La Chiesa Greco-Melkita Cattolica
La Chiesa Greco-Melkita Cattolica è
una Chiesa distribuita in tutto il Medio Oriente arabo e nella
diaspora, ereditaria di tre sedi apostoliche: Antiochia,
Alessandria e Gerusalemme.
Le sue origini si confondono con la
predicazione del Vangelo nel mondo greco-romano del Medi
terraneo orientale.
La formazione dei patriarcati di
Antiochia, Alessandria e Gerusalemme, il concilio di Nicea del
325 d.C. e quello di Calcedonia del 451 d.C. l’han no formata e
ne hanno fatto un’entità territoriale e giuridica.
La Chiesa melkita deve il suo
carattere a due fe deltà: quella ai primi sette concili
ecumenici e quella all’impero di Bisanzio. Il suo nome si deve
alla sua fedeltà all’imperatore (“malka” in siriaco) che
aderì al concilio di Calcedonia per cui in Gesù Cristo ci sono
due nature, quella divina e quella umana, in una sola persona,
quella divina.
La conquista arabo-islamica del VII
secolo portò i patriarcati melkiti sotto la dominazione non
cristiana, successivamente l’impero bizantino riconquistò quelle
terre (960-1085) e questo ebbe come conseguenza la
bizantinizzazione della liturgia dei tre patriarcati.
Con le crociate i patriarchi e i
vescovi latini rimpiazzarono le gerarchie melkite (ad eccezione
di Alessandria). Il successivo regno dei Mamelucchi (1250-1516)
non solo mise fine ai possessi Franchi in Oriente, ma fu un
periodo cruciale per le comunità cristiane che subirono un forte
decremento: tuttavia il “piccolo resto” continuerà la sua
missione di testimonianza e di fedeltà a Cristo.
La dominazione ottomana (1516-1918)
non fu più clemente: ormai tutta la regione mediorientale
dipendeva da una sola autorità, quella del sultano.
Costantinopoli diverrà una sorta di capitale politica di un
immenso impero ma anche capi tale religiosa dell’Oriente, come
Roma lo era per l’Occidente, e per due secoli i melkiti rimasero
sottoposti all’autorità del patriarcato ortodosso di
Costantinopoli.
Nel XVII secolo i rapporti tra
latini e melkiti si incrementarono e nel 1709 Cirillo V,
patriarca di Antiochia, riaffermò l’autorità del Papa sulla
Chiesa greco-melkita. A questo punto però il clero si divise tra
chi vedeva nella Chiesa occidentale un’occasione di
riconciliazione e salvezza e chi considerava Roma incapace di
comprendere la tradizione orientale. Nel 1724 avviene così la
divisione dei melkiti in due rami: uno sotto l’influenza di
Costantinopoli (gli “ortodossi antiocheni”) e l’altro che
dichiara formalmente l’unione con Roma (“melkiti cattolici”).
Avendo vissuto al proprio interno
la lancinante ferita delle divisioni nella sua pur recente sto
ria con Roma la Chiesa melkita è sempre stata impegnata per un
dialogo costruttivo tra Orien te e Occidente. Tra i patriarchi
che più si sono impegnati in questo dialogo Gregorios Il Youssef
Sayour (1864-1897) che volle fortemente il man tenimento del
rito orientale e che influenzò la Lettera Apostolica di papa
Leone XIII “Orientalium Dignitas” e Maximos IV Saigh (1947-67)
che contribuì all’apertura del dialogo con la Chiesa ortodossa.
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