L’elemento ottagonale nella edificazione delle chiese
La tipologia ottagona nei templi degli Ordini Militari
L'architettura sacra
presenta edifici che a livello tipologico sono di difficile
interpretazione in quanto non rientrano a pieno titolo nei
“tipi” –e funzionalmente nella formula estetica/geografica- di
un edificio sacro. È il caso delle chiese a pianta ottagona
degli Ordini Militari che nel corso del Medioevo si sono
sviluppate lungo le coste del Mediterraneo ed anche nella nostra
penisola.
La nascita di queste
“religioni”, rette da principi cavallereschi, ha determinato un
fiorire di cosiddetti “Templi” –o chiese priorali-
dall’insolita forma e cioè dalla pianta centrale. Esiste quindi
un problema per gli storici dell’arte che si scontrano con
significati geometrici profondi –prolusivi di discorsi ben più
ampi- possiamo parlare –in maniera simbolica- di “forme che
richiamano alla deità”.
Il cerchio è immagine del Dio che è trascendenza, così
come l’elemento ottagonale, un doppio quadrato, o meglio la
cosiddetta “quadratura del cerchio”. Inoltre il simbolo del
numero otto rimanda all’ottavo giorno che è quello della
Risurrezione, la Domenica,
e dell’immagine dell’infinito -infatti il numero capovolto, in
sviluppo orizzontale, rappresenta il simbolo dell’infinito.
L’ottagono a livello cristiano rimanda all’immagine delle “Otto
Beatitudini” e perciò la Croce Ottagona –lanceolata-
del Sovrano Militare Ordine di Malta è immagine del discorso
della Montagna, una sorta di cammino da seguire per migliorare
nello zelo e nella condotta morale l’ascesa a Dio.
Orbene, detto ciò,
possiamo intuire quanto possa essere evocativo un simile
simbolo applicato alla pianta di una chiesa. Inoltre a ben
riflettere, oltre a presentare un precedente storico
nell’architettura battisteriale, l’immagine ottagonale è in
realtà la chiusura perimetrale di una croce greca da tutti e
quattro i bracci eguali. Come si può notare è la rimarcazione
dell’immagine della Croce, della Passione e della morte però
sconfitta dal Salvatore Risorto!
Gli Ordini Militari hanno
perciò impiegato –come estremamente simbolici- questa forma
semplice ed evocativa in quanto “sintesi” rimandante al
mistero della morte di Gesù, nonché alla sua vittoria sugli
inferi mediante la Sua Risurrezione. Ulteriormente significativo
–rispetto la Prima Alleanza- è che venga processato, morì e fu
sepolto entro l’ultimo giorno della creazione genesiaca e
risorga proprio nell’Ottavo giorno, la nostra Domenica (Dies
Domini) il primo dei giorni della settimana ebraica, quello
dopo il Shabat.
Detto ciò non appare
enigmatico –e fuori dal reale- l’impiego di chiese ottagonali a
pianta centrale. Con il diffondersi degli Ospitalieri di San
Giovanni, dei Canonici del Santo Sepolcro di Gerusalemme
e dell’Ordine del Tempio, si determinò anche per
esigenze strettamente contingenti il fiorire al fianco delle
comunità militari di “Fratres” e “Confratres”
anche delle strutture di culto.
Appare evidente che una
forma così allusiva e sintetica come quella ottagonale avrebbe
potuto essere impiegata nelle piante delle architetture sacre.
Il fatto più interessante è che questa tipologia edilizia
evidentemente non si limiti ad uno stretto ambito regionale.
Difatti l’impianto ottagonale diviene invece una delle chiavi di
presenza sul territorio in ambito europeo degli Ordini Militari.
La chiesa ottagona rappresenta l'intera architettura
europea, l’interesse verso la cristianità, e che può in generale
conseguentemente mettere a disposizione aspetti importanti.
La morfologia di queste
chiese a pianta centrale, sia questa rotonda o
ottagonale, riguarda una sorta di citazione, o meglio di
Translatio Hierosolymae. Le chiese ottagone, come quelle
circolari, devono il loro debito formativo alla chiesa del Santo
Sepolcro di Gerusalemme. Notiamo che esse derivassero tout
court dalla rotonda chiesa dell'Anastasis della Città
Santa.
È certo che fra i due
modelli di pianta –quella circolare ed ottagona- l'andamento
ottagonale non sarebbe dipeso da una deformazione stilistica
dell'edificio circolare, o da una scelta occasionale, esso
parrebbe confermato dagli eventi e dall’insistenza nel costruire
simili Templi. Dunque è lecito azzardare che vi fosse
un’ulteriore citazione, scevra dalla cristianità ed in
ossequio alla Città Santa e a molti battisteri cristiani
anteriori a queste fabbricazioni, e cioè la Moschea di Omar
sulla spianata dei templi in Gerusalemme.
Le molteplici chiese
ottagonali ripropongono quindi elementi bizantini precedenti ed
islamici presenti in Gerusalemme. Quest’ultimo fattore,
l’ascendenza estranea all’area cristiana –peraltro ignorando le
molteplici testimonianze di battisteri ottagonali- può sembrare
di primo acchito sconcertante. In maniera estremamente ristretta
–a suffragio del nostro assunto- presentiamo qui appresso le
relative ragioni.
Ugo di Payns -nobile
francese- nell’anno 1118 raccolse un gruppetto di otto
cavalieri, insieme con i quali fondò in Gerusalemme l'Ordine
dei poveri cavalieri del Cristo. Questi nove versavano in
condizioni di estrema indigenza e il re, Baldovino II, li
organizzò nel portico del Tempio di Salomone. Da
questo momento furono identificati ed assunsero il nome di
“Templari”.
I Romani di Tiro
distrussero il tempio del Re Salomone ed al suo posto la rotonda
musulmana detta “Cupola della Roccia”.
Sul fianco della spianata medesima
si elevava, in una posizione meridionale, una seconda moschea,
quella di Al-Aqsa, che non era nient’altro che il
resto del portico perimetrale del distrutto tempio di Salomone.
A questa era unita un terzo tempio, detta “Moschea Bianca”.
All’interno dell’antico porticato si ripararono i primi otto
Templari.
Soltanto verso la metà
del secolo XII, la situazione fu ufficializzata da Innocenzo II,
quando fu loro acconsentita la facoltà di costruire chiese,
cappelle ed anche monasteri.
L'assetto dell’Haram-esh-Sharif
che abbiamo descritto è rimasto immutato fino ai nostri giorni.
Il complesso architettonico gerosolimitano formato dalla
Basilica del Santo Sepolcro dista -in linea d'aria- circa 400
metri dalla spianata su cui sorgono le tre moschea.
Fu l’imperatore
Costantino a far erigere un edificio cilindrico, a pianta
centrale, al di sopra del Sepolcro di Cristo. Questo fu
rinominato “Anastasis”, ossia Resurrezione;
l’accesso avveniva transitando un cortile situato dietro
un’imponente chiesa basilicale a cinque navate con matronei.
Sant’Elena
-madre di Costantino il Grande- individuò il “Sepolcro di
Gesù Cristo” nell’attuale cripta, ciò fu reso possibile dal
rinvenimento di una preziosissima Santa Reliquia e cioè
il legno della “Vera Croce”.
Il complesso architettonico basilicale deve esser immaginato
davvero colossale, simile nell’impianto, solo per dare un'idea,
alla basilica romana di San Paolo, dietro la cui abside
si trova, a qualche decina di metri di distanza, la chiesa di
Santo Stefano Rotondo. Con questo esempio riusciamo a
cogliere la difficoltà strutturale del complesso del Santo
Sepolcro in Gerusalemme, ciò rende conto anche dei
motivi che hanno condotto all’edificazione del complesso romano
che sarebbe una prima riproduzione sansepolcrale. Inoltre
questa similitudine ci consente di stilare un quadro abbastanza
consimile del globale quadro dei due templi, disposti l’uno
dietro all'altro.
L’aspetto definitivo
venne assunto al tempo dei Crociati ed è quello a noi noto.
Appare indubbio che la struttura subì alterne trasformazioni. Un
primo rimaneggiamento accadde dopo la distruzione nel 1009 d.C.
quando conquistata la città di Gerusalemme dagli islamici
l’intero complesso architettonico subì una prima radicale
trasformazione. L’attuale assetto definitivo è frutto di una
stratificazione di stili, non ultima l’edicola dell’Anastasis
rifatta nell’Ottocento, nell’insieme lo stile è mantenuto
quello di una chiesa romanica, l’abside maggiore è impiantata
attorno a ciò che resta dell' Anastasis, l’axis
strutturale della chiesa.
I motivi per i quali
venne scelta un’architettura a pianta centrale sono molto
semplici: Gesù era visto come il Sole (Hèlios).
Perciò la stessa Anastasis fu costruita a pianta
circolare perché il tempio di tipo rotondo era espressamente
destinato al culto del Sovrano.
In
realtà a quel tempo non vi era una categoria estetica di “tempio
cristiano”, né tanto meno uno stile di “architettura cristiana”.
Difatti nel IV secolo d.C. quando –su richiesta dell’Imperatore-
si intraprese l’erezione del Santo Sepolcro in Gerusalemme
si mutuò una classica architettura di tempio della divinità
della luce. Per Costantino quella Croce e quel Signore fu
come un “bagliore”,
Cristo era il Sovrano per antonomasia, ed anzi fu
esplicitamente configurato come il Sole. Ecco che l’architettura
del primo Sacello Sepolcrale del Risorto fu
un’architettura a pianta centrale poiché spettante a tale somma
qualificazione e funzione il rango del Salvatore.
Sospendiamo qui di
narrarne l’intera evoluzione strutturale e spostiamoci allo
spirare del secolo VII e alle vicende il Califfo Abd-al-Mallk
che, non appena conquistò Gerusalemme decise di far edificare
una moschea che intenzionalmente doveva –dal punto di vista
architettonico- prendere a modello il limitrofo tempio del
Santo Sepolcro. Il Califfo ordinò che venisse eretta una
sontuosa moschea sul luogo della spianata del tempio di Salomone,
proprio laddove Maometto -secondo la tradizione - avrebbe
spiccato un volo notturno al cielo.
L’edificio di culto
musulmano venne chiamato moschea di Omar, meglio noto la
Cupola della Roccia, e per esser distinto da una
struttura cristiana non ricevette la pianta rotonda –e
cioè come l’Anastasis che lo avrebbe comunque ispirato- bensì
ottagonale.
Il motivo di una
struttura a base ottagona si può perciò far risalire al
significato simbolico del numero otto, esso sarebbe la
“quadratura del cerchio” ed anche nell’unificazione della
complessità evocativa della forma ottagonale evocativa della
spiritualità islamica.
«In effetti, la
numerologia e l'organizzazione dello spazio sono il principio
delle arti e delle scienze, dalla metrica in poesia alla misura
proporzionale in architettura, e così via. I numeri, e le figure
geometriche che ne derivano, creano quel mondo dei Simboli con
cui si manifestano gli Archetipi; infatti i sufi leggono nei
Numeri il principio dell'Essere Unico.
Vediamo ad esempio la
sequenza 0-1-2-3-4. Può apparire una sequenza insignificante, ma
Sayyed Husein Nasr (in Science and Civilization in
Islam) ne interpreta il significato con queste parole:
"Sappi che lo scopo della Scienza degli Antichi è ciò da cui
ogni cosa procede: il Dio invisibile e immoto (lo zero), la cui
Volontà (l'uno) fa nascere l'Intelligenza (il due). A partire
dalla Volontà e dall'Intelligenza si manifesta l'Anima (il tre)
nella sua unità; dall'Anima nascono le varie nature, che a loro
volta generano corpi composti. Si capisce così che una cosa non
può essere conosciuta, se non si sa che cosa viene prima di
essa. L'Anima vien prima della Natura, e grazie ad essa la
Natura può venir conosciuta. L'Intelligenza vien prima
dell'Anima, ed è grazie ad essa che l'Anima può essere
conosciuta. Infine l'Intelligenza non può far altro che condurre
a ciò che le è superiore, cioè a Dio, che l'avvolge e la cui
Essenza non è percettibile".».
Nell’ambito dell’estetica
islamica il numero otto significa unione di sue elementi
è perciò stato ampiamente impiegato nell’arte islamica –che si
basa soprattutto su “simboli”,
correttamente letti e di continuo agiti dai Sufi, che hanno la
più gran parte di realizzazioni pratiche nelle arti e nelle
scienze islamiche.
L'utilizzo di una pianta quadrata delle moschee indica il mondo
“fenomenico”, così lo sviluppo ottagonale (ed in
particolare stella a otto punte, due quadrati sovrapposti)
i due mondi “fenomenico” ed "umano".
«In geometria statica
l’8 è l'ottagono, in geometria dinamica la stella a otto punte.
Nel macrocosmo rappresenta le Qualità fisiche del mondo come già
furono descritte dai Greci; nel microcosmo le qualità fisiche
dell'essere umano. Come attributo matematico, è il primo numero
cubico e il numero delle note musicali, che per la scala
islamica sono otto anziché sette. La stella a otto punte
(simbolo della forma attiva) è contenuta in un esagono (simbolo
della forma passiva); stella a otto punte ed esagono
costituiscono i due principi positivo e negativo, o maschile e
femminile, dando così la forma materiale completa. La forma, si
veda al numero quattro, viene rappresentata dal quadrato; qui
abbiamo due quadrati sovrapposti incrociantisi, o stella a otto
punte, figura geometrica che simbolizza il ritmo continuo
positivo-negativo : introversione-estroversione, o
contrazione-espansione (qabd-bast); unione-separazione (jam'-tafrîkah);
sobrietà-ubbriacatura (sahw-sukr);
estinzione-perennizzazione (fanâ'-baqâ');
presenza-assenza (shuhûd-ghaybat); disvelamento e
occultamento (tajallî-îstitâr)»
Sta di fatto che venne
scelta una figura simile, molto più elaborata della circolare,
ma sempre dalla centralità della pianta. In realtà il nuovo
fabbricato avrebbe dovuto non semplicemente copiare e superare
per magnificenza la vecchia chiesa dell’Anastasis, ma anche
sostituire, per i fedeli arabi residenti in Palestina, la
Kaabah. Il Califfo Abd-al-Malik aveva vietato per ragioni
politiche l'annuale pellegrinaggio alla Mecca e cercava in tal
modo -ergendo questo nuovo tempio- di sottrarre potere ove
appunto si trovava la famosa pietra nera e l'edificio che la
custodisce la Kaabah ed al circostante ambiente. Urge
sottolineare che l'assetto ottagonale conferito alla moschea di
Omar ricalcherebbe le vie che conducevano alla piazza -dove
sorge la Kaabah - avevano uno sviluppo a raggiera e
sembra alquanto dimostrato questa nuova tipologia edilizia che a
livello simbolico ricalcherebbe l'allineamento delle strade e
delle case della Mecca. Inoltre il popolo compiva delle
circumambulazioni intorno alla Kaabah stessa in modo che
il fedele nel percorrere i propri giri intorno alla roccia non
dovesse troppo dolersi del “surrogato” impostogli in
sostituzione del luogo genuino. Per questa ragione l'aspetto
della moschea di Omar deve essere frutto di un compromesso
accomodante che inserisse diverse esigenze: da un lato di
somigliare al Santo Sepolcro, dall'altro di riprodurre in
sintesi l'ambiente della Mecca intorno alla Kaabah. Questi i
motivi che avrebbero dato origine alla forma ottagona sormontata
dalla cupola, meraviglioso risultato scaturito dalla simbiosi
fra spiritualità
maomettana e cristiana.
Un sigillo dell'Ordine
del Tempio riproduce la scritta
“S. Tñbe Templi Xristi”
e reca il simbolo della splendida moschea di Omar, ai Templari
fu concessa la spianata del Tempio di Salomone. I Poveri
Cavalieri di Cristo dovettero essere giustamente compiaciuti
del dominio sulla moschea, dopo la conquista crociata di
Gerusalemme, tanto è vero che ne fecero uno dei principali
simboli dell'Ordine del Tempio.
Il meraviglioso edificio
musulmano, tuttora risplendente della propria delicata
rivestitura azzurrina, abbia costituito il modello per alcune
chiese templari offrenti pianta ottagonale. Orbene nella storia
dell’architettura cristiana la forma ottagona è impiegata
soprattutto per edifici battisteriali e ciò motiva la
presenza, presso la Religione dei Giovanniti –il più
antico ordine gerosolimitano-,
di alcune architetture a pianta ottagonale in molti edifici
religiosi.
Apparirebbe inspiegabile dunque la mutuazione di una forma
ottagonale nella pianta di una chiesa cristiana, particolarità
del tutto inspiegabile se invece si ritiene che l'unico modello
sia stato il rotondo edificio della Anastasis, anche se
la presenza di forme ottagonali in edifici patrimonio della
cristianità non sarebbero impiegati quindi per la prima volta.
Tornando velocemente al
suaccennato sigillo –che raffigurerebbe una moschea,
quella di Omar- si deve rimarcare che finora esso è stato
ritenuto –a torto- una rappresentazione dell'Anastasis.
In realtà sappiamo che la chiesa del Santo Sepolcro in
Gerusalemme non ha mai posseduto una cupola a forma di
cipolla, mentre sappiamo che la copertura è sempre stata
costituita da un tetto a tronco di cono.
Detto ciò non appare accettabile rendere la leggenda sul bordo
del sigillo “S. Tñ be Templi Xristi” come
“Sigillo della cupola del Tempio di Cristo”
e sarebbe perciò il sigillo di quel contingente (militarmente
addetto alla difesa) del Tempio di Cristo.
A livello logico essendo
i Templari monaci
guerrieri e difensori della cristianità
il significato del sigillo della Cupola della Roccia come
loro marchio coniato deve essere certamente un simbolo della
conquista dei Loca Sancta, un motivo anche per
inorgoglirsi e dimostrare quanto sia grande la potenza di chi
crede in Cristo. Sicuramente i Templari si definirono e ciò
resta provato dai vari sigilli, sia “Milites Templi
Salomonis”, sia “Turba Templi Christi”, sia
“Milites Christi”. Dunque l’Ordine Templare si
qualificherebbe come difensore del tempio di Salomone in
quanto luogo in cui nacque la loro casa madre, quanto del
Tempio di Cristo, o “Anastasis”. Monaci guerrieri con
una regola ben precisa, in generale
soldati custodi del Tempio
indipendentemente dalla disposizione che i luoghi santi occupano
all’interno della Città Santa.
In conclusione,
appare logicamente fondato ritenere che l'adozione della forma
ottagonale o rotonda, per le chiese a pianta centrale
dell'Ordine occupi un ruolo centrale nell’edificazione di chiese
templari, scoprendo e vertendo l’attenzione sull’importanza del
“simbolo”. È opportuno fondare una nuova analisi investigativa
sulla centralità dell’architettura templare dichiarando che si
tratta non già di mere scelte casuali, bensì di una scelta
simbolica.
Orbene esistono due
tipi edilizi quello a pianta centrale ed a pianta
ottagonale. Questi due modelli edificatori sono da
annoverare ad una cosciente risoluzione che ci vuole riferire
alla chiesa del Santo Sepolcro
e dove invece alla moschea di Omar la pianta poligonale.
Questo tipo di “chiese
ottagone” diviene la soluzione architettonica che
rappresenta un interessante esempio di “commixtio” tra
idee artistiche cristiane e musulmane.
Le architetture ottagone,
di derivazione templare, occupano nel contrapposto gioco di
elementi appartenenti ai due mondi spiritualmente così diversi,
hanno tuttavia trovato una finale ed efficace sintesi espressa
successivamente in numerose pregevoli realizzazioni
dell'Occidente europeo.
Prof.
ALESSIO VARISCO
Storico
dell’arte e saggista
Direttore
"Antropologia Arte Sacra"
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