Cardinale
Joseph Ratzinger
LA TEOLOGIA
DELLA LITURGIA
IL CRISTO SOGGETTO DELLA LITURGIA
Vengo alla
conclusione. Teologia della liturgia - questo significa che Dio
agisce per mezzo del Cristo nella liturgia e che noi non
possiamo agire che per mezzo Suo e con Lui. Da noi stessi non
possiamo costruire la nostra via verso Dio. Questa via non è
percorribile, eccetto il caso che Dio stesso si faccia la via. E
una volta per sempre: le vie dell’uomo che non per vengono
accanto a Dio sono delle non-vie.
Teologia della
liturgia significa inoltre che nella liturgia il Logos stesso ci
parla e non solo parla: viene con il Suo corpo, la Sua anima, la
Sua carne, il Suo sangue, la Sua divinità, la Sua umanità per
unirci a Lui, per fare di noi “un solo corpo”.
Nella liturgia
cristiana tutta la storia della salvezza, anzi tutta la storia
della ricerca umana di Dio, è presente, viene assunta e portata
al suo compimento. La liturgia cristiana è una liturgia cosmica
- abbraccia la creazione intera che attende con impazienza la
rivelazione dei figli di Dio (Rm. 8,19).
Trento non si
ingannò, si appoggiò sul solido fondamento della Tradizione
della Chiesa. Rimane un criterio affidabile. Ma noi possiamo e
dobbiamo comprenderlo in un modo più pro fondo, attingendo alle
ricchezze della testimonianza biblica e della fede della Chiesa
di tutti i tempi.
Vi sono autentici
segni di speranza che questa comprensione rinnovata e
approfondita di Trento possa, in particolare tra mite la
mediazione delle Chiese di Oriente, essere resa accessibile ai
cristiani protestanti.
Una cosa dovrebbe
essere chiara: la liturgia non deve esse re il terreno di
sperimentazione per ipotesi teologiche. In questi ultimi
decenni, congetture di esperti sono entrate troppo rapidamente
nella pratica liturgica, spesso anche passando a lato
dell’autorità ecclesiastica, tramite il canale di commissioni
che seppero divulgare a livello internazionale il loro consenso
del momento e nella pratica seppero trasformarlo in leggi
dell’azione liturgica.
La liturgia trae
la sua grandezza da ciò che essa è e non da ciò che noi ne
facciamo. La nostra partecipazione è certamente necessaria, ma
come un mezzo per inserirci umilmente nello spirito della
liturgia e per servire Colui che è il vero soggetto della
liturgia: Gesù Cristo.
La liturgia non è
l’espressione della coscienza di una comunità, che del resto è
varia e cangiante. Essa è la Rivelazione accolta nella fede e
nella preghiera e di conseguenza la sua norma è la fede della
Chiesa, nella quale la Rivelazione è accolta.
Le forme che si
danno alla liturgia possono variare in relazione ai luoghi e ai
tempi, così come i riti sono diversi. Essenziale è il legame con
la Chiesa che, a sua volta, è vinco lata dalla fede nel Signore.
L’obbedienza della fede garantisce l’unità della liturgia, oltre
la frontiera dei luoghi e dei tempi e così ci lascia
sperimentare l’unità della Chiesa, della Chiesa come patria del
cuore.
Infine l’essenza
della liturgia è riassunta nella preghiera tra smessa da San
Paolo (1 Cor 16,22) e dalla Didaché (10,6) Maranathà — il
Signore viene — vieni o Signore!
Nella liturgia si
compie già ora la parusia, ma questo avviene protendendoci verso
il Signore che viene e precisamente insegnandoci ad invocare
“Vieni Signore Gesù”. Ed essa ci fa sempre percepire ancora oggi
la sua risposta e ce ne fa provare la verità: sì, vengo presto (Ap.
22,17-20).
Ndr: Il Santo Padre
Benedetto XVI, l'allora Cardinal Joseph Ratzinger Prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede, in data 27
luglio 2002 inviava all'art director di Técne Art Studio un Suo
pro-manuscripto autografo che desideriamo riproporVi.
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