LA COMMENDA DI SAN GIOVANNI BATTISTA IN MILANO
L'antica Santa Maria del
Tempio
La zona compresa fra il tratto
di Porta Ticinese e Porta Orientale in Milano
conta il maggior numero di monasteri, abbazie
e hospitalia adibiti a dar
«[…]
alloggio a tutti i Pellegrini oltramontani che vanno e
vengono da Roma, e dalla Madonna di Loreto, dandogli albergo
per una, o due, o tre notti, ma li danno il cibo solo per un
pasto, appresso ogni mese dispensa a poveri della Parrocchia
moggia due di pane di formento.
E per San Tomaso dispensa
moggia due, e mezzo di pane di formento alli poveri della
Parrocchia di San Satiro. Ancora dà via molte braccia di
panno basso a poveri della Parrocchia. Appresso questo luogo
aiuta a maritare ogni anno vinti-cinque putte vergini,
dandogli per amor di Dio, lire quindeci per ciascheduna,
oltre ad altre opere pie. E viene governato da nove
Deputati. Et fu fondato si dice dal gran Bernabò Visconti,
et a tutte le povere della Parrocchia che partoriscono se
gli dà limosina un reale per ciascuna».
Come
nella più parte delle città italiane anche nel capoluogo
lombardo all’inizio del XII secolo sorgono numerose
fondazioni e complessi religiosi insediatisi entro e
fuori le mura del centro abitato, votate all’ospitalità ed
alla cura dei pellegrini, dei miseri e dei passanti.
Si registra inoltre un
processo di espansione urbana in cui determinate zone
assunsero una primaria importanza. È il caso dell’area
compresa tra Porta Romana e Porta Tonsa -ovvero il settore
Sud-Est della città- in quello che era anticamente detto
Brolo di Sant’Ambrogio.
Milano documenta un
insediamento dei monaci-cavalieri della
Militia Templi
fin dall’anno 1142. Questo primigenio stanziamento era
situato lungo l’attuale Via della Commenda,
mentre l’Ordine di San
Giovanni di Gerusalemme, noto anche come “Ordine
degli Ospitalieri”, così come quello di San Lazzaro o
dei Lebbrosi si stanziarono su quello che è l’attuale
Corso di Porta Romana, uno dei centri commerciali ed arteria
viaria su cui il Santo Vescovo Ambrogio volle erigere la
prima delle sue basiliche, la cruciforme latina
Basilica Apostolorum.
Occorre precisare che fin dalla prima metà del XII secolo la
precettoria milanese così come l’annessa chiesa
assunsero la titolazione –sintomatica- “del Tempio”.
Di ciò è reso conto internamente alle cronache di Sire Raul
e Ottone Morena, attinenti al combattimento tra il comune di
Milano e l’imperatore Federico I. Questi dimorò –stando a
quanto riporta il primo- durante il 1158, anno in cui fu
assediata la città, al piano superiore della precettoria
templare; invece il secondo riferisce che l’imperatore
avrebbe stazionato presso la Chiesa di Ognissanti,
concludendo che questa sarebbe la chiesa del Tempio,
detta Santa Maria del Tempio.
Invero questa seconda versione non appare suffragata da
verosimili testimonianze, in quanto nelle indagini sulle
origini della chiesa di Ognissanti è stato possibile
accertare -sino ad oggi- che il titolo di “Ognissanti”
non compare né da mappe, né in un elenco delle chiese
milanesi. La chiesa non sarebbe esistente all’insediamento
templare del 1119 né in alcun documento storico stilato a
cavallo fra XIII e XIV secolo. Orbene della “chiesa di
Ognissanti” non si hanno notizie neppure nel “Liber
Notitie Sanctorum Mediolani” di Goffredo da Bussero, ove
è invece citato il titolo di Santa Maria del Tempio.
La citazione di Goffredo da Bussero è talmente puntuale che
conteneva persino la notazione di un altare dedicato a Santa
Caterina.
A
partire dal 1292 la chiesa templare risulterebbe già
dedicata a “Santa Maria”. Questa titolazione mariana
apparirebbe già in una bolla papale del pontefice Niccolò IV,
il quale accorda l’indulgenza di un anno e quaranta giorni a
favore della chiesa dei “frati della Milizia del Tempio
di Milano”. Ulteriormente nella lettera papale si fa
menzione dell’edificio, dedicato alla Beata Vergine
Maria, e l’inizio di tale indulgenza ha decorso dalla
festività di Santa Caterina.
Alla
chiesa templare venne quindi cambiata l’intitolazione fra il
1158 e il 1292, ma è anche possibile -a causa forse della
maggiore importanza acquisita dalla precettoria e
dall’aumento del numero dei confratelli, degli oblati e
degli affiliati all’Ordine- che si rese indispensabile
l’allargamento o la riedificazione dell’intero complesso a
cui fu attribuita la principale intitolazione utilizzata per
le chiese templari: Santa Maria del Tempio.
La
rifondazione della chiesa templare milanese potrebbe essere
collocata a cavallo tra il XII e il XIII secolo. A partire
dall’anno 1226 la precettoria risulta integralmente
introdotta nell’organizzazione economico-sociale delle "schole"
di mestiere -laiche e religiose- diffusissime nelle varie
parrocchie, vicinie o quartieri della
città di Milano.
La precettoria milanese
-secondo le fonti e i documenti di epoca templare- “è
collocata all’inizio del brolo di Sant’Ambrogio”,
questa scarna enunciazione suggerisce che la magione era
forse uno dei primi edifici sorti in quella parte del brolo.
L’ubicazione precisa dell’insediamento dell’Ordine dei
Poveri Cavalieri di Cristo è identificabile solo ed
esclusivamente nei documenti precedenti alla cancellazione
dell’Ordine. In particolare possiamo determinare l’esatta
ubicazione dell’analisi delle mappe storiche di Milano, dei
catasti storici e soprattutto grazie alle carte relative
all’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme -poi
Sovrano Militare Ordine di Malta- che incamerò i beni
templari dopo il 1312.
«Opera
ancora di carità Christiana, e che molto piace a Sig. Iddio,
è il dare alloggio, e cibare i Pellegrini, et però acciò che
in Milano non manca quest’opera di Misericordia, ci sono
stati fabricati due Hospitali per quest’effetto, l’uno in
Porta Romana […], e l’altro a San Giacomo in Porta
Vercellina, quello di San Giacomo dà alloggio per tre dì a
tutti i Pellegrini che vanno, e vengono da San Giacomo di
Gallitia, dalla Madonna di Monserrato, e di Gierusalemme,
dandogli pane, e vino e danari per lo companadego.
Oltre,
marita fanciulle povere per nove cento lire, appresso dà via
ogni anno moggia numero quarantotto di grano fatto in Pane,
ancora dispensa a poveri braccia mille cinquecento di panno
basso ogni anno, li fa celebrare due Messe cotidiane,
diversi legati Annuali. Et è retto con gran carità da nove
Gentil’huomini Deputati a tener conto di quest’opere pie,
col suo fattore, et altri offitiali».
L’originale precettoria
ubicata
lungo l’odierna via Commenda all’angolo con la via Manfredo
Fanti -nei pressi del monastero di San Barnaba- è
rappresentata nelle mappe topografiche con la chiesa posta
sul lato nord. Questa stessa disposizione è confermata nei
Cabrei dell'Ordine di Malta, riguardanti la
Commenda di Santa Croce e Santa Maria del Tempio
nei Corpi Santi di San Giovanni Decollato di Milano
degli anni 1727, 1754 e 1784.
Non è un caso che il proseguo
di via Commenda sia via Guastalla che ospita subito sulla
destra la Sinagoga di Milano. Difatti l’ordine
gerosolimitano costituiva una vera e propria
“translatio hierosolymae”, si pensi alla sede priorale
di Asti ove San Pietro in Consavia -con annesso ospedale- fu
edificato nel “Rione Trinità” luogo in cui i
cavalieri templari eressero Santa Maria del Tempio
e rifecero un’Anastasis cittadina.
In realtà anche Milano,
retrostante l’attuale Biblioteca Ambrosiana, ha un proprio
tempio dedicato a Santa Maria Maddalena al Sepolcro,
ove i Crociati milanesi,
di ritorno dalla positiva campagna del 15 luglio 1099,
vollero erigere nello stupendo ipogeo un’edicola dedicata al
Sepolcro di Nostro Signore Gesù Cristo.
La
chiesa di Santa Maria al Tempio di Milano è un
ulteriore edificio sacro che passa -come quello astigiano di
San Pietro in Consavia, ex sede del Priorato dell'Italia
Nordoccidentale-
alle dipendenze del Sovrano Militare Ordine di Malta e sotto
l’autorità di quest’ultimo vi permane per circa mezzo
millennio, dal 1314 fino alla sua demolizione, modificando
la propria titolazione in “Commenda di San Giovanni
Battista”.
Anche sulla Carta topografica
di Bossi di metà del Settecento
era menzionata una chiesa poco distante dalla via di Borgo
di P.ta Romana –l’attuale corso di Porta Romana-, con il
titolo di “San Gio. Battista Commenda della Sagra
Relig.ne di Malta” nei pressi della chiesa parrocchiale
di San Barnaba. Da queste immagini possiamo comprendere che
sino alla metà del XVIII secolo la chiesa di Santa Maria del
Tempio, sede della Commenda del Sovrano Militare Ordine di
Malta, era edificio di culto annoverato fra il registro
delle chiese milanesi in cui si officiava la Divina
Liturgia.
L’edificio purtroppo oggi non esiste più. Al suo posto sorge
l’ospedale cittadino del policlinico. L’antica chiesa di
Santa Maria –rinominata “chiesa della Religione di San
Giovanni Battista”- sorgeva sul lato di ponente lungo via
Commenda, su cui dava il portale d’accesso principale
(sormontato da una finestra ad ogiva). La facciata
dell’edificio di culto si sviluppava lungo il lato
settentrionale concludendo la forma a corte –dal
caratteristico impianto quadrangolare- della precettoria.
Sul lato meridionale sorgeva invece un lungo portico,
protetto da una tettoia ad unico spiovente, che serviva a
dare ospitalità ai pellegrini in arrivo e a distribuire gli
aiuti ai meno abbienti.
Ulteriori caratteristiche
presenti in chiese appartenute all’ordine gerosolimitano
erano l’orientatura, la facciata semplice, dalla forma a
capanna, l’interno ad unica navata con l’area presbiteriale
inglobata e l’abside
all’interno dei muri perimetrali.
All’inizio del XX secolo fu
progettata la demolizione del complesso di Santa Maria del
Tempio, già durante la seconda metà dell’Ottocento si decise
di fare spazio al fine di erigere nuovi padiglioni
ospedalieri del policlinico di Milano.
Quest’oggi possiamo osservare
solo alcune Mappe
Catastali della Città e Corpi Santi,
con le planimetrie del 1855, 1875 e 1881. Dalle mappe
catastali risultano proprietari dei privati cittadini ed il
complesso dell’antica chiesa di Santa Maria al Tempio non
appartiene più al Sovrano Militare Ordine di Malta.
Inoltre il Bescapé nell’anno 1872 cita diverse chiese
giovannee fra cui: San Giovanni Buono, San
Giovanni alle case rotte, San Giovanni alle Fonti
e San Giovanni
Decollato
in prossimità della nuova Porta meridionale.
Non vi sono resti dell’antica
precettoria di quell’antico complesso ospedaliero e pur
accedendo ai locali interrati delle due cliniche, girando e
rigirando l’intera zona in lungo e in largo, dell’antico
edificio dell’Ordine non si trovano testimonianze
architettoniche visibili.
Per
riuscire però a farsi un’idea approssimativa di come avrebbe
potuto essere l’antico complesso possiamo osservare ciò che
resta delle strutture di un ospizio monastico-cavalleresco
urbano del tardo medioevo, poi rimaneggiato nel periodo tra
il XV e il XVII secolo, e cioè l’antico monastero dei
cavalieri di San Lazzaro. L’edificio è molto ben
riconoscibile, difatti sorge non allineato con il Corso di
Porta Romana, caratteristica questa che lo rende un unicum
riconoscibile fra gli altri fabbricati. Per giungervi
bisogna necessariamente percorrere due vie di accesso non
facilmente rintracciabili. I resti dell’antico e prestigioso
ospizio degli ospitalieri di San Lazzaro sono incastonati
tra il teatro Carcano, sorgente sul corso, ed il
Policlinico. Provenendo dal centro città, dalla Basilica
Apostolorum, poco prima di Crocetta, e dirigendosi verso
Corso Lodi occorre riuscire ad intrufolarsi nel portone
-munito di inferiate- posto appena prima del teatro Carcano.
Da questo, spesso chiuso, si raggiungere il retrostante
cortile. Camminando apparirà la facciata porticata e ciò che
resta dell’antico monastero di San Lazzaro, oggi in totale
abbandono e disfacimento, depauperato della cappella un
tempo prospiciente il corso. Dell’area presbiteriale e di
alcune altre parti dell’antico edificio di culto cristiano è
possibile osservare ancora diverse colonne di granito
all’ingresso del cortile. Dell’antico monastero è possibile
-meglio se muniti di una torcia- perlustrare anche
l’interno.
In via Commenda in direzione
San Barnaba svoltando a sinistra nel primo ingresso al
cortile del Policlinico
superando la cappella dell’ospedale e tenendo sempre la
sinistra, si arriva in fondo al cortile medesimo dove –oggi
recintato da una rete- è visibile l’edificio dei
cavalieri di San Lazzaro.
Da
questo accesso -molto più agevole- è possibile
esclusivamente intravedere il fronte sud-est dell’edificio
senza però possibilità di entrarvi, l’unica pecca è che la
visuale dall’ingresso di via Commenda non presenta la
medesima suggestione in quanto ci si ritrova all’esterno
dell’antico ospizio. Il complesso sorgeva con allineamento
differente rispetto l’antica via di Porta Romana su cui,
durante l’epoca imperiale, sorgeva un colonnato lunghissimo
adibito a mercato. Per farci un’idea di come poteva apparire
basta guardare San Lorenzo alle Colonne, ove un tempo
sorgeva l’antico palazzo imperiale. Vi si può scorgere fregi
ed intonaci cementizi con decorazioni geometriche.
Facendo attenzione si scorgerà il motivo “IHS” inciso
su uno dei fregi, inoltre si può notare che i laterizi a
vista lunghi 30 cm ed alti 10 cm dimostrano le tipiche
misure di epoca medievale. L’aspetto complessivo del
fabbricato –nonostante sia abbastanza malconcio- risulta
davvero suggestivo.
Purtroppo in questi giorni dietro la cappellina del
Policlinico hanno iniziato a erigere un nuovo padiglione che
è prospiciente l'area dell'ex convento degli Ospitalieri di
San Lazzaro, i lavori di scavo impediscono la visuale e
l'area di cantiere proibisce di potersi avvicinare, dal
teatro Carcano l’accesso risulta interdetto in quanto l'area
è pericolante… apprendiamo questa notizia con rammarico, per
il momento i nostri lettori dovranno limitarsi al solo
racconto di una visita fra ruderi
medievali ed un ospedale cittadino, limitrofo all’antico
insediamento priorale degli Ospitalieri di San Giovanni.
Prof. ALESSIO
VARISCO
Storico
dell’arte e saggista
Direttore
"Antropologia Arte Sacra"
Bibliografia:
B. Bossi,
Iconografia della Città e Castello di Milano. 1734.
Civiche Raccolte Stampe “Achille Bertarelli”
presso il Castello Sforzesco di Milano
F.
Ombrelli, I
monaci-cavalieri nella diocesi milanese. Latina, Penne e
papiri, 1999.
P. Moriggi,
Tesoro precioso de Milanesi, nel quale si raccontano tutte
le opere di carità christiana, elemosine, che si fanno nella
città di Milano, de gli Hospitali, Case pie, Monasteri, et
altri luoghi col numero delle scole, collegi e lettere, che
mostrano senza premio. Milano, Gratiadio Feriolo, 1599.
A.
Varisco,
Basilica Apostolorum. Monza, Técne Art Studio, 1998.
Id.,
Chiesa del Santo Sepolcro in Milano. Monza, Técne Art
Studio, 2008.
Un particolare ringraziamento al Signor BRUNO DAITA delle
Civiche Raccolte Stampe “Achille Bertarelli” per l’impegno
profuso nella ricerca del materiale storico-cartografico
riguardante la Città di Milano.
Il Broletto detto di Sant’Ambrogio era appartenente al
vescovo e quindi al patrimonio dell’ omonima basilica
milanese dedicata al santo vescovo iniziatore della
liturgia ambrosiana.
P. Moriggi,
Op. Cit. p. 46.