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Borgo di Santo Sepolcro (Ar):

L'origine toponomastica del comune aretino

 

La città di Sansepolcro sorge in provincia di Arezzo, al confine con la regione Umbria –ed il famoso centro umbro di Città di Castello, ubicata nell’alta Valle Tiberina[1]. Un tempo la cittadina era nota come “Borgo del Santo Sepolcro” a livello toponomastico la titolazione deriva dalla contrazione dell’antico nome che ci riconduce in terre, nei Loca Sancta, alle origini della cristianità ed al luogo maggiormente visitato dai pellegrini presso la città Santa[2].

Secondo una secolare tradizione Egidio ed Arcano[3] -due pellegrini di ritorno dalla Terra Santa- si sarebbero fermati nella valle a seguito di un evento miracoloso ed avrebbero innalzato un oratorio per proteggere e conservare le reliquie che portavano da Gerusalemme. Nei pressi di questo primigenio oratorio si sarebbe celermente organizzato il primo nucleo della città[4].

A prescindere dal credere o meno a questa secolare leggenda, resta comunque il fatto che la denominazione di “Borgo del Santo Sepolcro” è piuttosto anomala. L’inusualità e rarità di un simile nome fanno della cittadina certamente un “unicum” dai documenti più antichi risalenti agli inizi dell’XI secolo. Il fatto maggiormente singolare è che i cittadini, e non è secondario, che gli abitanti si siano sempre identificati con questa storia. Inoltre gli abitanti di Sansepolcro hanno deciso di avere come stemma cittadino la figura del Cristo Risorto, nell’immagine del loro illustre concittadino, di Pier della Francesca.

Presso l’antico primigenio oratorio sorse un’abbazia. Data la vicinanza con Camaldoli –luogo ove San Romualdo fondò l’Ordine dei Monaci Camaldolesi- il complesso monastico assunse il governo dei monaci camaldolese che diffusero il cristianesimo e nei primi secoli della storia del “Borgo” amministrarono anche il governo. Il Comune di “Borgo del Santo Sepolcro” fu dapprima nelle mani dell’abate –che reggeva l’abbazia- e di alcune nobili famiglie. Questo potere fu ben velocemente ambito da borghesia commerciale e imprenditoriale[5] che -con successo- recriminava il diritto a vedere riconosciuti il proprio peso nelle decisioni politiche dell’amministrazione comunale.

Il giovane Comune durante il tardo medioevo adottato la politica estera indistinguibile a quella di tanti altri e cioè creata di sforzi di espansione ai danni dei vicini[6]. Verso la metà del Trecento “Borgo Santo Sepolcro” cadde sotto la dominazione dei Visconti di Milano e successivamente sotto quella dei Malatesta di Rimini[7]. “Borgo Santo Sepolcro” tornò sotto il controllo del Papato per qualche tempo sino a che venne venduto alla Repubblica di Firenze nel 1441[8].

La cittadina assunse un’importanza sul territorio circostante quando papa Leone X nell’anno 1520 la elevò a sede vescovile ed il piccolo comune ottenne un’enorme importanza proprio per la sua baricentrica posizione[9]. Questa rilevanza rispetto i Comuni limitrofi si accentuò grazie all’incremento produzione -e relativo commercio- del “guado”, una vegetale da cui si estraeva un colorante azzurro per colorare i tessuti.

Una crescente opulenza diede origine a continui e crescenti commerci. Questo clima assecondò una ragguardevole produzione artistica, peraltro riferita da numerosi palazzi gentilizi[10] del centro storico e dalle opere d’arte che, malgrado le reiterate depredazioni, accrescono chiese e Museo Civico.

Tra il XIV e il XVI secolo[11] Borgo Santo Sepolcro divenne anche un notevole centro culturale dove si formarono illustri personaggi fra cui: Francesco dal Borgo[12] e artisti della levatura di Piero della Francesca, Luca Pacioli[13], Dionisio Roberti[14],.

Nell’abitato si sviluppa una e vera propria fucina di artisti. Nel campo dell’arte, e della pittura in particolare, Sansepolcro diviene famoso[15] grazie ad un gran numero di artisti, scorrettamente considerati minori, a cui ha dato i natali. Si pensi alla numerosa famiglia degli Alberti[16], i Cantagallina[17], ai fratelli Cungi[18], a Raffaellino del Colle[19], a Matteo di Giovanni[20], a Giovanni De Vecchi[21], a Cristoforo Gherardi[22], a Giovan Battista Mercati[23], a Santi di Tito[24].

A livello urbanistico la città di Borgo Santo Sepolcro presenta ben tre fasi evolutive[25]: la prima mutilazione avvenne durante il Cinquecento allorquando Cosimo I dei Medici decise di mettere in sicurezza diversi edifici, perciò fece riordinare le mura -costruendo una tipica roccaforte militare ancora visibile[26]- e distruggere i cosiddetti “borghetti” esterni, ciò costrinse Ordini Religiosi, Confraternite e privati a spostare le loro sedi entro la cinta muraria; la seconda risale al Settecento –in piena fase barocca[27]- che coinciderà con una sorta di “ricostruzione” barocca, dipesa anche dal degrado in cui versavano numerosi edifici adibiti al culto, che potremmo dire una fase determinante per l’assetto della cittadina poiché le originarie architetture ineludibilmente vennero deformate, se non cancellate; la terza è da imputare alla dominazione di Napoleone Bonaparte, in particolare le leggi post-unitarie -sulla soppressione degli ordini religiosi- determinarono la disseminazione e la soppressione di una considerevole parte del patrimonio artistico e dei maggior tesori d’arte cittadini.

Prof. Alessio Varisco

Storico dell'arte e saggista

Direttore "Antropologia Arte Sacra

 


 


[1] Queste terre sono ora rinominate “le terre di Piero”, dall’illustre pittore nativo di Borgo Santo Sepolcro.

[2] A Gerusalemme, già dai primissimi secoli della storia della cristianità, si diffuse la prassi di frequentare i luoghi cristici ed in particolare di venerare il sito in cui morì e fu sepolto, ove peraltro le mirofore scoprirono la Resurrezione dandone il primo annuncio che dovette risuonare con stupore –quella prima volta- e si continua a ripetere e si è ripetuto in tutti i confini del mondo.

[3] Oggi Egidio ed Arcano sono stati beatificati dalla Chiesa.

[4] Il nucleo primigenio sorgente accanto all’antico oratorio sorse verso la fine del IX secolo d.C..

[5] La borghesia era sempre più forte ed aveva costituito anche qui numerose “corporazioni” di artigiani e mestieri che ben presto divennero egemoni ed assunsero il governo cittadino.

[6] Durante il tardo Medioevo assistiamo ad un crescendo di battaglie che si determinano per conservare la propria indipendenza, ma purtroppo non sempre si concludono con estremo successo.

[7] I Malatesta conquistarono Borgo Santo Sepolcro nell’anno 1371 e rimanervi per circa un sessantennio.

[8] La cittadina di Borgo Santo Sepolcro sarà indissolubilmente legata alla Repubblica di Firenze.

[9] Il Borgo di Santo Sepolcro diviene il crocevia di scambi commerciali, a causa della sua posizione, difatti è ubicato all’inizio della valle del Tevere, in corrispondenza della via che conduce da Brennero a Roma, a pochi passi dai maggiori valichi appenninici.

[10] Nel centro di Borgo Santo Sepolcro se ne contano più di 140.

[11] Tra Tre-Quattrocento si assisté alla presenza di numerosi e importanti ordini religiosi.

[12] Francesco dal Borgo, architetto umanista, è stato il progettista di Pio II e Paolo II ed ideatore del Palazzo Venezia a Roma.

[13] Luca Pacioli è uno fra i più illustri matematici italiani rinascimentali, autore nel 1494 del testo Summa de Arithmetica, è stato docente all’università dì Bologna e Perugia ebbe rapporti di collaborazione, nonché di amicizia, con l’eclettico artista ed inventore Leonardo da Vinci.

[14] Dionisio Roberti, letterato a cui Petrarca inviò la famosa lettera del Monte Ventoso.

[15] Borgo Santo Sepolcro acquisì un’enorme popolarità a dispetto di centri uguali dimensioni.

[16] All’interno della famiglia Alberti spicca la figura di Cherubino, pittore e famoso incisore, oltre alla monaca Elisabetta che ha dipinto la pala dell’altare maggiore della Chiesa del Buon Gesù presentante una Pietà dalla vibrate drammaticità resa dalla positura del corpo esangue del Cristo che la Vergine Addolorata mostra alla pietà dei fedeli fra Angeli contriti e desolati. Alessandro, Cherubino e Giovanni hanno invece illustrato le scene della vita di Cristo nelle lunette dell’Oratorio della Chiesa di San Rocco, un tempo appartenuta alla Compagnia del Crocifisso.

[17] La famiglia dei Cantagallina, architetti, incisori e pittori.

[18] I fratelli Cungi, sono attivi nei maggiori centri della Penisola tra cui Roma, Bologna e Venezia.

[19] Raffaellino del Colle è un pittore manierista conosciuto ed apprezzato, l’artista ebbe modo di formarsi alla scuola di Raffaello, è stato collaboratore di Giulio Romano e Giorgio Vasari.

[20] Matteo di Giovanni è uno dei pittori maggiormente richiesti in ambito senese durante la seconda metà del XV secolo.

[21] Giovanni De Vecchi è un valente pittore e decoratore che ha affrescato le sale di Palazzo Farnese a Caprarola.

[22] Cristoforo Ghepardi è uno fra i più apprezzati assistenti di Vasari.

[23] Giovan Battista Mercati è un artista e lavorò a Venezia, Roma, Livorno.

[24] Santi di Tito è un pittore manierista dalla spiccata personalità, è stato alunno del Bronzino ed ha lavorato soprattutto a Firenze e a Roma.

[25] Borgo Santo Sepolcro subì numerose mutilazioni a causa di numerosi terremoti, in particolare fu dai Medici richiesto l’abbassamento di alcuni edifici ed in particolare delle torri. I maggiori scempi vennero compiuti durante il XX secolo, ma si può considerare la cittadina molto ben tenuta, dal centro storico ben conservato, dalle forme ancora Cinquecentesche.

[26] Come molte altre città della Toscana, si pensi a: Livorno, Grosseto, Pisa, Lucca ed anche Sansepolcro.

[27] Notiamo che a Borgo Santo Sepolcro si fece strada il gusto barocco che trasformò alcuni tra i maggiori edifici, fra cui anche i maggiori di culto –si pensi alla Chiesa di San Francesco-, in particolare nella cura della dimensionatura degli spazi interni, andando a ricoprire la maggior parte delle testimonianze Trecentesche e cancellando diverse eminenti pagine della storia dell’arte.

 

 


 
 
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