Acquapendente,la cattedrale e la cripta del Santo Sepolcro di
Gerusalemme
La città di Acquapendente si trova in Lazio, in
provincia di Viterbo -conta una popolazione di circa 5800
abitanti-
e sorge all’altitudine di 420 metri sul livello del mare.
Acquapendente è situata sul margine di un ripiano che scende a
nordovest nella valle del Fiume Paglia, è una vivace cittadina
che risente degli influssi della vicina Toscana e della
confinante Umbria. Acquapendente è parte dell’antica regione
detta Tuscia -comprendente comuni oggi inclusi nelle provincie
di Grosseto, Terni e Viterbo- una zona oggi a scavalco tra le
tre regioni: Toscana, Umbria e Lazio.
La cittadina di Acquapendente è un comune
agricolo, fra i più importanti del Viterbese, con notevole
produzione di legumi e vino e distretto artigianale con le sue
fabbriche di ceramica. Le sue antiche origini risalgono ai
Fallisci, quando si chiamava Acula, Aquila o
Aquesium mentre in epoca romana divenne una ‘mansio’.
Fortezza degli imperatori tedeschi degli Ottoni, [è ricordata la
prima volta nel 964 come castello imperiale di Ottone I], passò
poi agli Svevi e quindi entrò a far parte del marchesato di
Toscana; attraverso l’eredità di Matilde di Canossa pervenne
alla Santa Sede, a cui però fu contesa dal Barbarossa, finché
nel 1166 si liberò dalla soggezione imperiale. Sede dell’Abbazia
del San Sepolcro, i cui frati ebbero giurisdizione nella zona,
partecipò alle crociate. Tra la fine del XIV e l’inizio del XV
appartenne per venticinque anni al Comune di Siena.
Successivamente dal 1415 vi dominarono gli Sforza. Consolidata
la libertà cittadina [1143] con il capitolato di Eugenio IV, e
fissato il suo jus municipale in uno statuto del tempo di
Nicolò V, la cittadina, divenuta sede di diocesi sotto il papato
di Innocenzo X dopo la distruzione di Castro [1649] restò in
diretto dominio della Chiesa. La prima domenica dopo il 15
maggio vi si tiene, a ricordo della cacciata del Barbarossa, la
festa della Madonna del Fiore o di ‘Mezzo Maggio’ i cui vengono
fatti sfilare i cosiddetti pugnaloni, grandi quadri a
soggetti religiosi o allegorici, sempre variati, composti con
foglie e petali di fiori. All’ingresso dell’abitato s’incontrano
subito a sinistra la torre medievale detta ‘Julia de Jacopo’,
porta delle antiche mura, che ospita al suo interno un Museo
della Ceramica e a destra la Cattedrale di San Sepolcro,
basilica consacrata nel 1149 dal vescovo Aldobrandino da
Orvieto; costruita accanto all’Abbazia benedettina del Santo
Sepolcro, documentata dal 1025, è incerto se vi fu annessa una
casa di Cavalieri Templari. Rimaneggiata nella parte superiore
verso la metà del 1700 nelle tipiche forme laziali dell’epoca,
in seguito ai danneggiamenti subiti durante la seconda guerra
mondiale è stata in parte ripristinata nelle antiche forme
romaniche. L’imponente facciata è fiancheggiata da due
campanili, e lungo il fianco destro corre un portico nel quale
sono collocati resti dell’edificio romanico; delle tre absidi
solo quella centrale è originaria. Il grandioso interno è a
croce latina con tre navate divise da pilastri, col transetto e
l’abside sopraelevati e copertura a capriate. Sotto il
presbiterio di estende la grandiosa cripta del secolo IX adorna
di affreschi del secolo XIII; è a nove navate divise da basse
colonne con ricchi capitelli romanici reggenti volte a crociera
gotiche; in una cappella a sinistra, entro un altare retto da un
cippo pagano, sono le reliquie ritenute della colonna della
Flagellazione. A un piano inferiore è un sacello che custodisce
le reliquie ritenute dell’Aula del Pretorio di Gerusalemme: le
dimensioni e l’orientamento del sacello sono quelle del Santo
Sepolcro di Gerusalemme, dal quale il titolo della chiesa
frequentata dagli antichi pellegrini di Terrasanta e dei
Crociati. Uscendo dalla chiesa, di fronte, sopra un colle,
seminascosto da una piccola pineta, è visibile la Torre
dell’Orologio, detta anche del Barbarossa, resto del castello
imperiale probabilmente del XII secolo. Da qui si segue la Via
Roma rasentando il fianco della chiesa di Sant’Agostino e si
continua nella Via Battisti, dove s’incontra al civico 35 il
Palazzo Viscontini di Ippolito Scalza, con ricco portale a bugne
e un piano di finestre architravate. Poco dopo è la piazzetta
con la chiesa di San Francesco precedentemente intitolata a
Santa Maria, originariamente gotica, dal bel portale trilobato
con tracce di protiro e campanile cinquecentesco isolato a due
piani di monofore e uno di bifore. Usciti dalla chiesa si
retrocede e si volge a destra nel corso Taurelli Salimbeni che
porta alla vasta Piazza Comunale dove sono situati il monumento
di Fabrizio d’Acquapendente di Tito Sarrocchi [1888] e il
neoclassico Palazzo Comunale, a portico terreno. Di fronte sorge
la chiesa di Santo Stefano, rifatta dopo la seconda guerra
mondiale sulle rovine della precedente chiesa seicentesca. La
festa più importante è quella della "Madonna del Fiore" e la
"Festa dei Pugnaloni" dal giovedì alla domenica nella terza
settimana di maggio.
La basilica
concattedrale del Santo Sepolcro di Gerusalemme in Acquapendente
sorge a ridosso della Porta di Quintaluna -in prossimità
dell’omonimo torrente-, un tempo detta “porta romana” in quanto
si erge in prossimità della via che conduceva a Roma, sulla
antica via Cassia. Orbnene l’intento di costruire una chiesa
dedicata all’Anastasis in Occidente sull’arteria viaria
della Cassia-Francigena –all’ingresso sud-orientale, in
direzione dell’Urbe, Città Eterna- in corrispondenza delle mura
urbane, quasi a difendere la cittadinanza da assalti ed in segno
di ossequio al luogo che custodì le spoglie mortali di Cristo.
La chiesa di Acquapendente è riconosciuta dagli storici
dell’arte come la prima chiesa in Occidente dedicata al Santo
Sepolcro di Gerusalemme.
A livello esteriore
l’attuale Basilica di Acquapendente è la sommatoria di diversi
interventi di ripristino e demolitori di cui gli ultimi databili
agli anni ’50 dello scorso secolo a seguito delle distruzioni
belliche (1944), o a causa di bombardamenti che hanno messo a
rischio il fabbricato dal punto di vista statico.
Il complesso
architettonico basilicale presenta un impianto prettamente
altomedioevale, nella cripta romanica vi è l’Edicola -posta al
centro ed l’elemento certamente di maggior interesse- dedicata
al del Santo Sepolcro.
Taluni storici
azzardano che l’Edicola sia forse anteriore anche all’erezione
della chiesa. Emergerebbe che questa sia in realtà la prima
“Memoria” del Santo Sepolcro in Europa, ed in effetti non è
da considerarsi impossibile.
HAEC AEDICVLA
ANTIQVISSIMAE VETUSTATIS
IN SAXO ITEM EXCISA
EXBIBET MENSVRA SVA ET FORMA
SEPVLCRVM AVGVSTVM D. N.
JESV CHTISTI
ET
ALTARIS MENSA LOCVM REFERT
VBI
CORPVS SACROSANCTVM POSITVM EST
ARCVLA LAPIDES SERVAT
QVOS PRETIOSISSIMO SANGVINE
IN PASSIONE FVISSE TINCTOS
FAMA ET CVLTVS AEVI
IMMEMORABILIS
TESTANTVR
Difatti
se si osserva la sua strategica localizzazione lungo la
Francigena ed il legame ampiamente testimoniato nel tempo
proprio con Basilica di Gerusalemme e l’Ordine del Santo
Sepolcro. L’Edicola, o Sacello come comunemente è chiamato, è
già descritta esistente ed a forma di piramide su base
quadrangolare, da S. Willibaldo nel 725, e ripeterebbe
dimensioni e orientamento di quella dello stesso periodo di
Gerusalemme. Difficile dire se abbia preceduto ogni costruzione
o se fin dall’origine sia stata compresa in una chiesa
successivamente demolita e ricostruita varie volte. E’ certo
comunque, che nel 993 è menzionata già esistente un’Abbazia del
Santo Sepolcro ad Acquapendente, dipendente da quello di
Gerusalemme cui è effettuata una donazione, ed è presumibile che
la sua fondazione sia della seconda metà del X secolo, forse per
volere di Ottone I la cui presenza è più volte accertata ad
Acquapendente in quel periodo. Vuole la tradizione che una
Regina Matilde- probabilmente Matilde di Westafalia (895-968)
moglie di Enrico I di Sassonia , madre di Ottone I che si servì
del patrimonio cedutole da Enrico nel 929 per fondare monasteri
- diretta a Roma per costruirvi una chiesa dedicata al Santo
Sepolcro, a Porta Romana ad Acquapendente. Nella cittadina -all’altezza
del torrente Quintaluna- si fermarono perché i muli -carichi
d’oro all’inverosimile- non volevano più proseguire. Una
leggenda narra che le bestie da soma addirittura si
inginocchiarono; la regina ebbe un sogno nel quale le fu chiesto
di costruire in quel luogo una chiesa. Ulteriore testimonianza
dell’importanza dell’Abbazia, dell’Edicola e delle reliquie- e
del suo stretto legame con il Santo Sepolcro di Gerusalemme- è
documentabile ancora nel 1149, quando Papa Eugenio III consacra
la ricostruzione romanica della chiesa, il Vescovo Aldobradino
di Orvieto l’altare della cripta e nello stesso anno, un legato
del Papa l’Abate Fulcherio consacra la ricostruzione della
Basilica di Gerusalemme. All’interno del Sacello, in un
tabernacolo dell’altare due piccole pietre bianche - che si
vuole provengano dal pretorio di Ponzio Pilato - con alcune
macchie che la tradizione vuole del sangue di Cristo, portate ad
Acquapendente dai Crociati dopo la presa di Gerusalemme. La
storia di Acquapendente è indissolubilmente legata a quella
della Cassia su cui sorge . Asse strutturante del territorio
dell’alto viterbese alla caduta dell’Impero, la Consolare romana
, rimane come corridoio di collegamento tra Roma e Firenze (via
di Monte Bordone), attraverso territori dominati dai Bizantini e
dai Longobardi, con Carlo Magno (VIII) diviene la via dei
Franchi la Francigena e con il 1000 ed i pellegrinaggi verso
Gerusalemme, parte di un percorso molto più complesso che
permette alla città di relazionarsi all’intera Europa. Il
territorio comunale comprende le due frazioni di Torre Alfina e
Trevinano, la prima posta ad est protesa verso l'Umbria, la
seconda a nord incuneata in terra toscana, le cui vicende
storiche fino al XIX secolo sono completamente indipendenti da
Acquapendente, alla quale sono legate anche oggi solo
amministrativamente . Etruschi e romani lasciarono numerose
tracce nel territorio, ma solo nel IX secolo abbiamo
documentazione scritta dell’esistenza di un primo insediamento
urbano ad Acquapendente (il borgo Farisa o Arisa) che nel 964
ospita Ottone I che da questa sede sigla dei trattati di pace e
spedisce dei diplomi. Nel 1073 è la prima menzione documentata
di Trivinano, mentre la prima menzione certa del centro abitato
di Torre Alfina si ha solo nel 993 in un atto di donazione del
Marchese Ugo di Toscana in favore della Basilica del Santo
Sepolcro (Villa con Torre). Il territorio dei feudi di Trevinano
e Acquapendente appartiene prima ai longobardi , nel 774 è
incluso nella prima donazione di Carlo Magno, quindi tra il 1077
ed il 1080 con la donazione al Papa di Matilde di Canossa, entra
a far parte del Patrimonio di San Pietro e della Diocesi di
Orvieto, ma posto al confine del Patrimonio è oggetto
dell’interesse di Orvieto e Siena che per tutto il medioevo se
lo contendono. In particolare Acquapendente interessa ad
Orvieto, che aspirerà sempre a governarla cercando di spostare
fino alla Cassia il confine ovest del suo territorio comunale.
Nella lotta Papato-Impero, la città è inizialmente acquisita dal
Barbarossa ma nel 1166 –si vuole a seguito del miracolo della
Madonna del Fiore (ciliegio secco fiorito)– la popolazione si
ribella al potere imperiale consolidando le libertà cittadine.
Alla riorganizzazione politica segue anche quella anche quella
dell’impianto urbano ristrutturato -creando l’immagine della
città visibile ancora oggi- distruggendo la fortezza
dell’imperatore, di cui rimane solo la Torre, spostando
all’esterno il percorso della Cassia ed acquisendo alla città la
Valle del Rivo, che insieme ai 4 Poggi è racchiuso nelle mura.
Alla distruzione di Castro, Innocenzo X, nel 1649 vi trasferisce
il Vescovato stabilendone la sede nella Chiesa del S. Sepolcro
che ne diviene anche la Cattedrale. Accanto alla Basilica del
Santo Sepolcro, tra gli esempi più importanti di architettura
religiosa ricordiamo le chiese di San Giovanni e San Francesco
consacrate nel 1149, il Monastero di Santa Chiara, la chiesa di
Santa Vittoria in cui è custodita la Madonna del Fiore, la
chiesa e convento di Sant’Agostino costruiti nel 1290, la chiesa
di Sant’Antonio Abbate e Santa Caterina, la chiesa di San
Lorenzo e San Michele Arcangelo. Rilevante è poi quanto rimane
della cinta muraria e delle porte tra cui quella del Santo
Sepolcro o Romana con annessa Torre di Julia de Jacopo, che
ospita il Centro visite della Riserva Naturale di Monte Rufeno,
il punto vendita dei prodotti tipici di Acquapendente e il Museo
della Ceramica Mediovale ; ad Acquapendente si producono a
tutt’oggi ceramiche . Tra gli esempi di architettura civile
ricordiamo invece la Torre dell’Orologio o del Barbarossa, il
Palazzo Comunale, l’Ospedale menzionato già esistente nel 1235,
il Palazzo Vescovile, Palazzo Benci-Caterini, Palazzo
Savini-Costantini, Palazzo Petrucci-Piccioni ed infine le Fonti,
cui la città per la ricchezza di acque deve il nome, poste
all’interno della città di Ringombro e delle Sugarelle. Anche se
la storia urbana ed architettonica di Acquapendente sono
importanti oggi la città, ha il suo tesoro più importante
nell’ambiente che la circonda e nella Riserva Naturale di Monte
Rufeno senza dubbio la più importante Riserva Naturale laziale
che si estende per 2892 ha.
Prof. ALESSIO VARISCO
Storico dell’arte e saggista
Direttore "Antropologia Arte Sacra"
© ALESSIO VARISCO, Técne Art Studio
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