Cardinale
Joseph Ratzinger
LA TEOLOGIA
DELLA LITURGIA
Con
l’approvazione dei cardinali prefetti della Congregazione per il
Clero e della Congregazione del Culto divino il 22-24 luglio
2001 si tennero nel monastero di Fontgombault (Francia) le
Giornate liturgiche con la partecipazione del Cardinale Joseph
Ratzinger, dei vescovi di Namur (Belgio) e di Versailles
(Francia).
Delle tredici
relazioni di carattere teologico, storico e pastorale,
pubblicate nel volume Autour de la question liturgique,
Fontgombault 2001, la più rimarchevole e la più illuminante, per
esplicitare i problemi di fede e di fondo soggiacenti alla
prassi liturgica, fu quella del cardinale. Con il Suo consenso
ne offriamo una traduzione in lingua italiana per facilitare la
conoscenza di un testo teologicamente argomentato, attento agli
orientamenti contemporanei, particolarmente atto a suscitare
riflessioni spirituali e a propiziare applicazioni pastorali.
La conferenza
infatti passa in rassegna argomenti di esegesi e di teologia,
oggi dibattuti e divulgati, analizza in particolare l’eclissi
nel sentire comune della nozione di sacrificio eucaristico,
mostra che il concetto di sacrificio, se rettamente inteso, apre
l’accesso alla comprensione globale del culto cri stiano e della
liturgia e ci immette in quella realtà immensa che è nel cuore
del messaggio della Croce e della Risurrezione.
Il Concilio
Vaticano II definisce la liturgia come “l’opera del Cristo
sacerdote e del suo corpo che la Chiesa” (Sacrosanctum
Concilium, n.7). L’opera di Gesù Cristo è designata nello
stesso testo come l’opera della redenzione che il Cristo ha
compiuto in modo particolare attraverso il mistero pasquale
della Sua passione, della Sua resurrezione dai morti e della Sua
gloriosa ascensione. “Con questo mistero, morendo, ha distrutto
la nostra morte e, risorgendo, ha restaurato la vita”. (Sacrosanctum
Concilium, n. 5).
A prima vista, in
queste due frasi la parola “opera del Cristo” sembra utilizzata
in due distinti significati. L’opera del Cristo designa in primo
luogo le azioni redentrici storiche di Gesù, la Sua morte e la
Sua resurrezione; d’altra parte si definisce “opera del Cristo”
la celebrazione della liturgia. In realtà, i due significati
sono inseparabilmente legati: la morte e la resurrezione, il
mistero pasquale non sono soltanto avvenimenti storici
esteriori. Per la resurrezione, questo appare molto chiaramente.
Raggiunge e penetra la storia, ma la tra scende in un doppio
senso; non è l’azione di un uomo bensì una azione di Dio, e
conduce in tal modo Gesù risuscitato oltre la storia, là dove
siede alla destra del Padre. Neanche la croce è una semplice
azione umana. L’aspetto puramente umano è presente nelle persone
che condussero Gesù alla croce. Per Gesù, la croce non è
un’azione, ma una passione, e una passione che significa che
Egli è un tutt‘uno con la volontà divina, un ‘unione della quale
l’episodio dell’ Orto degli Ulivi ci fa vedere l’aspetto
drammatico.
Così la
dimensione passiva della Sua messa a morte si tra sforma nella
dimensione attiva dell’amore: la morte diventa abbandono di se
stesso al Padre per gli uomini.
In questo modo
l’orizzonte si estende, qui come nella resurrezione, ben al di
là del puro aspetto umano e ben al di là del puro fatto di
essere stato crocifisso e di essere morto.
Il linguaggio
della fede ha chiamato mistero questa eccedenza riguardo al mero
istante storico e ha condensato nel termine mistero pasquale il
nocciolo più intimo dell’avvenimento redentore. Se possiamo dire
da allora in poi che il mistero pasquale costituì il nocciolo
dell’opera di Gesù, il rapporto con la liturgia è già patente; è
precisamente questa opera di Gesù che è il vero contenuto della
liturgia.
Tramite questa,
con la fede e la preghiera della Chiesa, l’o pera di Gesù
raggiunge continuamente la storia per penetrarla.
Nella liturgia il
puro istante storico è cosi trasceso di nuovo ed entra
nell’azione divino-umana permanente della redenzione. In questa
Cristo è il vero soggetto: è l’opera del Cristo, ma in essa egli
attira a sé la storia, precisamente in questa azione che è il
luogo della nostra salvezza.
Ndr: Il Santo Padre
Benedetto XVI, l'allora Cardinal Joseph Ratzinger Prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede, in data 27
luglio 2002 inviava all'art director di Técne Art Studio un Suo
pro-manuscripto autografo che desideriamo riproporVi.
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