Borgo di Santo Sepolcro (Ar):
L'origine toponomastica del comune aretino
La città di Sansepolcro sorge in provincia di Arezzo, al confine
con la regione Umbria –ed il famoso centro umbro di Città di
Castello, ubicata nell’alta Valle Tiberina.
Un tempo la cittadina era nota come “Borgo del Santo
Sepolcro” a livello toponomastico la titolazione deriva
dalla contrazione dell’antico nome che ci riconduce in terre,
nei Loca Sancta, alle origini della cristianità ed al
luogo maggiormente visitato dai pellegrini presso la città Santa.
Secondo una secolare tradizione Egidio ed
Arcano
-due pellegrini di ritorno dalla Terra Santa- si sarebbero
fermati nella valle a seguito di un evento miracoloso ed
avrebbero innalzato un oratorio per proteggere e conservare le
reliquie che portavano da Gerusalemme. Nei pressi di questo
primigenio oratorio si sarebbe celermente organizzato il primo
nucleo della città.
A prescindere dal credere o meno a questa
secolare leggenda, resta comunque il fatto che la denominazione
di “Borgo del Santo Sepolcro” è piuttosto anomala. L’inusualità
e rarità di un simile nome fanno della cittadina certamente un
“unicum” dai documenti più antichi risalenti agli inizi dell’XI
secolo. Il fatto maggiormente singolare è che i cittadini, e non
è secondario, che gli abitanti si siano sempre identificati con
questa storia. Inoltre gli abitanti di Sansepolcro hanno deciso
di avere come stemma cittadino la figura del Cristo Risorto,
nell’immagine del loro illustre concittadino, di Pier della
Francesca.
Presso l’antico primigenio oratorio sorse un’abbazia. Data la
vicinanza con Camaldoli –luogo ove San Romualdo fondò l’Ordine
dei Monaci Camaldolesi- il complesso monastico assunse il
governo dei monaci camaldolese che diffusero il cristianesimo e
nei primi secoli della storia del “Borgo” amministrarono anche
il governo. Il Comune di “Borgo del Santo Sepolcro” fu
dapprima nelle mani dell’abate –che reggeva l’abbazia- e di
alcune nobili famiglie. Questo potere fu ben velocemente ambito
da borghesia commerciale e imprenditoriale
che -con successo- recriminava il diritto a vedere riconosciuti
il proprio peso nelle decisioni politiche dell’amministrazione
comunale.
Il giovane Comune durante il tardo medioevo adottato la politica
estera indistinguibile a quella di tanti altri e cioè creata di
sforzi di espansione ai danni dei vicini.
Verso la metà del Trecento “Borgo Santo Sepolcro” cadde
sotto la dominazione dei Visconti di Milano e successivamente
sotto quella dei Malatesta di Rimini.
“Borgo Santo Sepolcro” tornò
sotto il controllo del Papato per qualche tempo sino a che venne
venduto alla Repubblica di Firenze nel 1441.
La cittadina assunse un’importanza sul territorio circostante
quando papa Leone X nell’anno 1520 la elevò a sede vescovile
ed il piccolo comune ottenne un’enorme importanza proprio per la
sua baricentrica posizione.
Questa rilevanza rispetto i Comuni limitrofi si accentuò grazie
all’incremento produzione -e relativo commercio- del “guado”,
una vegetale da cui si estraeva un colorante azzurro per
colorare i tessuti.
Una crescente opulenza diede origine a continui e crescenti
commerci. Questo clima assecondò una ragguardevole produzione
artistica, peraltro riferita da numerosi palazzi gentilizi
del centro storico e dalle opere d’arte che, malgrado le
reiterate depredazioni, accrescono chiese e Museo Civico.
Tra il XIV e il XVI secolo
Borgo Santo Sepolcro divenne anche un notevole centro culturale
dove si formarono illustri personaggi fra cui: Francesco dal
Borgo
e artisti della levatura di Piero della Francesca, Luca Pacioli,
Dionisio Roberti,.
Nell’abitato si sviluppa una e vera propria fucina di artisti.
Nel campo dell’arte, e della pittura in particolare, Sansepolcro
diviene famoso
grazie ad un gran numero di artisti, scorrettamente considerati
minori, a cui ha dato i natali. Si pensi alla numerosa famiglia
degli Alberti,
i Cantagallina,
ai fratelli Cungi,
a Raffaellino del Colle,
a Matteo di Giovanni,
a Giovanni De Vecchi,
a Cristoforo Gherardi,
a Giovan Battista Mercati,
a Santi di Tito.
A livello urbanistico la città di Borgo Santo Sepolcro presenta
ben tre fasi evolutive:
la prima mutilazione avvenne durante il Cinquecento allorquando
Cosimo I dei Medici decise di mettere in sicurezza diversi
edifici, perciò fece riordinare le mura -costruendo una tipica
roccaforte militare ancora visibile-
e distruggere i cosiddetti “borghetti” esterni, ciò costrinse
Ordini Religiosi, Confraternite e privati a spostare le loro
sedi entro la cinta muraria; la seconda risale al Settecento –in
piena fase barocca-
che coinciderà con una sorta di “ricostruzione” barocca, dipesa
anche dal degrado in cui versavano numerosi edifici adibiti al
culto, che potremmo dire una fase determinante per l’assetto
della cittadina poiché le originarie architetture
ineludibilmente vennero deformate, se non cancellate; la terza è
da imputare alla dominazione di Napoleone Bonaparte, in
particolare le leggi post-unitarie -sulla soppressione degli
ordini religiosi- determinarono la disseminazione e la
soppressione di una considerevole parte del patrimonio artistico
e dei maggior tesori d’arte cittadini.
Prof. Alessio Varisco
Storico dell'arte e
saggista
Direttore
"Antropologia Arte Sacra"
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