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Il labirinto di Chartres

 

I labirinti sono antichissimi e diffusamente riprodotti in molte culture, con significati religiosi ed antropologici più o meno simili. I labirinti maggiormente conosciuti sono certo quelli delle cattedrali cristiane –costruite in epoca medievale-, ovviamente caratterizzati da un significato tipicamente religioso. Detto questo il significato del labirinto nelle imponente basilica sede della cattedra del vescovo -immagine e luogo del depositum fedei nonché del più elevato munus docendi zonale- vuol rappresentare l’ascesa dei christifideles nel cammino personale di ciascuno. La presenza del labirinto in una chiesa, peraltro nella cattedrale, è immagine perciò della religiosità popolare fatta di gesti ed atti –non magici- che esprimono la volontà dell’uomo di giungere al centro e “mirare” il bersaglio che è il telos dell’uomo ossia arrivare a Dio baricentro della vita umana.

Nel corso dei secoli successivi, superati il XV secolo, ebbero un primo declino, sino a perdere il loro significato spirituale durante il XVII e XVIII secolo sfortunatamente si è andato perdendo la profonda prassi rituale segno della religiosità popolare. Come ciascun elemento che cade in declino, in una sorta di dimenticatoio, il labirinto viene a lungo misconosciuto proprio nei luoghi in cui la prassi –correlata ad una cultura del “pellegrinaggio”- perde completamente l’autenticità dei suoi gesti sacri ed esprimenti una profonda religiosità. Uno dei motivi di questa decadenza è determinato anche dagli stessi ecclesiastici che determinarono la perdita di questa prassi devozionale, tipica della pietà popolare medioevale e di una vera e propria “translatio Hierosolymae”.

Nel seicento il labirinto della Cattedrale di Chartres viene considerato «un gioco senza senso, una perdita di tempo»[1]. Nonostante questa perdita di appeal Chartres conserva il suo prezioso labirinto, per fortuna, che è il più grande giunto dall'epoca medievale ai nostri giorni ed uno dei meglio conservati. Venne costruito nel Duecento entro il pavimento della navata[2] e complessivamente raggiunge una circonferenza di 12,85 metri. L’intero percorso ha una lunghezza complessiva di 261,5 metri. Altri celeberrimi labirinti vengono purtroppo distrutti; è il caso nel 1690 della cattedrale di Auxerre, nel 1768 del labirinto di Sens, nel 1778 a Reims[3], quello di Arras nel 1795 e ad Amiens nel 1825[4].

Il labirinto di Chartres è un unicum, dal disegno circolare, così come avviene per il labirinto della cattedrale di Sens. L’altra tipologia di labirinti erano quelli poligonali[5]: quadrilatero quello di Reims, ottagonali quelli di Arras e di Amiens.

Il sistema del labirinto -sia esso circolare o geometrico- prevede un’entrata, un camminamento al suo interno ed una fine collocata al centro del medesimo, indipendentemente dall'andamento geometrico del percorso, a tutti i suddetti labirinti. Tutti i labirinti sono un viaggio verso il “centro”, un’esplorazione verso Gerusalemme[6].

Una rispondenza fra il pellegrinaggio –forma penitenziale per antonomasia molto in voga nel Medioevo- ed il labirinto. Un’ulteriore enigma la presenza di alcuni labirinti lungo le direttive più peculiari degli itinerari dei pellegrinaggi: la rua del Camino, la via Francigena. Il labirinto è simbolo del pellegrinaggio terreno verso la Città Santa[7], nelle mappe medievali Gerusalemme era disposta al centro del mondo. La Gerusalemme simbolizzata nel labirinto non è quella terrestre, bensì la Celeste. La cattedrale è un simbolo della Città Santa, come affermato dal Libro della Rivelazione. Il viaggio attraverso il labirinto simboleggia il nostro viaggio attraverso la vita che ha termine nella vita eterna in Paradiso[8].

Nell’anno 1792 viene rimossa una placca di bronzo dal centro del labirinto di Chartres per essere fusa durante le guerre napoleoniche, sono ancora visibili nella pietra i fermi metallici con cui era ancorata. La placca avrebbe rappresentato Teseo e il Minotauro, alle loro spalle era Arianna che teneva in mano il gomitolo di lana con il quale -secondo la leggenda cretese- ella diresse Teseo sino al Minotauro, sfidando un altro celebre labirinto e cioè quello di Dedalo[9].

Una riproduzione del labirinto di Chartres è incisa su uno dei pilastri prossimi all'entrata presso la cattedrale di Lucca. Il multiplo riprodotto ha misure decisamente inferiori ed è databile intorno al XII secolo, accompagnato da un'iscrizione in latino:

«Hic quem Creticus edit Daedalus est laberinthus de quo nullus vadere quivit qui fuit intus ni Theseus gratis Ariane stamine jutus»[10].

Una sorta di prefigurazione cristica la battaglia fra Teseo ed il Minotauro è la stessa fra San Giorgio ed il drago. Il labirinto -nell'interpretazione cristiana- rappresenta una sorta di psicomachia[11], proprio dentro di noi lungo il percorso che compone il labirinto delle nostre vite, le forze del bene e del male. Il labirinto è un simbolo della lotta che ha avuto inizio con il peccato originale di Adamo ed Eva. Nella Cattedrale di Chartres, proprio al di sopra del labirinto, in una vetrata del XIII secolo, è raffigurata nella vetrata dell'abside meridionale la vicenda genesiaca.

Nel portale meridionale della cattedrale raffigura il Cristo trionfante su un leone e un drago è un’allegoria della vittoria finale del Redentore sulle forze sataniche. Questa battaglia del bene sul male ci dimostra la conquista del Paradiso.

La maggior parte dei labirinti cristiani e non hanno solo un intricato tragitto al loro interno, che dirige lentamente ma ineluttabilmente ad una destinazione finale, è simbolo del viaggio dell’uomo dalla nascita alla morte.

In ogni caso nei dedali è possibile perdersi, mentre in ambito medioevale il labirinto è un esercizio per ritrovare se stessi, la fede ed intendono che la morte non costituisce la fine. Il decesso –nell’ottica cristiana- è una nascita presso il regno dei cieli, la porta mediante la quale –finalmente- l’uomo può toccare il vertice assoluto e giungere finalmente presso il paradiso[12]. Il personaggio cardine Arianna –con il suo filo- che in chiave cristiana è riprodotta dalla Ecclesia -e cioè la Chiesa e la Grazia Divina- attraverso la quale l’uomo ottiene la salvezza.

Il Giudizio Universale che campeggia sulla porta ovest del rosone occidentale misura la medesima distanza che dal centro del labirinto di Chartres misura dalla porta ovest, la cui ipotenusa è la distanza che divide il centro del rosone dal centro del labirinto, che viene così a formare una sorta di triangolo. Se la facciata ovest appoggiasse sul piano della navata, la vetrata del rosone dovrebbe all’incirca cadere sul labirinto.

Non è un caso che vi sia nella vetrata in cui campeggia il Giudizio Universale che significa il momento in cui i redenti superano il Tempo e la Morte riuscendo finalmente a giungere alla Gerusalemme Celeste. Per tramite del percorso iniziato riusciamo a giungere purificati alla meta.

Prof. ALESSIO VARISCO

Storico dell’arte

Direttore Antropologia Arte Sacra


 

[1] Jean Baptiste Souchet, sacerdote e canonico della cattedrale di Chartres, così scrive nei suoi scritti.

[2] Anche la navata è una delle più grandi dell'intera Francia che misura da pilastro a pilastro 16,4 metri.

[3] La copertina della prima edizione italiana de "Il nome della rosa" di Umberto Eco, viene riprodotta la pianta dell'antico labirinto della cattedrale di Reims, con una nota storica in quarta di copertina ad opera dell'autore stesso.

[4] Il labirinto di Amies è stato ricostruito nell’anno 1894.

[5] Questi labirinti erano caratterizzati da linee e geometrie quadrilatere.

[6] Sia il labirinto di Sens che quello collocato nella Cattedrale di Chartres sono stati assimilati ad un pellegrinaggio verso i Loca Sancta, verso al Città Santa.

[7] La Gerusalemme è prodromo della Città Celeste.

[8] Il fine ultimo della vita non è la morte, così era nella tradizione greco-romana, bensì la vita eterna. Visivamente il labirinto è il simbolo della soteriologia cristiana.

[9] Stando a quanto afferma Charles Challine.

[10] Questo è il labirinto costruito dal cretese Dedalo di cui nessuno è mai riuscito a trovare l'uscita se non Teseo, grazie al filo di Arianna.

[11] La psicomachia è una lotta che si svolge nell'anima.

[12] Giunto in paradiso il cristiano può contemplare Dio (“Paradiso” significa letteralmente dal greco “presso Dio”) e perciò la morte consente al christifideles di arrivare a contemplare la Gerusalemme Celeste.


 
 
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