oltre Adriatico.

[4] «Per tutto il tempo che l’isola fu in mano ai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, questa immagine della Madonna, una tipica icona Bizantina, ebbe culto ed onori straordinari sul Fileremo e nella Cattedrale di Rodi. Fu intorno a questa sacra icona che i Cavalieri ed il popolo di Rodi si raccolsero in preghiera quando il 26 giugno del 1522 i turchi di Solimano posero l’assedio alle mura. Dopo sette mesi di strenua difesa, l’isola cadde in mani islamiche. Con gli ultimi cavalieri che prendevano la via dell’esilio, verso Creta prima. E verso l’Italia poi, andò via da Rodi anche l’icona della Vergine del Fileremo, come straordinario ricordo e viatico. Dopo varie peregrinazioni il quadro approdò a Viterbo e poi con i Cavalieri a Malta. Successivamente caduta anche quest’isola, per oscure vie comparve a Mosca, alla corte degli zar; da Mosca a Belgrado e, poi, scomparve». In Filippo Ferretti di Castelferretto, Già venerata sul Monte Fileremo nell’isola di Rodi, ora intronizzata nella Basilica Patriarcale di Santa Maria degli Angeli.

[5] Legata all'origine dell'icona e ripresa in una bolla magistrale del 1497.

[6] L’imperatore di Bisanzio Leone l’Eretico detto anche “Leone III l'Isaurico” che visse nell'VIII secolo d.C..

[7] I tentativi di espugnare l’Isola da parti dei Turchi avvennero negli anni 1444, 1448, 1510 ed infine nel 1522; di tutte queste incursioni fu redatto un registro delle traslazioni della Madonna di Fileremo dall’Eremo alla città fortificata.

[8] Che non durarono neppure un decennio, sempre al seguito dei Cavalieri di San Giovanni.

[9] Questa prassi di “vestire” le effigi mariane è presente in molti culti alla Vergine -anche in altre regioni-, ad esempio, presso i Sacri Monti basti citare la Vergine di Oropa.

[10] Ovvero della “Madonna vocata” e ricoperta da una placca metallica d'argento dorato.

[11] Dello Zar Paolo I non fu mai ratificato il provvedimento di nomina a Gran Maestro dell’Ordine da parte della Santa Sede in quanto non cattolico e di rito ortodosso.

[12] La Zarina Madre Maria Fedorovna è l'unica superstite della famiglia reale russa.

[13] Questo documento è molto importante in quanto oltre ad attestare la proprietà e l’esistenza della Vergine di Fileremo che pareva esser scomparsa ci sono delle fotografie allegate delle tre Sante Reliquie.

[14] «Nel 1924 il Governo delle Isole Italiane dell’Egeo lo richiese ufficialmente al nuovo governo sovietico per riportarlo alla sua sede storica del Fileremo. Il Governo di Mosca, per intercessione dell’alloro Ministro della Pubblica Istruzione, non potendo inviare l’originale antico, scomparso (?) alla morte degli Zar, (infatti dell’icona si erano perse le tracce), inviarono a Rodi una preziosa icona Russa che si diceva fosse una lontana copia dell’originale. Questa icona (copia) fu intronizzata perciò nella cattedrale di Rodi nel 1925. Nel 1931, completamente ricostruito l’antico santuario del Monte Fileremo, la Vergine rientrò trionfalmente nel suo Tempio, alla presenza delle più alte autorità dell’Egeo e del Gran Maestro dei Cavalieri di Malta, dove fu tanto venerata da devoti Cattolici ed Ortodossi. La cerimonia avvenne a conclusione del Congresso Eucaristico e Mariano che si svolse a Rodi dal 16 al 20 settembre di quell’anno. Il Santuario ed il Convento del Monte Fileremo furono affidati alle cure della Missione Francescana di Rodi. La moltitudine delle grazie celesti e dei favori d’ogni specie, a conforto dei sofferenti e comunque bisognosi, che la Vergine Santa elargì dal suo rinnovato santuario, fecero del Monte Fileremo una mèta di anime in cerca del cielo. Ma nel 1947 gli Italiano dovettero abbandonare il Dodecanneso che veniva annesso alla Grecia : i luoghi di culto dei Cattolici furono trasformati in ortodossi (come la cattedrale di San Giovanni, divenuta chiesa dell’Evangelismo).

Cattoliche, restarono a Rodi solo la chiesa di san Francesco e di Santa Maria della Vittoria, officiate da pochi padri Francescani. I Missionari Francescani di Rodi, a cui fu tolto il Santuario del Monte Fileremo, portarono con loro nella Basilica Patriarcale di Santa Maria degli Angeli, ad Assisi, la preziosa immagine, che come gemma preziosa è incastonata in una magnifica opera d’arte ideata ed eseguita dall’insigne scultore Prof. Tommaso Gismondi di Anagni, e dove la pietà Francescana l’ha ospitata e finalmente viene esposta alla venerazione e alla devozione degli Italiani che l’amarono a Rodi, e continuano ad amarla in un altare a Lei dedicato. Nel tempio Francescano, che canta nei secoli le Misericordie di Maria, questa immagine è una nota in più del canto meraviglioso: “Essa dice come la Madre di Dio, fatta dal Figlio suo, Madre degli uomini, dovunque è Madre di Grazia, di Perdono, di Salvezza; è una nota in più per suscitare negli uomini confidenza e fiducia nella Madre di ogni Grazia: Maria”». In F. Ferretti di Castelferretto, Op. Cit.

[15] «La preghiera, dopo l'invocazione alla Madonna, prosegue: "L'Ordine Gerosolimitano di San Giovanni riafferma qui solennemente la sua filiale devozione a Te Madre di Dio e della Chiesa, e Ti offre la sua promessa; quella di difendere la Fede Cristiana, di impegnarsi nel servizio dei bisognosi, nella fedeltà del suo carisma. Il devoto pellegrinaggio dell'8 settembre precede, dopo la pausa estiva, l'inizio di un nuovo anno di attività caritativa; è quindi più che mai necessario per tutti invocare, proprio ad Assisi, l'aiuto divino mediante l'intercessione di Maria Santissima. "in Cristo Gesù, infatti....ha valore soltanto la Fede operante per la carità" (Gal 5,6). Rivolgiamoci quindi alla Madonna per intercedere una Fede sempre più matura: "io sono la vite e voi i tralci; chi rimane in me ed io in lui questi porta molto frutto, perché senza di me potete fare niente" (Gv 5,5). Dall'essere uniti in Cristo nella preghiera scaturirà una amicizia sempre più intensa fra di noi: "Questo è il comandamento mio, che vi amiate scambievolmente, come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di colui che sacrifica la propria vita per i suoi amici" (Gv 15, 12-1). Un aiuto notevolissimo per conoscerci di più e così essere scambievolmente più amici, è ritrovarsi insieme - oltre che al pranzo di Assisi - anche al ricevimento al Castello di Magione preceduto da una conferenza, nella quale esperti sanno illustrare momenti suggestivi della storia del nostro Ordine così da stimolare, nel ricordo della tradizione, a prodigarsi con lo stesso spirito per le necessità e per i carismi dell'Ordine. Ed infatti, "... .Sia che mangiate sia che beviate, o facciate qualunque altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio" (Cor 10,31)». In Ibidem.

 


 
 
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