Pellegrini, pellegrinaggi e ... Rotonde. Roma e il territorio
laziale
Parte I
Peregrini si
possono intendere in due modi: in uno largo e in uno stretto: in
largo, in quanto è peregrino chiunque è fuori della sua patria;
in modo stretto non s‘intende peregrino se non chi va verso la
casa di Sa‘Jacopo o riede. E però da sapere che in tre modi si
chiamano propriamente le genti che vanno al servigio de
l’Altissimo:
chiamansi palmieri in quanto vanno oltremare, la
onde molte volte recano la palma; chiamansi peregrini in quanto
vanno alla casa di Galizia, però che la sepoltura di Sa’Jacopo
fu più lontana della sua patria che d’alcuno altro apostolo;
chiamansi romei quanti vanno a Roma
Così Dante nella
Vita Nova descrive il pellegrino, comprendendo in poche parole
l’essenza della dimensione ultraterrena che lo anima.
Descrizione ancora oggi perfetta.
Tre dunque le
grandi mete di pellegrinaggio, Santiago, Gerusalemme e Roma. Tre
mete e tre pellegrini con tre diverse motivazioni.
Gerusalemme o
meglio il Santo Sepolcro e la Terra Santa ossia i luoghi della
vita e della passio ne di Cristo. Il pellegrino, è chiamato
palmiere (per la Palma che portava da Gerico) ed è il
“pellegrino mistico” che cerca il contatto diretto con Cristo
attraverso i luoghi in cui egli è vissuto.
Roma e la Tomba
di Pietro, ossia il centro della cristianità. Il pellegrino per
Roma visita il cuore del mondo cristiano, il Papa, le reliquie
portate da Gerusalemme, le testimonianze dei primi martiri della
fede e viaggia dopo l’istituzione dei Giubilei.
Santiago delle
tre mete è l’unica che non ha relazione con i luoghi della vita
di Cristo e con la cristianità storica, ed è sorta per fede
popolare. Il pellegrino di Santiago è il pellegrino per
eccellenza, la sua è una scelta di vita e una missione. Il
Cammino di Santiago è il Cammino della spada in difesa del
cristianesimo minacciato dall’Islam.
Tre mete o meglio
tre luoghi di sofferenza tra sformati dalla fede, in sorgenti di
vita e di speranza in cui folle di credenti — i pellegrini —
hanno cercato e cercano, perché il pellegrinaggio è sempre
attuale, un acconto di paradiso, un pezzo di cielo da portare
via, un segno concreto per rafforzare la fede o per credere.
Pellegrini, che
iniziarono a muoversi poco dopo la morte di Cristo, inizialmente
solo per Gerusalemme tra i quali ricordiamo donne come Sant’
Elena, madre di Costantino, Eutropia, Silvia, Fabiola, legate
alla famiglia imperiale e all’aristocrazia senatoria ed Egeria
nobildonna della Galizia Già dal IV secolo è documentato il
trasferimento di monaci in Palestina al seguito di S. Girolamo
per fondare, con l’aiuto di nobili donne romane, una comunità
religiosa a Betlemme ed il monachesimo in costante espansione
nei primi tempi della cristianità è il polo di attrazione e
supporto dei pellegrini. Dal VII al X secolo — causa la
conquista mussulmana — si ha un breve rallenta mento, ma con la
riapertura della strada via terra il pellegrinaggio verso
Gerusalemme torna ad intensificarsi supportato anche dalle
fondazioni di
Ospedali che
lungo il percorso assicurano ospitalità ed assistenza.
L’insicurezza del
viaggio e la necessità di difendere i luoghi santi, dopo il 1009
porta alla creazione degli ordini monastici cavallereschi con il
compito di difendere i pellegrini e di combattere gli infedeli:
l’Ordine dei Cavalieri di Cristo del Tempio di Salomone ,
l’Ordine equestre e ospitaliero di Malta 6 l’Ordine dei
Cavalieri di Santa Maria di Betlemme , l’Ordine del Santo
Sepolcro accanto a due fondazioni minori, quelle di San Lazzaro
e di San Tommaso d’Acri Ordini Monastici cui sono concessi
particolari privilegi, come i Templari che nel 1139 ottengono
l’esenzione dalla giurisdizione episcopale, l’autorizzazione ad
avere propri cappellani, a costruire oratori con possibilità di
farvisi seppellire e l’esenzione dalle decime.
Da pellegrino a
crociato” il passo è breve, e con le Crociate ha inizio anche la
possibilità di acquisire meriti e privilegi, partecipando o
finanziando le spedizioni e conseguentemente, il lento
inaridirsi dell’antica dimensione spirituale del pellegrinaggio.
Quella per i Crociati è la prima indulgenza plenaria concessa
dalla Chiesa e, fino al XIII secolo, rimane l’unica, anche se
nel 1295 Celestino V concede il privilegio della remissione
perpetua dei peccati al pellegrino di Collemaggio 12, che pochi
anni dopo Bonifacio VIII revoca, per riservarlo a Roma che con
il Giubileo del 1300 assurge a capitale della cristianità
dell’Occidente.
Non tragga però
in inganno l’idea che il pellegrino per Gerusalemme viaggi solo
via terra, per ché dopo il XIII secolo, con la fine degli Stati
Crociati è preferito lo spostamento per mare più veloce e meno
faticoso, che consente anche il passaggio per Roma da cui
attraverso la via Appia (Capua, Benevento, Brindisi) permette
l’imbarco a Otranto; luoghi di sbarco favoriti in Terra Santa:
Giaffa, Tripoli,
Silia. Da Marsilia via mare servivano solo 18 giorni di viaggio
e in Italia dal XIV secolo, il maggior porto d’imbarco è
Venezia.
«Il tempo del
pellegrinaggio è la presente età, nella quale siamo sempre come
pellegrini in batta glia» scriveva nel XIII secolo Jacopo da
Varazze, pensiero che racchiude tutta la concezione medioevale
della vita come viaggio verso la salvezza. L’uomo medioevale, si
sentiva pellegrino sulla terra, e lo diventava realmente
viaggiando verso i luoghi della fede cristiana per strade che
hanno permesso l’osmosi di popoli e che sono state le
vere spine
dorsali dell’Europa. Sono le strade su cui è nato il Romanico,
in cui è nata la letteratura delle Chanson de Geste e
delle Cantigas de Santa Maria o miti come il Santo Gral e
Parsifal e Carlo Magno e i suoi Paladini.
Non parliamo di
strade nel senso attuale del termine, ma di percorsi, itinerari
scanditi da punti di sosta che potevano essere raggiunti con
diverse alternative, spesso variate secondo le condizioni di
sicurezza del viaggio o la stagione e gli eventi atmosferici;
basti pensare nel Lazio, alla variante Cimina della Cassia per
la Francigena (Martinori 1930).
Il “Cammino del
Cielo” — perché questo era il pellegrinaggio — avveniva quindi
attraverso gigantesche “autostrade pedonali” attrezzate, ma in
pessime condizioni, disseminate di luoghi per l’ospita lità e
l’assistenza gratuita in ambito monastico ed a pagamento in
alberghi e taverne di privati.
Si è soliti
asserire che “con le gambe viaggiano anche le idee”, e il
pellegrino significò proprio questo, scambi culturali e vita
economica e le città che attraversano ne sono particolarmente
ospitali, non a caso ad Acquapendente nel Lazio, la prima
domenica dopo Pasqua si tiene la Fiera delle Campanelle,
originariamente un mercato per il baratto di oggetti — ma anche
di idee e notizie — dei pellegrini di ritorno dalla Terra Santa.
Nel reticolo di
strade che si forma, l’Italia è particolarmente interessata
dalla Francigena, da considerarsi il percorso di maggiore
importanza su cui si strutturano tutti gli altri o si collegano
rami di altri percorsi provenienti dal resto dell’Europa e lo
stesso Cammino di Santiago. Il percorso testimoniato come via
Longobardorum dal VII secolo, ricalca in Italia Centrale il
tracciato della Cassia sia pure con molte diramazioni e varianti
e dopo Roma, attraverso l’Appia permette di raggiungere via mare
anche Gerusalemme.
Nel Lazio la
Francigena entrava a nord ad Acquapendente ed aveva i punti
principali di sosta a San Lorenzo Nuovo, Bolsena, Montefiascone,
Viterbo, Vetralla, Capranica, Sutri e Monterosi, dove convergeva
la variante della Cimina creatasi nel basso medioevo attraverso
San Martino al Cimino e Ronciglione. Da Monterosi il percor o
toccava il castello di Trevignano e per la Valle di Baccano
attraversando i territori dei castelli di Roncigliano,
Campagnano, Stracciacappe, Martignano, Sorbo, Grotta, Franca,
Formello, Cesano giungeva ad Isola Farnese (Castellum Sancti
Petri), da cui attraverso i complessi di Castelluccia e
Spizzichino (Torre delle Cornacchie) il pellegrino entrava a
Roma per la via Trionfale dalla Porta San Pellegrino
La
Cassia-Francigena è dunque l’asse strutturante, il perno di
un sistema di tracciati viari in cui ne convergono altri che
raccolgono i pellegrini
dall’Italia
Centrale, come a Montefiascone (varian te proveniente da nord
attraverso Firenze, Valdarno, Orvieto) Ronciglione e Vetralla
dove s’innestano quelli provenienti dal mare attraverso
Tarquinia e Tuscania, molto importanti e poco noti.
In particolare,
riteniamo di dover segnalare il percorso attraverso Tarquinia,
infatti accanto al tracciato classico della Cassia, si poteva
arrivare a Roma anche tramite l’Aurelia o per mare sbarcare a
Civitavecchia e di qui, tramite Tarquinia e la valle del Marta —
una via naturale di collegamento che dalla pianura tirrenica
permette di aggirare i monti della Tolfa — ritrovare i percorsi
della Clodia o della Cassia all’altezza di Vetralla; tragitto
che per esempio preferì Petrarca nel 1350. Testimonianza
inconfutabile di questi passaggi, le croci ed altri segni che i
pellegrini hanno inciso sulle rocce lungo il cammino.
A Tarquinia, il
pellegrino proveniente dal mare, entrava in città, attraverso la
Porta del Fiore — chiusa intorno al 1293-96 — e dalla via
coperta, un per corso che da Fontana Nuova, interamente scavato
nella roccia del pianoro su cui sorge la città, con breve
percorso — difeso da due torri di guardia — supera un dislivello
di circa 40 metri introducendo- si nell’abitato nei pressi della
chiesa di San Giacomo.
Certo Tarquinia
fu una tappa importante nei pellegrinaggi e ne è ulteriore
riprova sia il numero di chiese ed ospedali che vi si addensano,
in particolare a ridosso della Porta del Fiore, alcune delle
quali dedicate a Santi Pellegrini come San Giacomo, San
Pellegrino e San Rocco, sia gli ordini cui esse appartengono; la
più importante è San Giacomo affidata ai TAU con il suo affresco
del Redentore chiaramente legato alla rappresentazio ne e
venerazione del Volto Santo.
Accanto alla
Francigena ricordiamo anche un altro importante percorso di
pellegrinaggio la via Sancti Michelis, che daIl’XI
secolo con i Normanni relaziona Normandia e Puglia in un unico
itinerario, tramite il culto dell’Arcangelo Michele Arcangelo di
Guerra, Signore della Morte e del Giudizio. Altra realtà storica
che contribuisce con il suo pellegrinaggio a fare l’Europa
unendo Mont Saint Michel a San Michele al Gargano attraverso San
Michele di VaI Susa.
L’Europa
Medioevale è dunque attraversata da una rete di percorsi e lungo
di essi, accanto a costruzioni per l’assistenza del pellegrino
ne troviamo altri che identificano la dimensione spirituale ed
ideale della meta e se è vero, che tutta la Terrasanta è oggetto
di culto e reliquia, è il Santo Sepolcro che identifica la
massima dimensione spirituale del pellegrino, poiché è la
reliquia per eccellenza. Il nome stesso della Rotonda Anastasis
ossia Resurrezione, evidenzia che il Sepolcro è il luogo della
vittoria sulla morte. Sepolcro quindi, ma di Vita e non a caso
le prime reliquie accanto ai frammenti di roccia sacra sono
lampade accese dal fuoco divino.
I pellegrini, ben
presto con il ritorno in Europa sull’onda spirituale ed emotiva
del loro viaggio riproducono la realtà “archeologica” dei luoghi
santi, “copiandoli” per serbarne il ricordo ed offrire
l’illusione del pellegrinaggio a chi è impossibilitato a
compierlo. Sono così costruite delle “memorie” architettoniche
riferite al Santo Sepolcro di cui era possibile riprendere
l’impianto dell’Edicola — come per Acquapendente — o il modello
dell’Anastasis cioè chiese isolate a pianta centrale con
deambulatorio ossia “le Rotonde”. In alcuni casi tali chiese
sono inserite in complessi architettonici, le “Gerusalemme” che
evocano la topografia della città santa, seguite poi nel tempo
dai Sacri Monti ed infine dalla diffusione di gruppi plastici
raffiguranti la Sepoltura di Cristo, come quello purtroppo perso
di Vicovaro nel Lazio.
Tutta l’Europa è
interessata dalla loro presenza, ed alla loro diffusione
contribuiscono prima gli ordini monastici militari, in seguito
quelli mendicanti.
Conservando
reliquie, le “Memorie” stesse diventano meta di pellegrinaggi.
Nel Lazio per esempio, reliquie del Santo Sepolcro si potevano
venerare ad Acquapendente dove si conservavano pietre macchiate
del sangue di Cristo e nel Sepolcro di Castel Cellesi (Bagnoregio-Lazio),
per la cui costruzione il Conte Cellesi le richiede ed ottiene
dalla Custodia di Terrasanta.
Non a caso la
visita alla chiesa del Santo Sepolcro del monastero di Palera
(Pirenei) era equi- parata a quella di Gerusalemme, mentre la
chiesa di San Sepolcro a Milano, concedeva la remissione di un
terzo dei peccati a coloro che impediti di recarsi
al vero
Santo Sepolcro, pregano in hoc
sepulchrum ad ejus veram similitudinem factum.
I pellegrini
nelle loro ricostruzioni cercano di riprodurre con precisione i
dettagli del Santo luogo e non è raro che dichiarino di aver
preso, o fatto prendere, le misure dell’originale, ma in pochi
casi esse risultano veritiere; per le chiese, la fedeltà della
copia si riconosce solo per una certa ambientazione data dalla
centralità della pianta, mentre per l’edicola la fedeltà è forse
più conforme.
Per quanto ovvio,
è comunque il caso di precisare che “le Memorie” cui ci si
riferisce, non sono sempre le stesse. Edicola e Basilica di
Gerusalemme sono cambiate nel tempo ed altrettanto i ricordi che
gli vengono riferiti. In merito vi sono numero se testimonianze,
a partire dall’ altomedioevo, attraverso le ampolle dei
pellegrini, i reliquiari, le monete (ex: Carlo Magno), o modelli
come quello di Narbona, piccoli oggetti di cosiddette arti mino
ri, che permettono però di avere oggi immagini sia pure molto
stilizzate del Santo Sepolcro “ad annum”.
J Considerando
esclusivamente i monumenti per i quali abbiamo fonti
documentarie certe, osserviamo che il fenomeno, esordisce nel V
secolo (Santo Stefano Rotondo - Roma, la Gerusalemme di Santo
Stefano- Bologna) ma si concretizza veramente come dice Franco
Cardini nel IX e X secolo quando con il Califfato di al-Hakim
sono interrotti i pellegrinaggi a Gerusalemme. Infatti, tra il
1033 ed il 1090 sono costruite le Rotonde di Neuvy
Saint-Sépulcre,
Paderborn,
Piacenza, accanto alle edicole o cripte di Saint-Remi a Reims,
Cambrai, Pavia, Aquileia, Saint-Hubert-en Ardenne, cui -con le
crociate- seguono quelle di Northampton, Cambridge, Pisa,
Parthenay, Milano, Saint- Thierry a Reims, Eichstatt.
Edificare Rotonde
in Occidente, sembra poi particolare interesse di alcuni ordini
religiosi come quello di regola agostiniana che risultavano
possedere la Rotonda di Torres del Rio, la Vera Cruz di Segovia
in Spagna ed il Santo Sepolcro di Brindisi
La caduta di
Gerusalemme nel 1187, mette fine alle “Memorie” dell’A nastasis
e la devozione dei pellegrini si concentra sulla Tomba di Cristo
che diventa il maggiore elemento di riproduzione dei luoghi
santi. La scelta è ulteriormente sensibilizza ta nel XV secolo
con l’ottenimento della custodia francescana di Terrasanta 26,
cui segue l’ideazione delle “Nuove Gerusalemme” riproduzioni del
luogo santo o sotto forma di cammino della croce nella città
stessa, come a Montaione (San Vivaldo), o su montagne consacrate
come a Varallo (Vercelli). Quest’ultimo modello si sviluppa
soprattutto dal XVII secolo nell’Italia del Nord (Germania e
Polonia), quindi in Spagna e infine nel Nuovo Mondo.
i per il
territorio laziale attinenti al progetto ed a quanto finora
esposto possiamo
indicare come
“Rotonde”, quella certa della chiesa di Santo Stefano Rotondo a
Roma (V secolo), accanto all’ipotesi di Montefiascone nella
chiesa di San Flaviano (1032) mentre come Edicole quella di
Acquapendente nella Basilica del Santo Sepolcro (785), accanto a
quella più tarda di della chiesa del Santo Sepolcro (1703) nella
frazione di Castel Cellesi a Bagnoregio, ed infine il gruppo
della Pietà o Sepolcro in terracotta policroma della Chiesa di
Santa Maria del Sepolcro a Vicovaro.
Arch.
Caterina ZANNELLA
Architetto.
Assessorato Cultura Spettacolo
e Sport – Direzione Regionale Beni e Attività Culturali,
Sport- Area Cinema Audiovisivo e Programmi Europei – Ufficio
Programmi Europei
Si
ringrazia per la gentile concessione l'Autore e il
Centro Universitario Europeo.
©2008
Centro Universitario Europeo di Ravello, da «Le
rotonde del Santo Sepolcro. Un itinerario europeo»
.
2005. Bari, Edipuglia,
qui ripubblicato con il consenso dell'Autore.
N.B.: Chiunque intenda utilizzare in toto o
in parte gli articoli pubblicati dovrà necessariamente citare
per esteso l'Autore, il titolo dell'opera, la Casa Editrice o la
Rivista, l'anno di pubblicazione.
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