La Chiesa del Santo
Sepolcro di Gerusalemme in Pisa:
Una riproduzione gerosolimitana dell’Anastasis
dell'architetto Deotisalvi
Tra simbolismo e
misticismo
Come il quadrato
indica il mondo,
così il cerchio rappresenta il cielo.
A livello architettonico la unificazione di questi due elementi
–in realtà sono entrambi una sorta di principi antagonisti che
determinano la costituzione del mondo materiale e spirituale- si
fonda nella realizzazione di templi votivi. La storia dell’arte
presenta templi, sinagoghe, chiese, moschee che rivendicano
contenuti simbolici, estremi significati della stessa fede.
Orbene si pensi alla cuba islamica che doveva avere una
base quadrata e un tetto circolare, tracciati dal compasso
celeste e dalla squadra terrestre.
Presso i neoplatonici
e i neopitagorici -le cui dottrine influirono la cultura
islamica- la genesi del mondo scaturirebbe da un cerchio
generato da due quadrati ruotanti di 45° rispetto ai propri assi
che determinerebbero quindi un ottagono.
Nella tradizione
cristiana ed islamica la figura dell’ottagono è uno dei
principali simboli dell'arte e dell’architettura: molteplici le
decorazioni e/o templi a forma ottagonale.
Alcuni edifici civili e militari presentano la forma ottagonale,
il più mirabile esempio è Castel del Monte in Puglia.
Il numero otto è
provvisto di una grande valenza e valore dal punto di vista
simbolico. La cifra otto descrive il mondo transitorio fra il
cielo -la circonferenza- e la terra -la mole quadrata-, il punto
di arresto della manifestazione. Nella tradizione ebraica, a
livello cabalistico, esso è la rappresentazione della bilancia e
perciò dell’equità, un rimando esplicito al Giudizio divino, ad
un attesa messianica ed alla parusia. Dal punto di vista visivo
lo stesso numero disposto orizzontalmente raffigura l'infinito.
La figura geometrica
a otto lati, rappresentazione spaziale della cifra medesima,
custodisce in sé la nozione di rigenerazione spirituale
poiché “medium” fra il quadrato –terreno- e il cerchio –divino-.
A livello architettonico non è un caso se dall’antica tradizione
cristiana il fonte battesimale -che simboleggia rigenerazione e
rinascita- ha quasi sempre la forma ottagonale. Il fonte
ottagonale è rappresentazione dell'ottavo giorno da cui
si generò “l'uomo nuovo” –Colui che fu investito dalla
Grazia- ed ebbe luogo la risurrezione del Cristo. Il simbolo
dell’ottavo giorno
è
il simbolo della schiacciante vittoria sul male, sugli inferi.
L’ottavo giorno è la parusica attesa colmata dalla nascita del
Cristo, l’Emmanuele –ovvero Dio con noi-, mediatore e
pacificatore fra Dio e l'uomo.
L’ottavo giorno –in realtà irreale nel calendario reale- è un
puro simbolo della Salvezza Divina indicante l'«altro giorno»,
ovvero il «tempo di Dio».
Tutte le figure
geometriche che si costituiscono dall'ottagono oppure dalla
stella a otto punte appaiono in molte piante di chiese cristiane
–ed anche nell’architettura islamica, in molte moschee-
e costituiscono un simbolo mandalico che riproduce il
percorso dal mondo umano –terreno- alla salvezza eterna
–metafisica e trascendente, divina-. L’ottagono è
rappresentazione della quadratura del cerchio.
Svariate strutture traggono ispirazione dalla stella ad otto
punte: la Cupola della Roccia presso Gerusalemme -innalzata dal
Califfo 'Abd al-Malik- sulla rupe dove un tempo si trovava il
tempio di Salomone,
la chiesa del Santo Sepolcro, l'una testimonianza
dell'affermazione religiosa dell'Islam (da lì Maometto lasciò la
terra per essere assunto in cielo), l'altro costruzione templare
in Pisa. Le proporzioni del Santo Sepolcro in Pisa fu ispirata
dalle stesse misure usate da Salomone per la costruzione del
Tempio di Gerusalemme.
Altri edifici hanno
reminescenze simbolico-geometriche e sono ubicati in Pisa: la
cappella di Sant'Agata, il Campanile della chiesa di San
Nicola di cui si è perso sia il nome dell'architetto che li
costruì che il loro immenso significato emblematico. Diverse
sono le attribuzioni su chi possa esser stato l'architetto del
campanile di San Nicola, il Vasari
assicura che l’architetto progettista del campanile di san
Nicola fu stimolato dal Fibonacci.
Difatti le misure i rapporti in alzato delle varie forme
geometriche del campanile
seguono fedelmente i dettami tecnici della conoscenza algebrica.
Altresì è dimostrato che il disegno risponde a rapporti
algebrici e conseguentemente il campanile manifesta tali
formule. Sicuramente i nomi riportati dagli storici sono
molteplici, sebbene la datazione ed il periodo storico, nonché
il contesto fanno ipotizzare addirittura lo mano del matematico
Leonardo Pisano,
personaggio con grandi conoscenze di algebra e
simbolismo-geometrico, apprese dal mondo islamico nei suoi
viaggi col padre. Leonardo da Pisa, meglio noto come
“Fibonacci”- nacque e visse in una città di navigatori e
crociati. Sicuramente quando venne al mondo la chiesa di San
Sepolcro aveva già preso forma nel secolo precedente ed ebbe
modo di ammirarne forme e proporzioni.
Federico II tenne in
altissima considerazione Pisa –questo è dato sapere dai
documenti- punta di diamante del ghibellinismo in Italia, alla
quale rinnovò gli antichi diplomi imperiali fra cui le
concessioni di metà delle più importanti città del sud della
penisola insieme ad una via in ogni città del regno, fu per
l'acceso ghibellinismo e fedeltà all'impero che Pisa si prese la
scomunica insieme a Federico, tolta con l'edificazione del
grande ospedale di Santa Chiara nella piazza dei miracoli.
Il grande matematico
che per primo introdusse il sistema numerico arabo in Occidente
(dedicò all'Imperatore, nel 1225, il suo Liber quadratorum)
e Michele Scoto -grandissimo astrologo- autore del triplice
trattato Liber Introductorius, Liber particularis,
e la Phisyognomia, che nel loro complesso costituivano
una vera enciclopedia di tutto il sapere astronomico-astrologico
dell'epoca. Il simbolo dell'ottagono si ritrova spessissimo
sulle chiese pisane, la cattedrale stessa mostra tarsie che
spesso ricorrono in figure geometriche ottagonali, questi
simboli vennero usati successivamente in Castel del Monte in
Puglia.
La forma ottagonale è
pure presente nell’altare della Basilica superiore di Assisi,
costruito da frate Elia. Difatti -da più storici- frate Elia è
accreditato –unitamente a Leonardo Pisano- progettista del
castello federiciano di Castel del Monte. L'eco di Fibonacci
raggiunse anche la corte di
Federico II
del Sacro Romano Impero,
soprattutto dopo che il suo matematico ebbe alcuni problemi
risolti dal Fibonacci. Per tale motivo gli fu destinato una
rendita che gli diede facoltà di dedicarsi interamente ai suoi
studi.
Dall’anno 1228 non si
hanno più notizie del matematico, salvo il conferimento del
titolo di "Discretus et sapiens magister Leonardo Bigollo",
contenuto all’interno del Decreto della Repubblica di Pisa
che gli conferì detta onorificenza. Fibonacci morì qualche anno
dopo -presumibilmente a Pisa-, ma i suoi studi furono così
importanti che tutt'oggi esiste una pubblicazione periodica
dedicata interamente alla sequenza aritmetica da lui elaborata,
il"Fibonacci Quarterly".
Il Santo Sepolcro di
Gerusalemme in Pisa
Una riproduzione
gerosolimitana dell’Anastasis del Deotisalvi in Toscana
A Pisa si contano
molteplici tracce di grandi artisti ed in particolare architetti
che hanno segnato i fasti della Città nell’epoca delle
Repubbliche Marinare. In realtà Pisa cela due grandiose opere
dell’architetto Deotisalvi che richiamano l’architettura dell’Anastasis
di Gerusalemme: la chiesa del Santo Sepolcro e il battistero
della cattedrale.
L’attività
progettuale dell’architetto Deotisalvi si pone intorno alla metà
del XII secolo. Il Deotisalvi svolge la sua attività costruttiva
mentre la Repubblica Marinara di Pisa assume un ruolo primario
nel movimento crociato e nella gestione dei traffici marittimi
con l’Oriente, per importanza, forza ed efficacia.
La chiesa del Santo
Sepolcro in Pisa era la sede di un ospedale dei cavalieri
Gerosolimitani
e scaturiva
dal progetto di Deotisalvi sulla riva di manca del fiume Arno.
La chiesa era pensata in questa posizione per poter favorire gli
sbarchi e le comunicazioni. Quest’oggi quell’antico rapporto,
una sorta di vero e proprio sodalizio, con il fiume -cantato dal
Sommo- non è più evidente a causa dell’accrescersi di numerosi
palazzi che hanno trasformato energicamente questa parte
dell’antica e bella città medievale.
Il motivo per cui
questa chiesa si chiama del Santo Sepolcro é dipeso dal fatto
che i pisani avevano partecipato alla Prima Crociata con il loro
vescovo, Darberto. Nell’anno 1112 i cittadini della Città di
Pisa vollero fondare un complesso che contenesse una chiesa, un
convento, l’albergo e l’ospedale, su modello di una costruzione
anonima che si trovava a Gerusalemme.
I Gerosolimitani si
erano insediati a Pisa a partire dall’anno 1113 e da qui
coordinavano un apprezzabile centro di ricezione per i
pellegrini diretti verso la Terra Santa che partivano proprio
dalla città. A livello storico l’attribuzione della chiesa a
Deotisalvi è assicurata da una lapide murata sul fusto del
campanile
che recita:
«HUIUS OPERIS FABRICATOR / DE(EU)STESALVET
NOMINAT(UR)».
La chiesa è composta
da una struttura ottagonale con un ambulacro di otto
equidistanti pilastri
che sostengono -su archi acuti- un tamburo e un tetto di forma
piramidale. Ciò che stupisce all’interno della chiesa durante la
visita l’assoluta e rigorosa perfezione delle forme geometriche
che costruiscono un tempio equilibratissimo, oltre a ciò i
pilastri hanno una sezione pentagonale e rispecchiano un
rigoroso rispetto dell’equilibrio compositivo. Sul perimetro
della chiesa ammiriamo ampie monofore che dischiudendosi
assicurano un’ottima illuminazione interna.
Difatti la struttura ottagona era
ritenuta la primigenia forma del sepolcro di Cristo a
Gerusalemme. Profondamente alterato nel corso dei secoli e
riportato all’aspetto originale solamente nell’ottocento,
l’edificio è un ottagono in pietra con due finestre per lato e
una copertura a piramide anch’essa ottagonale fornita di
un’apertura per ogni parete.
Le coperture
apparivano dapprima in tetto ligneo. Per taluni storici
dell’arte –ma non è chiaro e verosimilmente documentato- se la
piramide di conclusione fosse schiusa alla punta, a riproduzione
–in questo modo quasi anastatica- della cupola del Santo
Sepolcro di Gerusalemme.
A fianco della chiesa
venne realizzato il campanile di base quadrangolare
-probabilmente in una fase successiva alla costruzione della
chiesa-
appare bicromo: dalla base in pietra verrucana mentre la parte
superiore in laterizio..
In realtà la chiesa
rassomiglia fortemente alla Moschea di Homar che i cristiani di
Gerusalemme avevano nominato Templum Domini.
Sopra il portale principale, in una lunetta è
racchiuso il "Busto di Diotisalvi" -progettista di due mirabili
architetture pisane ottagone-, opera scolpita nell’ottocento da
Sante Varni.
L’interno della chiesa è luminoso ma di aspetto
severo ove otto massicci pilastri con archi acuti racchiudono la
zona dello spoglio altare mentre in alto si apre la cupola
piramidale in mattoni che creano cangianti effetti cromatici.
Sino alla metà
dell’Ottocento era circondata da un porticato.
Purtroppo durante i lavori di restauro intrapresi in quegli
anni, il bel porticato fu completamente abbattuto. La chiesa
doveva apparire cinta da un loggiato trecentesco di ottima
fattura che celava la naos e la piramide.
All'interno
troviamo sul pavimento davanti all’ingresso principale è
visibile la Tomba di Maria Mancini Colonna, favorita del Re
Luigi XIV di Francia, mentre addossato alla parete il Pozzo
Miracoloso cui attingeva acqua la pisana Sant’Ubaldesca, vissuta
nel XII secolo.
Accanto alla chiesa, situata in
posizione più bassa rispetto al piano stradale, si eleva il
grande Campanile in pietra e laterizi, ornato da archetti e da
un’elegante bifora.
Campanile e chiesa
sono rivestiti in pietra chiara verrucana
e la decorazione appare misurata –quasi severa e rigida-,
limitata a sole teste di tori e di leoni che protendono dalle
pareti esterne.
Al di sopra del
portale un fregio con un leone unghiato venne posto
nell’Ottocento un busto commemorativo di Deotisalvi, realizzato
dallo scultore Sante Varni.
Prof. ALESSIO VARISCO
Storico dell’arte e
saggista
Direttore "Antropologia Arte Sacra"
La forma del castello è in realtà il rifacimento in pianta
di della stella ottagonale, rappresenta in modo molto
efficace la sacralizzazione dell'autorità sveva: Castel del
Monte è il simbolo di Federico II per rappresentare la
comunione di Regnum et Sacerdotium nella sua persona.
Castel del Monte in Puglia simbolo della spiritualità dei
soldati di Cristo e simbolo architettonico della Pax Augusta
federiciana.
Leonardo Fibonacci, conosciuto anche come Leonardo da Pisa o
Leonardo Pisano -nato a Pisa nel 1170 e morto a Pisa
nel 1250- è stato uno dei massimi matematici italiani.
Fibonacci è noto soprattutto per la sequenza di numeri da
lui ideata e conosciuta, appunto, come “successione di
Fibonacci” ovvero: 0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55,
89, 144… In questa serie numerica cui ogni numero -a parte i
primi due- è la somma dei due che lo precedono. Sembra che
questa sequenza sia presente in diverse forme naturali (per
esempio, negli sviluppi delle spirali delle conchiglie).
Insieme ad altri
matematici del suo tempo, diede un apporto alla rinascita
delle cosiddette “scienze esatte” dopo la rovina dell'ultima
parte dell'età classica e del primo Medioevo. Il padre
Guglielmo -rappresentante dei mercanti della Repubblica di
Pisa nella regione di Bugia (in arabo “Bejaia” ed in
berbero “Bgayet”) in Cabilia (attuale
Algeria)- portò la propria famiglia alcuni anni, con
Leonardo, in quelle terre. Perciò il Fibonacci ebbe modo di
scoprire in quella città e studiare i procedimenti
matematici che le popolazioni arabe stavano effondendo nelle
regioni da loro conquistate. Qualcuno di questi procedimenti
–addirittura importati per la prima volta dagli Indiani-
comportarono la nascita di una cultura differente da quella
mediterranea sino ad allora attiva. Fibonacci visitò molti
luoghi lontani al fine di affinare queste sue nuove
acquisizioni di sapere matematico, a lui sconosciute, per
diffonderle in Occidente. Sappiamo che Leonardo da Pisa
arrivò sino a Costantinopoli e riuscì a compiere tutti
questi viaggi avvicendando gli studi matematici al
commercio, da quest’ultimo trasse i sostentamenti per
proseguire i suoi studi matematici. Rientrò a Pisa intorno
al 1200. Negli anni successivi pubblicò nel 1202 e nel 1228
la sua opera di quindici capitoli Liber Abaci,
tramite la quale introdusse per la prima volta in Europa le
nove cifre (da lui chiamate indiane), assieme al
segno 0, "che in latino è chiamato zephirus "zefiro"
–nell’ambito del primo capitolo affronta numerosi confronti
con il sistema romano, utili ad un’antropologia della
nascente scienza matematica alla luce della precedente
cultura scientifica-. Nei suoi scritti ebbe modo di
presentare i “criteri di divisibilità”, le “regole di
calcolo di radicali quadratici e cubici” e numerose altre
elaborazioni, oggi base ineludibili per affrontare
propedeuticamente le scienze matematiche.
Immise -con poco successo- la barretta delle
frazioni, nota al mondo arabo prima di lui trattata
nell’ambito dal secondo al quarto capitolo. Per fare vedere
"ad oculum" l'efficacia del nuovo sistema egli
sistemò sotto gli occhi del lettore una tabella comparativa
di numeri scritti nei due sistemi, romano e indiano. In
realtà il sistema indiano era già conosciuto, ma se ne
esitava la superiorità su quello romano per una sorta di
ossequio al sistema classico antico. Sono anche compresi
quesiti che gli furono posti, con la loro soluzione tra cui
in uno dei capitoli la trattazione aritmetica del problema
commerciale, problemi di cambi: tutte applicazioni oggi
delle scienze economiche e bancarie ancora impiegate.
L’opera del Fibonacci sebbene si tratti di un manoscritto è
giunta a noi sotto svariate copie, assieme ad alcuni altri
suoi libri; si ha notizia anche di altri scritti –citati da
altri studiosi-, però non rintracciabili.
Prima del 1850 il Tempio del Santo Sepolcro
di Pisa venne mutilato dello stupendo trecentesco porticato
che lo cingeva.
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