La chiesa di Santo Stefano dei cavalieri in Pisa ed il Sacro Ordine Militare Cavalleresco di Santo
Stefano
La chiesa di Santo Stefano dei cavalieri in Pisa è intessuta di
storia delle vicende della Regione Toscana e dell’omonimo Ordine
fondato dalla Casa de’Medici. Si rende necessario tratteggiare
alcune tappe della Sacra Religione peraltro attiva nel
Mediterraneo contro le scorrerie piratesche.
L’Ordine Militare
e Cavalleresco di Santo Stefano Papa e Martire fu fondato a
Pisa da Cosimo I de' Medici, Granduca di Toscana. L’Ordine fu
approvato il 1° ottobre 1561 da Papa Pio IV
e stabilì che l'Ordine osservasse i dettami della Regula
Benedicti.
Il Pontefice chiese altresì che fosse fregiato della croce rossa
a spicchi con punte lanceolate e si chiamasse “Ordine di Santo
Stefano Papa e Martire” in onore alla vittoria sulla città di
Siena
durante la battaglia condotta da Cosimo il 2 agosto 1554,
appunto nel giorno della festa del Santo.
Oggi il “Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e
Martire” è un ordine cavalleresco-dinastico di collazione
della I. R. Casa Granducale di Toscana, così come l'Ordine
di San Giuseppe e l'Ordine del merito civile.
Il primo Gran Maestro
dell’Ordine di Santo Stefano fu Cosimo e poi i suoi successori,
i Granduchi di Toscana. La dedica a Santo Stefano Papa e Martire
deriva dal giorno della vittoria di Cosimo nella Battaglia di
Montemurlo (2 agosto 1537).
La religione fu posta sotto la protezione di Santo
Stefano Papa e Martire poiché il 2 agosto - giorno della sua
ricorrenza- Cosimo I de’ Medici aveva conseguito due importanti
vittorie militari sconfiggendo le truppe francesi guidate da
Piero e Filippo Strozzi a Scannagallo (1554) e a Montemurlo
(1557), che gli avevano permesso di consolidare definitivamente
la Signoria Medicea su Firenze e di riuscire ad
elevarsi da principe di uno stato cittadino a
sovrano di uno stato
regionale
grazie all'annessione dei territori della repubblica di Siena.
Il Nunzio Pontificio Mons. Cornaro nel Duomo di Pisa -durante
durante una solenne e suggestiva cerimonia-vestì solennemente
Cosimo I de' Medici, per se e per i suoi discendenti, dell'Abito
di Gran Maestro del Sacro Militare Ordine di S. Stefano Papa e
Martire. Era la mattina del 15 marzo 1562 e si consacrò la
nascita –plateale e scenografica- dell’Ordine mediceo.
La solenne cerimonia d'investitura di Cosimo I ebbe luogo nel
Duomo di Pisa, sede della cattedrale in quanto l’edificazione
della Chiesa Conventuale -ove poi avvennero tutte le successive
grandi cerimonie dell'Ordine- venne iniziata dal Vasari nel 1565
e completata nel 1569.
L'inizio dell’Ordine è segnato dalla partecipazione a battaglie
di difesa –come già descritto dalle finalità-, ma la più grande
e significativa partecipazione dell’Ordine di Santo Stefano fu
Battaglia di Lepanto del 1571 cui fattivamente prese parte
sostenendo l’impresa con ben dodici galere. La flotta -guidata
dal Generale Pontificio Marc'Antonio Colonna- concorse a
sconfiggere l'armata turca –in maniera determinante-, e stette
nel Mediterraneo fino ai primi decenni del Settecento, quando
alcuni dei cavalieri dell’Ordine di Santo Stefano intervennero
alla crociata in Morea del 1716 - 1719.
In principio l’Ordine era segmentato in tre
classi che riprendevano quelle della Religione di San Giovanni
di Gerusalemme (Sovrano Militare Ordine di Malta) ed era
costituito quindi di: Cavalieri Militi di Giustizia
(alcuni dei quali titolari di Prebende o Recettorie),
vi erano poi Cavalieri Sacerdoti di Obbedienza (alcuni
nobili ed insigniti di benefici, altri invece Cappellani di
Obbedienza che risiedevano nel Convento di Pisa) e Cavalieri
o Frati Serventi (divisi in Serventi d'Arme - ammessi
per grazia e che prestavano effettivo servizio militare-, e
Serventi d'Offizio che non erano propriamente cavalieri).
Inoltre La l'Ordine poteva insignire della “mezza croce”
donata a persone benemerite.
I requisiti per essere ammessi
erano molto rigidi. Difatti erano richiesti: la nascita
legittima, la buona condotta morale, l'età maggiore di 18 anni,
la nascita in luoghi individuati in maniera ufficiale come
“città” e la nobiltà dei casati di ciascuno dei quattro avi.
A questi numerosi requisiti era altresì richiesto il godimento
di un patrimonio tale da permettere di realizzare alle
obbligazioni connesse con l'appartenenza all'Ordine.
I Cavalieri all'atto
dell'investitura dovevano emettere le solenni e rituali
professioni di “carità, castità coniugale e obbedienza”
previste dal Capitolo secondo degli Statuti.
Nell’anno 1565 furono aggregate all'Ordine –a
quel tempo solo maschile- le monache di San Benedetto di Pisa.
Un altro monastero di Benedettine –sempre dipendenti
dall'Ordine- fu fondato a Firenze nell’anno 1588 sotto il titolo
della “Immacolata Concezione”.
Le monache benedettine dipendenti dall’Ordine
vennero chiamate “stefaniane”. Essendo l’Ordine di tipo
dinastico anche queste avevano l'obbligo di essere nobili e
indossavano un abito ed uno scapolare di lana bianca,
divisata con la croce rossa di Santo Stefano.
Data la pregnanza della liturgia nell’Ordine di
San Benedetto le monache indossavano nel coro -e nelle grandi
cerimonie solenni- una cocolla con grandi maniche foderate di
taffetà incarnato.
Le badesse avevano una vistosa croce di velluto
rosso, mentre le converse l'usavano di sargia e di dimensioni
molto più ridotte.
Il Gran Maestro dell’Ordine era coadiuvato nel
comando dell'Ordine da un Consiglio ristretto -detto "dei
Dodici"- formato da 12 membri scelti fra i cavalieri militi ed i
sacerdoti nobili, dei quali cinque aventi il rango di Gran Croce
erano scelti per cinque anni dal Capitolo Generale.
I cinque uffici elettivi erano quelli di Gran
Priore del Convento, Gran Connestabile, Gran Cancelliere,
Tesoriere Generale e Conservatore Generale
Le cariche di Gran Commendatore,
Ammiraglio, Grande Ospedaliere, Priore della Chiesa Conventuale
e quelle di Priore e Balì erano a vita.
L'invasione della Toscana da parte dei
rivoluzionari francesi accadde nell’anno 1799, mentre la
rinunzia al trono di Ferdinando III fu il 9 febbraio 1810.
Con il trattato di Luneville
venne istituito il “Regno di Etruria” ed il governo fu
assegnato a
Lodovico di Borbone Parma.
Questi accettò -su esplicito invito del Granduca esiliato- il
quale temeva le possibili ripercussioni per la Toscana in caso
di rifiuto da parte del Borbone di assumere il nuovo trono.
Il 4 ottobre 1801 -nel corso di
una cerimonia solenne- fu celebrata nella Cappella Maggiore di
Palazzo Pitti a Firenze dal Priore Angelo Frassoni l’investitura
di Gran Magistero stefaniano e così Re Lodovico I assunse
il governo del Sacro Ordine di Santo Stefano Papa e Martire.
Tale magistero e le relative nomine furono sempre
considerati legittimi dai successivi Granduchi di Toscana e
confermati alla Restaurazione, quando Ferdinando III emanò il 15
agosto 1815 emanò un Decreto di Ripristinazione dell'Ordine
dei Cavalieri di Santo Stefano.
Dopo la grande restaurazione europea, ripreso il
possesso del Granducato di Toscana, il Granduca Ferdinando III
perfezionò l'Ordine il 22 dicembre 1817. Da questo momento in
avanti la gerarchia modificò i titoli dei gradi di cui era
composto l'Ordine: “Priore di Gran Croce”, “Balì di Gran
Croce”, “Commendatore” nonché “Cavaliere”,
quest'ultima classe divisa nei ceti dei “Cavalieri di
Giustizia” e “Cavalieri di Grazia”.
Non passò neppure mezzo secolo e l’Ordine di
Santo Stefano Papa e Martire fu soppresso. Con l’avvento del
Governo Provvisorio di Toscana nell’anno 1859 venne
dichiarato Ordine equestre straniero confondendolo -forse
con malafede- con l'omonima istituzione cavalleresca
austro-ungherese. Questo provvedimento non fu in grado di avere
alcun valore effettivo. Il Governo provvisorio di Toscana dettò
una soppressione con enorme entusiasmo forse sulla scia di una
riuscita –anche se azzardata- congiuntura politica. Resta il
fatto che la croce dell'Ordine fu concessa dal Sovrano in
esilio come pure dai suoi successori nella loro qualità di Capi
della Casa di Toscana e di Granduchi titolari di Toscana.
L’attuale Gran Maestro dell’Ordine di Santo
Stefano Papa e Martire è S.A.I.R. l'Arciduca Leopoldo d'Asburgo
Lorena -Granduca Titolare e Gran Maestro degli Ordini Dinastici
della Casa di Toscana- ha riformato e gli statuti dell'Ordine
con il Decreto del 23 gennaio 1993 allargandolo anche alle Dame,
in linea con altri Ordini Equestri e Cavallereschi.
L’insegna dell'Ordine di
Santo Stefano
consta di una croce -pomata d’oro- ottagona e smaltata di rosso
-accantonata da gigli fiorentini d’oro-, sormontata dalla corona
reale. Il nastro che consente di poterla indossare è di colore
rosso.
La Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri in Pisa
Dapprima la sede istituzionale dell'Ordine fu l'Isola d'Elba,
solo in un secondo tempo la città di Pisa che diventò la sede
definitiva cui si dovette procedere con adeguati spazi ed una
chiesa priorale.
A
livello toponomastico la piazza che si apre fra i Palazzi che
davano alloggio l’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano
prendeva il nome proprio dal medesimo. Sulla piazza, oltre ai
palazzi, fu eretta una chiesa dedicata al patrono dell’Ordine e
perciò venne identificata come Chiesa di Santo Stefano dei
Cavalieri. Ciò che stupisce e meraviglia a chi giunge nella
scenografica piazza sono –a livello di araldica- le numerose
insegne dell'ordine -la croce rossa a otto punte bordata d'oro
in campo bianco, accantonata da gigli d'oro- che compare su
tutti i palazzi della piazza.
L’edificazione della chiesa venne principiata dal Vasari il 17
aprile dell’anno del Signore 1565. Leonardo Bitossi ne lavorò i
marmi e il pietrame della Golfolina. Il direttore di cantiere fu
Davide Fortini -che diresse i lavori- capomastro Domenico Celli
di Lucca. La chiesa fu consacrata il 21 dicembre 1569.
L’erigendo tempio
sorge nel luogo ove la storica chiesa di Sebastiano alla
Fabbriche Maggiori, in cui i Ghibellini avevano tenuto
consiglio
per deporre il Conte Ugolino della Gherardesca dalla carica di
Capitano del Popolo.
La chiesa –già con una bolla papale del 7 luglio 1562- venne
officiata come Collegiata, Monsignor Francesco Perignani
-canonico pisano- fu il Primo Priore della chiesa. In origine la
chiesa si presentava ad una sola nave; le due laterali furono
giunte nel sec. XVII e solo nel 1867 vennero adibite al culto.
La chiesa di Santo
Stefano dei Cavalieri –di disegno vasariano- ha una facciata di
marmo
e realizzata sul modello di Don Giovanni De' Medici. Le due
piccole facciate laterali furono completate, su disegno
dell'ing. Pera, nel 1934.
La chiesa di Santo Stefano all’interno è costituita da una
armoniosa navata e da due navate laterali. Ciò che colpisce
l’attenzione del visitatore è la monumentalità, la ricchezza
delle decorazioni, delle suppellettili e delle bandiere.
Numerosi i cimeli che testimoniano le gesta eroiche gesta dei
Cavalieri, nonché la grande quantità opere d'arte e d'ingegno di
artisti illustri e celebrati.
Alle pareti dell'aula principale, sono collocati tre frammenti
in legno policromo di galera toscana da parata dei Cavalieri di
Santo Stefano.
I legni riccamente intagliati, con schiavi turchi
incatenati, draghi e trofei marinari e guerreschi, rappresentano
le fiancate e la porta poppiera. Sono opera di Santi Santucci,
detto il Santino (Sec. XVII), pisano, maestro d'intaglio sotto
il Granduca Ferdinando II. Altri frammenti di galera
raffiguranti aquile araldiche e teste di moro, sono collocate
alle pareti della navata centrale.
Essendo andati perduti i "Libri delle prede" dell'Ordine, dagli
antichi elenchi di bandiere è difficile identificare i singoli
vessilli esistenti nella chiesa.
Le bandiere furono certamente conquistate tra la fine del sec. XVI e la fiine del XVIII. Molto interessanti: il vessillo
(fiamma di combattimento turca) issato sulla nave ammiraglia di
Ali' Pascia' alla battaglia di Lepanto, il 7 ottobre 1571. Fu
assalita e conquistata dalla "Capitana" e dalla "Grifona"
che facevano parte del gruppo di dodici galere dell'Ordine
Stefaniano, che parteciparono a quella storica battaglia.
In alto sono collocati otto fanali di navi turche del secolo XVI
e del sec. XVIII, in rame dorato.
Altra bellezza,
questa chiesa è un vero scrigno –dall’architettura vasariana,
alla facciata marmorea, agli interni-, è certamente il soffitto
ligneo intagliato che reca episodi scolpiti nel 1604: Ludovico
Cardi
"Vestizione a Gran Maestro dell'Ordine di Cosimo I";
Jacopo Ligozzi "Il ritorno della flotta dell'Ordine dalla
battaglia di Lepanto";
Cristofano Allori (1577-1621)
"L'imbarco di Maria
de' Medici per andare sposa ad Enrico IV re di Francia";
Jacopo Chimenti detto l'Empoli (1554-1640) "Vittoria
nell'arcipelago greco" (nel 1602 sei triremi stefaniane
sconfissero quattro galere turche). Altri episodi del soffitto
ligneo del 1605: Jacopo Ligozzi "L'espugnazione della città
di Prevesa"; nel 1613 venne completato da Jacopo Chimenti
con "L'espugnazione di Bona".
Le sopradette lastre lignee intagliate sono comprese in un
magnifico e ricco soffitto scolpito -dorato e dipinto- dal fondo
azzurro.
Gli stemmi dell'Ordine sono intagli e rappresentati fra
cartigli, ghirlande e putti con a lato trofei d'armi ed amblemi,
opera di Alessandro Pieroni (1550-1607) e Filippo Paladini.
Alcuni dipinti raffigurano la vita del Santo patrono cui è
dedicata la chiesa e sono di ispirazione dello stesso Vasari.
Questi dipinti eseguiti su ispirazione del progettista sono
tempere su tela dipinti in chiaroscuro. Il primo dipinto che
incontriamo entrando in chiesa sulla destra è “Santo Stefano
che distribuisce l'eucaristia ai fedeli” ed è stato dipinto
nel 1588 ed è attribuito a Giovanni Stradano. Proseguendo
incontriamo “Santo Stefano che restituisce la vista a
Lucilla” anch’esso dipinto nello stesso anno -1588- ma
imputabile a Giovanni del Pallaio.
Successivamente
proseguendo nella visita della navata centrale troviamo “La
caduta della statua di Marte e l'arresto di Santo Stefano”
sempre dello stesso anno ed attribuito a Alessandro Fei, Il
martirio di S. Stefano papa eseguito da Giovanni Balducci
nel 1589. Infine “Il seppellimento di Santo Stefano” di
Jacopo Ligozzi (1574-1626) o secondo una più recente
attribuzione a Jan Van Der Straet detto “Stradano”
(1523-1605).
Sempre nella nave principale
possiamo ammirare ulteriori dipinti. Una delle maggiori
raffigurazioni –per preziosità e fattura- è il dipinto
raffigurante “La Sacra
Famiglia con Santo Stefano Papa”
circondato in una preziosa
cornice intagliata e dorata realizzata da Aurelio Lomi.
Al di sopra i frammenti di galera toscana -in
alto a destra- è posto un dipinto del pittore Carlo Brighenti
(sec. XIX) che descrive Pio IV nell’atto di consegna a Cosimo I
degli Statuti dell'Ordine.
L’altare maggiore rappresenta Santo Stefano Papa e Martire
–figurato con insegne papali- tra i simboli della Vittoria e
della Sacra Religione Miilitare nella gloria. Gli atuori di
questa preziosa e magnifica opera sono Pier Francesco Silvani
(1620-1685) e Giovanni Battista Foggini (1652-1725). La
realizzazione dell'opera marmorea –ammirevole opera del
Settecento- fu terminata con spese imponenti nell’anno 1703. I
materiali impiegati sono: marmo lunense, diaspri di Barga e di
Sicilia ed infine riccamente tutte queste pietre adornate da
ricami di bronzo dorato. L'altare è particolarmente caro alla
fede cristiana in quanto reca alcune reliquie del Santo ed il
sedile pontificale marmoreo. Al di sopra del sarcofago possiamo
ammirare una stupenda cattedra di bronzo dorato recante un
bassorilievo che riproduce il martirio di Santo Stefano.
Nelle navate si
trovano quattro altari in marmo con decorazioni di foglie di
alloro e nastri in marmo bianco di Carrara e giallo di Siena
eseguiti da Givanni Lazzarini (1769-1834) Vi si ammirano i
seguenti notevoli dipinti ed un crocifisso bronzeo: “Il
Martirio di Santo Stefano Protomartire” un olio su tavola
del 1571, opera di Giorgio Vasari;
l’“Altare del Santissimo Sacramento” Crocefisso bronzeo
che gli storici dell’arte ed esperti –tradizionalmente-
attribuiscono a P. Tacca;
“Nascita del Redentore” (1564); la “Moltiplicazione
dei pani” un olio su tela dipinto nel 1595 circa da Ludovico
Buti (1550-1611).
Sino a qualche anno fa posteriormente l'altare maggiore era
posta la celebre opera di Donatello in rame dorato raffigurante
un busto contenente il teschio di San Lussorio Martire.
L'originale è ora custodito nel museo di San Matteo ed una copia
bronzea –di modesta fattura- è custodita nel presente Tempio
dedicato al Santo Papa e Sede Priorale dell’omonimo Ordine
Cavalleresco.
La chiesa è stata impreziosita di un’ulteriore chicca: in alto
-ai lati dell'altare maggiore- due antichi organi installati su
poggioli di marmo bianco con specchi in mischio rossastro. Sulla
sinistra vi è l'organo inaugurato nel 1732, opera di Azzolino
Bernardino della Ciaia, mentre a destra l'organo di Onofrio
Zeffirini inaugurato nel 1567. Giorgio Vasari progettò le mostre
in legno intagliate –poi dorate- ed eseguite da Dionisio di
Matteo detto Mastro Nigi. Giovanni Fancelli detto Nanni di
Stocco è l’autore dei poggioli marmorei. I due celebri strumenti
–oggi funzionanti- sono stati combinati elettricamente da
un'unica consolle nel 1931 dalla ditta Giovanni Tamburini.
Il pulpito di marmo eseguito
nell’anno 1627 -intarsiato con motivi geometrici e fiori- è
opera di Chiarissimo Fancelli. Questo ambone marmoreo venne
donato dall'Opera della Primaziale Pisana e quivi ricomposto
nell’anno 1929.
Alcune preziose acquasantiere di marmo lunense e
mischio di Serravezza –opere disegnate da Giorgio Vasari nella
seconda metà Cinquecento- arricchite da belle decorazioni con
cherubini e festoni eseguite da Giovanni Fancelli detto Nanni di
Stocco.
Da segnalare infine la bella
bussola lignea -in noce scolpito- con quattro porte e
decorazione a fregi, rosoni e foglie con sovrastante stemma dei
Cavalieri. Quest’opera venne scolpita all'inizio del Settecento.
Prof. ALESSIO VARISCO
Storico dell’arte e saggista
Direttore "Antropologia Arte Sacra"
©
Fotografie a cura
di Técne Art Studio
Questo il formulario professato dai cavalieri del Sacro
Ordine di Santo Stefano: «la carità è sovvenire al Prossimo;
la castità, o veramente pudicizia, è non conoscere
carnalmente altra donna che la propria moglie la quale possa
prendere il Cavaliere secondo gli ordini della S. Chiesa
Cattolica [...]; l'ubbidienza vuole che ciascuno di questa
Religione, con buon animo, diligentemente e volentieri
eseguisca tutte le cose che dal Gran Maestro e suo
Luogotenente, ed altri superiori, secondo gli Statuti e
Capitoli, saranno comandate».
Il Granduca di Toscana fissò la residenza dell'Ordine nella
monumentale piazza di Pisa, detta poi “dei Cavalieri”. Il
disegno della piazza deve la firma al grande architetto
aretino –attivo in Firenze Giorgio Vasari che fece erigere
due grandi cantieri e un tempio dedicato a Santo Stefano,
chiesa dell'Ordine.
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