Il mito della Crociata
La terza crociata non porterà
a risultati effettivi per la cristianità.
Gerusalemme, conquistata nel
1187 da questa grande figura di condottiero musulmano e anche di
intellettuale, di finissimo politico, che è Yusûf ibn Ayyûb
Salâh ad-Dîn (cioè il Saladino come diciamo noi) resterà sempre,
da allora in poi, nelle mani dell'Islam. Si può dire che resterà
in un modo o nell'altro nelle mani dell'Islam fino al 1916,
passando da diversi proprietari sempre islamici, fino al 1916,
quando Gerusalemme passerà nelle mani degli Inglesi, i quali
l'hanno conquistata nel corso della Prima guerra mondiale. Ma in
questo lungo periodo la cristianità occidentale non rinunzierà
mai, almeno sul piano teorico, alla volontà di riconquista di
Gerusalemme. Questo però sarà un dato teorico che permetterà il
costruirsi del successivo mito della crociata: la crociata serve
a conquistare Gerusalemme.
Quando le crociate si
rivolgono ad altri indirizzi, che possono essere i più vari
(guerre contro i Mori in Spagna; guerre contro i pagani nel
nord-est d'Europa; guerre contro gli eretici all'interno
dell'Europa, la crociata contro gli Albigesi per esempio; guerre
politiche; le crociate contro Federico II; contro gli Aragonesi
o i Colonna tra Duecento e Trecento; le guerre, le crociate
contro i signori, i Ghibellini dell'Italia del Trecento), il
principio canonico, giuridico che guiderà la possibilità di
definire queste spedizioni così eterogenee fra loro come
crociate, sarà la volontà pontificia di gestire praticamente
il patrimonio di indulgenze che la Chiesa può distribuire per
una causa che concettualmente la Santa Sede riterrà in qualche
modo, magari indirettamente, utile alla conquista di
Gerusalemme.
Quindi la conquista di
Gerusalemme resta la base giuridica (che sia molto spesso una
base pretestuosa siamo perfettamente d'accordo, è evidente) ma
la base giuridica formale per permettere alla Santa Sede di
usare lo strumento della crociata come volante, come volano
praticamente, di una politica di egemonia europea. Ma direi che,
in questo senso, il grande iniziatore di questa ingegnosa e
gigantesca macchina è un pontefice che sale al trono
all'indomani della terza crociata, fallita tragicamente, proprio
sulla base del fatto che gli Europei hanno ormai perso ogni
fiducia nel fatto che i loro principi riescano a garantire il
possesso di Gerusalemme alla cristianità. E sarà proprio il papa
Innocenzo III l'iniziatore di quel movimento di egemonia, di
possesso si può dire politico dello strumento della crociata da
parte del papato che poi, in gran parte, coinciderà proprio con
lo sviluppo di quella che noi stessi definiamo, forse un po'
impropriamente, l'idea di crociata molto addentro nella nostra
storia moderna, direi fino agli inizi del XVIII secolo, del
Settecento.
Innocenzo III non vuole le
crociate perché egli stesso non sa che le crociate sono tali,
non le chiama così; però vuole senza dubbio riconquistare
Gerusalemme e favorisce al massimo questo gruppo di
aristocratici, principalmente francesi ma anche qualche italiano
(il duca di Monferrato per esempio), i quali si presentano, con
l'appoggio anche navale di Venezia, come una compagine militare
solida e imponente. Però, arrivati a Costantinopoli
praticamente, per una serie di problemi di natura politica a cui
si sovrapporranno evidentemente dei problemi di loro rapacità,
trovano che la loro spedizione non si muoverà più da lì, nel
senso che conquistano Costantinopoli e l'assoggettano e
inventano una specie di impero latino. È uno scandalo per il
tempo: è senza dubbio un episodio che scaverà un fossato molto
profondo tra i cristiani d'Occidente, i cristiani latini, quelli
che noi potremmo con linguaggio d'oggi chiamare i cattolici,
e i cristiani d'Oriente, i cristiani ortodossi, cristiani
appunto di rito greco, quelli che noi chiamiamo ortodossi.
Prof. Franco Cardini
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