Al centro dell’azione di sepoltura di Gesù, sta
naturalmente il sepolcro: quel luogo che è diventato
tanto caro alla pietà cristiana, anche se nell’alto
medioevo fu motivo di contese furibonde, andate sotto il
nome di crociate.
Che appartenesse al sinedrista
Giuseppe d’Arimatea, lo dice solo San Marco; gli altri
evangelisti lo lasciano pensare dalla maniera con cui
descrivono i movimenti dell’uomo.
Se vogliamo farci un idea di come
si presentava, dobbiamo ricordare che nelle adiacenze
della roccia del Golgotha, c’era una zona già adibita
anticamente a tombe. Se ne sono scoperte molte, nella
stessa area dell’attuale basilica del Santo Sepolcro,
risalenti ad epoche antichissime.
Gli evangelisti parlano di
giardino, ma sappiamo, che questo termine significava
semplicemente area libera, senza coltivazione.
Nell’antico Israele, come in tutto
l’oriente classico, le tombe potevano essere scavate,
in forma di pozzo o in quella di grotta. Nel primo caso,
venivano chiuse con una pietra a tappo, nel secondo caso
l’entrata, costituita da una imboccatura bassa e
stretta, da permettere con difficoltà e abbassandosi
debitamente, l’introduzione della salma, veniva sbarrata
con una pietra circolare.
Questa pietra aveva la forma di
ruota, come macina da molino, a dimensione a volte assai
pronunciate, che aveva un diametro di un metro e lo
spessore di 30 cm. Poteva pesare anche cinque quintali.
Difatti le donne della risurrezione, se ne sarebbero
fatto un argomento di apprensione.
L’imboccatura della tomba era un
po’ rientrante, rispetto alla parete, sicché ai due lati
vi si vedevano due spaccature dove doveva entrare la
pietra del sepolcro, che scorreva in una scanalatura
praticata sul davanti.
Per aprire la tomba, si faceva
scorrere quella pietra e rientrare da un lato; ad
operazione ultimata, la pietra tornava al suo posto, ad
ostruire l’ ingresso.
Una volta fermata la pietra veniva
bloccata a mezzo spranghe di ferro e serrature.
Don LUCIO LUZZI
Direttore “Vie dello Spirito” |