La politica di Federico II
Federico II è un uomo che ha
veramente ereditato ed ha approfondito la grande capacità di
mediatore, qualche volta perfino di trasformismo politico, del
nonno Federico Barbarossa, che era uomo duro quando occorreva,
ma era anche un mediatore qualche volta spregiudicato. Federico
II è un signore feudale in Germania, dove ama presentarsi come
il principe di una serie di principati vescovili o cittadini, di
realtà comunali, di realtà territoriali: qui sta la base, in
fondo, della struttura federale anche della stessa Germania
moderna. Mentre invece si presenta come sovrano accentrato dove
questo gli è possibile, quindi in quella Sicilia, in quella
Italia meridionale dove c'era una tradizione di accentramento di
cui già i precedenti dominatori, i Bizantini nel sud
peninsulare, gli Arabi nel sud insulare, gli stessi Normanni,
avevano posto le condizioni. Quindi Federico è un centralista
solo laddove le condizioni glielo consentono: questo ci
impedisce di costruire teorie sul Federico moderno, sul Federico
giacobino, sul Federico pre-illuminista , anche se queste teorie
sono state effettivamente presentate in passato anche da storici
estremamente importanti ed autorevoli. Federico II, d'altra
parte, gestisce una realtà pluralistica che si adegua a questa
realtà. In più bisogna dire un'altra cosa: il Sud nel XIII
secolo è un Paese straordinariamente ricco.
In questo senso noi abbiamo
assistito dal, Duecento in poi, quasi a un rovesciamento di
valori reciproci tra il nord-Italia e il sud-Italia. Il Sud del
XIII secolo permette a Federico la sua politica di grandezza;
Federico preferisce non far nascere delle borghesie attive ed
anche politicamente turbolente nel sud-Italia, ma affidare la
ricchezza economica del Sud a un sistema che potremmo dire di
economia dominata. Federico preferisce appaltare le ricchezze,
soprattutto, per esempio portuali, commerciali del sud alle sue
fedeli città del nord-Italia, a Genova e a Pisa, e convogliare
verso Genova e verso Pisa ricchezze che, se fossero restate al
Sud, avrebbero forse permesso lo sviluppo (semplifico al massimo
naturalmente, schematizzo al massimo) di una borghesia attiva
nelle città del Sud. Quindi si può dire, con un po' di paradosso
ma non troppo, che Federico II è alla base della crisi storica e
tradizionale del nostro Mezzogiorno. Però questo essere alla
base della crisi tradizionale del nostro Mezzogiorno non va
visto nell'ambito di una politica unitaria italiana che Federico
non ha mai nemmeno lontanamente potuto e voluto concepire: è
antistorico solo il supporlo. Infatti nessuno storico serio lo
suppone, ma bisogna vederla nell'ambito di una grande politica
euro-mediterranea in cui Federico è il signore di un'area, a
vario titolo e con varia corona, che va da Amburgo a Gerusalemme
attraverso Palermo.
Quindi una grande costruzione
che ha un suo punto di forza e di alimentazione finanziaria, un
gettito economico che permette questa grande politica proprio
nel sud-Italia e che lo impoverisce, naturalmente.
Prof. Franco Cardini
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