San Rocco della Croce
e l’ideale
cavalleresco
La figura San Rocco di Montpellier è una delle
più celebrate nell’ambito dell’iconografia cristiana: quadri,
statue, altari, processioni. La dedicazione di confraternite
–diffusesi particolarmente in periodi di pestilenze e grandi
difficoltà- è una costante dell’ambiente italiano; in Europa
orientale e nordorientale è molto meno radicato che
nell’ambito mediterraneo. Alla triade di San Sebastiano, San
Cristoforo e San Martino –invocati contro le epidemie e
pestilenze- fu aggiunto il cosiddetto “Santo della Peste”,
protettore del morbo pestifero. Ma chi era San Rocco? Un
personaggio della mistica cristiana simile a San Giuliano l’Ospitaliere,
oppure a Sant’Alessio. Certamente confessore della fede
e rispettoso dell’altruismo e della carità verso i deboli
(cavalleria cristiana).
Un giovane di famiglia benestante -un De la
Croix- che per spegnere la smania di superfluo tipica dei
giovani bene viene inviato dal padre a fare il barelliere
nell’ospedale cittadino di Montpellier. San Rocco resta orfano
di padre e madre, neppure uomo, decide di vendere tutto e
donarlo ai poveri. Questa sua scelta risente –anche a livello
geografico- della presenza di molti altri esempi di
conversione e/o radicale adesione ai precetti cristici ed alle
Sante Opere di Misericordia. Di lui non abbiamo menzione di
professo, pare –come San Francesco d’Assisi- un laico (anche
per questo ha incontrato nel Secondo Millennio grande fortuna
poiché simile al popolo).
Come descrive Dante Alighieri nella sua
“Vita Nova” a quel tempo si potevano intendere ben 3 tipologie
di pellegrini: i Palmieri, ossia quelli che di ritorno
dai Loca Sancta recavano la palma di Gerico; i
Romei, ovvero quelli diretti alle tombe dei pontefici e
dei Santi Pietro e Paolo (coloro che compivano la “visita ad
limina Apostolorum” che poi diverrà l’obbligo per ciascun
vescovo da compiersi periodicamente); quelli diretti a
Santiago de Compostela. Questi tre tipi di pellegrinaggio
portavano l’uomo a riscoprire le proprie origini e a custodire
l’arma della fede. Pellegrini e Crociati segneranno il Secondo
Millennio a partire dal 1009 che segna la distruzione della
Basilica dell’Anastasis e dell’Edicola del Santo Sepolcro di
Cristo. Di qui la crescente richiesta di riconquistare la
terra che diede i natali al Messia, Risorto dai morti.
Oggetto di venerazione, già dai primi anni
della diffusione del cristianesimo, erano: il Santo
Sepolcro di Gerusalemme, la tomba che custodì le spoglie
mortali di Gesù Cristo, il Monte degli Ulivi, la via
Dolorosa ed anche Betlemme, presso i Loca Sancta;
la tomba di San Pietro, primo vicario di Cristo, e
dell’Apostolo delle Genti San Paolo, Saulo di Tarso il
persecutore dei cristiani convertitosi sulla via di Damasco
(Atti 9) e che compirà prodigi (azione taumaturgica paolina)
alla fine quando arrestato compirà il quarto viaggio sbarcando
sull’Isola di Malta; la tomba di Sant’Jacopo -San Giacomo-
vertice dell’itinerario Jacopeo
che fu presidiato da Ordini
Monastico-Cavallereschi, in particolare i Giovanniti
(attuale SMOM), per consentire il raggiungimento.
San Rocco scopre la sua funzione alla fine di
un’antica via consolare, poi riadattata dai Longobardi che per
unire le città di Monza, Pavia, Spoleto e Benevento
rifondarono un’arteria –a lungo lasciata all’abbandono ed
all’incuria del tempo- viaria commerciale poi chiamata
“francigena” poiché impiegata dai Franchi durante la conquista
della penisola italica. Nei pressi di Acquapendente, laddove
c’era la più antica riproduzione mensurale del Santo Sepolcro
–una delle prime in ambito europeo-, San Rocco scopre la sua
vera missione e si adopera presso l’ospedale cittadino, aiuta
gli ammalati di peste. L’incontro con un cardinale che
guarisce lo sbalza a Roma, l’antica Urbe ora città Eterna, ove
poi riparte verso gli Appennini per giungere in Veneto. Con
l’intenzione di piegare, risalendo il Padus, verso la Francia
percorre la Marca, l’Emilia ove incontra la peste a Piacenza
servendo l’Ospedale di Nostra Signora di Betlemme
(notare la dedicazione identica alla primigenia struttura
fondata dai Giovanniti).
Chiude la sua vita una svolta determinante che
avevano già sperimentato grandi figure del Cristianesimo come
Sant’Antonio e San Benedetto da Norcia, San Pacomio
e altri; San Guglielmo di Malavalle e Pietro Morrone (San
Celestino V) i santi più vicini al tempo di Rocco.
L’eremitismo forzato nella grotta di Sarmato, il cane e
Gottardo, gli animali del bosco, il fiume Trebbia accompagnano
gli ultimi istanti della vita del Santo di Montpellier.
Rocco della Croce, se non fosse morto di peste
si sarebbe imbarcato per i Loca Sancta, purtroppo il morbo
pestifero lo ha fermato tra i nostri Appennini e per anni è
stato sepolto in Voghera.
Un Santo Cavaliere, un esempio ed un
“Confessore” della Fede, Difensore dell’Ortodossia e
praticante l’obsequium pauperum. San Rocco un milite di
Cristo, un povero cristo crocifisso, un uomo della Croce,
similmente a Francesco un alter Christi.
Prof. ALESSIO VARISCO,
Storico dell’Arte
Direttore della Rivista Antropologia Arte Sacra